Un’indegna superstizione
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Un’indegna superstizione
Il “fuoco celeste” dei dissidenti il Sabato santo
Dal 1810, i muri della cappella dell’Angelo sono attraversati da due lucernari ovali. Esse servono all’alto clero greco e armeni non unito, per comunicare all’esterno il famoso fuoco sacro. Si fa credere al popolo che il Sabato santo il fuoco discenda dal cielo o è portato da un angelo nel Santo Sepolcro. Il vescovo greco e il vescovo armeno si rinchiudono nella cappella dell’Angelo, e quando, dopo una lunga attesa, il vescovo greco passa dal lucernario la pretesa fiamma miracolosa, migliaia di Greci, di Russi, di Armeni, di Copti, e di Abissini, ripieni d’entusiasmo, lanciano delle urla selvagge e si precipitano in un disordine indescrivibile verso i lucernari per accendere velocemente i loro ceri e le loro torce. I soldati turchi (ora israeliani, ndr), incaricati di mantenere l’ordine, sono spesso impotenti contro queste orde frenetiche, e non è raro che gli odiosi saturnali occasionati da questa indegna superstizione, non siano segnati da gravi incidenti. In 1834, più di 400 cadaveri furono disseminati sul sagrato della basilica al seguito di questa “festa religiosa”. Con un breve datato 1238, il papa Gregorio IX ha denunciato il cosiddetto fuoco sacro come una superstizione.
Traduzione del testo della “Guida della Terra Santa” di padre Barnabé Meistermann, ofm, pagg. 798, Edizioni Francescane, Parigi 1936, con l’imprimatur del Custode di Terra Santa padre Nazzareno Jacopozzi.