Un’altra tragedia nel Vicino Oriente: la fame in Siria
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 3/24 dell’8 gennaio 2024, San Severino
Un’altra tragedia nel Vicino Oriente: la fame in Siria
Siria, più fame all’orizzonte
Il Programma alimentare mondiale all’inizio del 2024 ha interrotto gran parte degli aiuti umanitari in Siria per carenza di fondi: ne beneficiavano 5,5 milioni di sfollati per i quali malnutrizione e fame diventano un pericolo reale.
L’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dell’assistenza alimentare, il Programma alimentare mondiale (Pam, o Wfp nella sigla inglese), ha sospeso dal 1 gennaio gran parte delle attività a favore di oltre 5 milioni di siriani. Il Pam, attivo in 120 Paesi, ha il compito eliminare la fame nel mondo entro il 2030 (uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu).
L’annuncio della sospensione dell’assistenza, dovuta all’insufficienza di fondi disponibili, è arrivato in dicembre, ma i segnali di un disimpegno c’erano già stati quando gli aiuti ai rifugiati siriani in Giordania erano stati tagliati ad agosto 2023 e quelli ai siriani in Libano ridotti di un terzo in novembre.
L’attenzione sulla tragedia Siria è stata distolta negli ultimi anni per varie cause – la pandemia di Covid-19, l’invasione russa dell’Ucraina e, ora, per la guerra a Gaza –, non solo nei mass media, ma anche da parte dei donatori che finanziano le agenzie umanitarie. Ma la guerra in Siria non è finita, come dimostra il bombardamento su un mercato di Idlib del 30 dicembre scorso che ha causato due morti tra i civili e 16 feriti. Gli attacchi da parte delle forze di Damasco e dei loro alleati russi contro la zona nord-occidentale controllata dai ribelli, oltre che nel governatorato orientale di Deir ez-Zor, sono stati numerosi durante tutto il 2023. Attacchi aerei sono stati compiuti in dicembre dalla Turchia nelle zone nord-orientali contro una trentina di obiettivi. E nella regione di Idlib, dove abitano oggi 4,5 milioni di persone, ci sono quasi due milioni di sfollati che vivono nei campi profughi, secondo l’Ufficio dell’Onu che coordina gli affari umanitari (Ocha).
L’intero Paese soffre per la totale mancanza di segni di ricostruzione e ripresa e il terremoto del 6 febbraio 2023 non ha fatto che aggravare la situazione. Nove siriani su dieci vivono sotto la soglia di povertà. Sempre secondo l’Ocha i siriani che hanno bisogno di assistenza umanitaria sono stati 15,3 milioni nel 2023 e saliranno a 16,7 nel 2024. Per milioni di siriani i generi alimentari diventano sempre più inaccessibili.
Abu Ezzeddine, 50 anni, del campo di al-Ghuraba la città di Aldana (provincia di Idlib) così descriveva già nel luglio scorso la situazione al quotidiano panarabo Asharq al-Awsat: «Se non arriveranno aiuti umanitari per i residenti del campo, abitato da quasi 200 famiglie povere, un gran numero di loro sarà costretto a chiedere l’elemosina alle porte delle moschee e dei mercati». 129 famiglie erano beneficiarie degli aiuti del Programma alimentare mondiale, ricevendo mensilmente una borsa alimentare che comprendeva tre litri di olio vegetale, quattro chili di zucchero, altrettanti di riso, due chili di ceci, due di fagioli, un po’ di bulgur e lenticchie, oltre a una razione di pane ogni due giorni.
Calo dei fondi e aumento dei prezzi
Il Pam ha annunciato che intende continuare a sostenere almeno parte della popolazione con altri programmi più mirati, come quelli indirizzati ai bambini sotto i cinque anni e alle donne incinte, pasti nelle scuole e progetti per riattivare sistemi di irrigazione e forni per il pane.
L’agenzia dell’Onu indica come cause della decisione sia il calo dei fondi disponibili (nel 2022 ha ricevuto donazioni da Stati e privati per circa 14 miliardi di dollari, anche se le necessità arrivano a 24 miliardi), sia l’aumento del costo del paniere alimentare, quadruplicato in due anni. L’invasione russa dell’Ucraina continua a provocare rialzi nei prezzi di alimenti di base con conseguenze gravi in tutti i Paesi non autosufficienti. Le attività del Pam nell’ultimo anno sono state anche ostacolate dal terremoto e dalle difficoltà di fornire aiuti passando dalla Turchia alla regione di Idlib.
Sono le guerre, ancor più del cambiamento climatico, la prima causa delle crisi alimentari. Quasi un milione di persone a rischio di morte per fame è stato aiutato dal Pam l’anno scorso in zone devastate da conflitti: Afghanistan, Etiopia, Somalia, Sud Sudan e Yemen. La Siria, che in passato era autosufficiente nella produzione di cibo, dopo 12 anni di guerra è uno di quelli più bisognosi, per i danni alle infrastrutture e i costi elevati dei carburanti (dovuti a isolamento economico, sanzioni occidentali e svalutazione della moneta), cui si sono aggiunti periodi di siccità. Oggi la produzione di grano è ridotta a un quarto di quella prebellica. L’Ocha conferma in un rapporto di fine 2023 che è in aumento il tasso di malnutrizione. In definitiva l’Onu, attraverso le sue agenzie, certifica i bisogni ma riduce i programmi per rispondervi.
Secondo quanto riportano alcune agenzie, proteste del governo di Damasco sono state espresse dal ministro dell’Amministrazione locale, Hussein Makhlouf, al direttore del Pam in Siria, il canadese Kenneth Crossley, accusando di piegare i programmi di aiuto umanitario a ragioni politiche e chiedendo di mantenere l’assistenza ai bisognosi.
Fonte: https://www.terrasanta.net/2024/01/siria-piu-fame-allorizzonte/