Venezia, 1895: il Patriarca Sarto contro il Modernismo
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 71/23 del 28 giugno 2023, Sant’Ireneo
Venezia, 1895: il Patriarca Sarto contro il Modernismo
La visita pastorale
Il 21 Maggio 1895, obbedendo al comando del Signore: « Cerca di conoscere il volto delle te pecorelle e guarda con attenzione il tuo gregge » , il Cardinale Sarto, appena chiusa la solennità della celebrazione del Centenario della Basilica di S. Marco, indiceva la Visita Pastorale alla Diocesi.
A Venezia era stato atteso con ansia, ma non meno ardentemente desideravano di conoscere il loro Pastore il clero ed il popolo sparsi attorno alla Regina della Laguna.
Non ci indugeremo a descrivere le feste, con le quali il nostro Cardinale, cui precedeva tanta fama di bontà e santità, venne ricevuto in questa sua prima Visita Pastorale, né del suo metodo che già conosciamo e che non mutò mai, quantunque tanto alto fosse il grado, a cui era passato da Mantova a Venezia.
Piuttosto ci piace soffermarci un momento sopra alcune considerazioni che egli faceva nella Lettera, con la quale annunziava la Sacra Visita. Quale è lo scopo che la Chiesa propone ai Vescovi in questo atto così importante del loro ministero?
«Propagare — rispondeva — la sana dottrina e difenderla dagli errori che la combattono; mantenere il buon costume contro la corruzione del vizio; infiammare con le esortazioni e gli ammonimenti i cuori alla religione ed alla pace».
Così il santo Patriarca, il quale, preoccupato ed «impressionato dal sorgere e dall’affermarsi di certe idee nuove che riteneva assai perniciose per integrità della fede e contro le quali pensava fosse urgente procedere), esponendo il primo di questi punti, scriveva:
«Quanto bisogno di fare rivivere la fede in questo tempo, in cui si vogliono richiamare ad esame i misteri della nostra credenza ; si pretende dimostrazione là dove Cristo domanda sottomissione d’ intelletto ; si revocano in dubbio le Profezie più avverate ; si negano i miracoli più manifesti ; si rigettano i Sacramenti ; si deridono le pratiche di pietà; si disprezza il Magistero della Chiesa; si proverbiano i suoi Ministri».
L’ E.mo Sarto sarebbe andato a trovare i figli della sua Diocesi di Venezia per informarsi del come stavano riguardo a questi punti da lui accennati e per ricordare a tutti e dovunque Gesù Cristo, ma in modo particolare là, dove fosse penetrato il veleno del Razionalismo distruttore dei fondamenti della fede cristiana.
«Verrò a voi per ricordarvi — così diceva — che Gesù Cristo, autore e consumatore della fede, quale fu ieri, tale è oggi e il medesimo sarà sempre per tutti i secoli : Jesus Christus heri et hodie et in saecula ; per confermare che Dio diede alla Rivelazione fatta da lui il suggello di una perpetua immutabilità, per cui l’ingegno umano non potrà mai togliere od aggiungere a ciò che Cristo ha dettato : Caelum et terra transibunt, verba autem mea non transibunt.
«Verrò a voi — conchiudeva — per dirvi che come una sola è la Verità e una sola è la Fede, così una sola è la Chiesa che ne è la depositaria e chi non è con lei, non raccoglie, ma dissipa e disperde».
Il pensiero del Cardinale Sarto, nell’ardore di salvare ad ogni costo il sacro deposito della fede, ritorna sempre allo stesso punto. Perfettamente al corrente degli errori, dei quali allora si discuteva — errori sulla persona di Cristo, sulla inerranza delle Sacre Scritture, sulla storicità di tanti fatti biblici e sulla realtà di tanti miracoli di Cristo — egli vede eresia che monta, sente il male che si diffonde, la negazione che sale, il pericolo che minaccia, e, Pastore vigilantissimo, non cessa di denunciarlo apertamente.
In questa Pastorale egli non parla di un cristianesimo moderno in lotta per soppiantare l’antico — come aveva parlato a Mantova — ma se le frasi sono diverse, identica è la sostanza del suo pensiero e quando proclama l’immutabilità di Cristo, ripetendo la scultorea sentenza di S. Paolo : « Christus heri, hodie et in saecula », non lancia egli il suo grido contro quella evoluzione del dogma che sarà uno dei capisaldi del Modernismo già in marcia all’assalto delle più vitali dottrine della Chiesa nel perfido conato di cancellarne ogni traccia divina ?
E quando accenna alla negazione delle Profezie più accertate e dei miracoli più manifesti di Cristo, non ha egli, forse, presente quella pretesa critica biblica che tra non molto finirà per dichiarare i Libri Santi un cumulo di sogni e Cristo un mito, creato dalla esaltazione di un gruppo di uomini ignoranti e che toccherà proprio a lui, con il nome di Pio X, di condannare con una formidabile Enciclica — la « Pascendi dominici gregis » — la quale non sarà altro che la continuazione logica e necessaria del suo insegnamento di Mantova e di Venezia ?
Nota – Eppure fu scritto recentemente che Pio X «non era uomo da rendersi conto da sé della portata di certe idee e di certi metodi» (Cfr. L. SALVATORELLI, La Chiesa e il mondo: Pio X, pp. 138-139. Roma 1948). La Pastorale di Venezia del 21 Maggio 1895 è una schiacciante confutazione di questa gratuita affermazione. Dimostreremo più innanzi se Pio X fu quell’ uomo inetto che questo scrittore giudica nel suo libro e se sia stato quel «buon curato di campagna», sollevato improvvisamente, senza preparazione, al governo della Chiesa Universale che i Modernisti di allora — duce il Duchesne — nelle morbose esaltazioni del loro orgoglio andavano dicendo (Cfr. P. G. SAUBAT, Ap. Rom., p. 538. — H. BORDEAUX, Images Romaines: Pìe X, p. 116. Paris 1950), dei quali se ne vuole ora rinfrescare la tramontata memoria. Pio X conosceva a fondo le dottrine ereticali del Modernismo. Sappiamo che, Patriarca a Venezia, faceva oggetto di particolare studio gli errori nascosti negli scritti dell’ abate A. Loisy, «rilevandone e riprovandone fortemente, anche nei colloqui privati, le affermazioni contrarie all’ integrità della fede» (Mons. P. PETICH, Proc. Ap. Ven., p. 378. — Cfr. anche : Proc. Ap. Rom., p. 1088). Era dunque perfettamente in grado di rendersi conto da se della portata di certe idee e di certi metodi modernisti.
Fonte: P.G. Dal Gal, Beato Pio X, Il Messaggero di S. Antonio – Basilica del Santo – Padova – 1951, pagg. 265 – 269.