Terra Santa – 800 anni di presenza francescana
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 81/17 dell’11 ottobre 2017, Maternità di Maria
Terra Santa – 800 anni di presenza francescana
In questi giorni si celebra l’800° anniversario dell’arrivo dei Francescani in Terra Santa. Lo ricordiamo con alcune note tratte dal sito ufficiale della Custodia di Terra Santa.
Il periodo di fondazione della Custodia in Terra Santa
Di prassi l’origine della Custodia di Terra Santa è fatta risalire al 1217, anno in cui a Santa Maria degli Angeli, presso Assisi, si celebrava il primo Capitolo Generale dei Frati Minori. S. Francesco, con gesto ispirato, decise di mandare i suoi frati in tutte le nazioni. Il mondo fu, per così dire, diviso in “Province” francescane e i frati, da Assisi, si diressero verso i quattro punti cardinali. In quell’occasione solenne, non fu dimenticata la Terra Santa. Tra le undici Province-Madri dell’Ordine, appare quella di Terra Santa.
Nei documenti viene designata con nomi diversi: di Siria, di Romania o Ultramarina. Comprendeva Costantinopoli e il suo impero, la Grecia e le sue isole, l’Asia Minore, Antiochia, la Siria, la Palestina, l’isola di Cipro, l’Egitto e tutto il resto del Levante.
La Provincia di Terra Santa, sia per la vastità del territorio, sia per la presenza dei Luoghi Santi, fu considerata sempre con speciale riguardo. Era ritenuta, fin dall’inizio, la “Provincia” più importante dell’Ordine. Per questo, forse, fu affidata alle cure di Frate Elia, figura preminente nella nascente fraternità, sia per il suo talento organizzativo, sia per la sua vasta cultura. Sarebbe interessante conoscere le iniziative prese da Fra Elia per organizzare e consolidare questa parte dell’Ordine, connotato da particolari problemi ambientali e da un’estensione geografica molto vasta.
Nel 1219, lo stesso S. Francesco volle visitare almeno una parte della Provincia di Terra Santa. I documenti che parlano della presenza del “Poverello di Assisi” tra i Crociati, sotto le mura di Damietta, sono noti. Come pure noto è il suo incontro col Sultano d’Egitto, Melek-el-Kamel, nipote di Saladino il Grande. Gli stessi documenti aggiungono che Francesco, dopo aver lasciato Damietta, si recò in Siria.
Comunque, la visita di S. Francesco ai Luoghi Santi avvenne certamente tra il 1219 e il 1220. A questo proposito Giacomo da Vitry, vescovo di S. Giovanni d’Acri, scrisse: «Vedemmo giungere frate Francesco, fondatore dell’Ordine dei Frati Minori. Era un uomo semplice e senza lettere, ma amabilissimo e caro a Dio e agli uomini. Arrivò quando l’esercito dei Crociati era accampato sotto Damietta; fu subito rispettato da tutti».
Nel suo breve viaggio, S. Francesco, col suo modo di comportarsi, indicò ai futuri missionari francescani come dimorare in quelle regioni e il campo specifico della loro attività. Nella tecnica del Poverello, l’evangelizzazione deve farsi amichevolmente e con estrema umiltà, esattamente come aveva fatto lui nei riguardi del Sultano. I Luoghi Santi, poi, devono essere amati e venerati per il loro rapporto ai momenti più salienti della vita di Cristo.
Gli storici hanno affermato che dal secolo XIII, e soprattutto dal fallimento delle crociate, l’accesso ai Luoghi Santi venne assicurato con una nuova strategia, e che l’apostolato missionario, con la presenza inerme dei Francescani, sostituì le spedizioni militari.
Il Papa Gregorio IX, da Perugia, dove risiedeva, con la Bolla datata 1 febbraio del 1230, raccomandava ai Patriarchi di Antiochia e di Gerusalemme, ai Legati della S. Sede, a tutti gli Arcivescovi e Vescovi, agli Abati, ai Priori, ai Superiori, ai Decani, agli Arcidiaconi e a tutti gli altri Prelati della Chiesa ai quali sarebbe pervenuta la Bolla, di accogliere e favorire in tutti i modi l’Ordine dei Frati Minori. In questo modo, anche la causa dei Luoghi Santi ne avrebbe avuto vantaggio. Comunque, se la Bolla di Gregorio IX del 1230 non può esser considerata quale documento ufficiale per il riconoscimento giuridico dell’insediamento dei figli di S. Francesco in Terra Santa, essa è però il documento che prepara il terreno e dà loro modo di penetrare nel paese e di insediarvisi.
Un’altra data sicura, per la storia della Provincia di Terra Santa, è il 1263. Quell’anno, sotto il generalato di S. Bonaventura, si celebrò, a Pisa, il Capitolo Generale. In quell’occasione, com’era naturale, si discusse anche della Provincia di Terra Santa. Fu deciso di circoscriverla all’isola di Cipro, Siria, Libano e Palestina, dividendola in Custodie, tra cui quella di Terra Santa, che comprendeva i conventi di S. Giovanni d’Acri, Antiochia, Sidone, Tripoli, Gerusalemme e Giaffa.
La riconquista di S. Giovanni d’Acri da parte dei Musulmani, avvenuta il 18 maggio 1291, segnò la fine del regno latino in Terra Santa. I Cristiani vennero sottoposti a dure prove. I Francescani furono espulsi dalla Terra Santa e costretti a rifugiarsi a Cipro, dove, a quei tempi, si trovava la sede del Provinciale. Dalla vicina isola di Cipro, i Francescani non cessarono mai d’interessarsi della Terra Santa. Come esuli lontani dalla patria, il loro costante desiderio fu di trovare il modo di vivere presso i Luoghi Santi.
A questo proposito, nulla fu trascurato per riuscire nell’intento. Visite private di devozione e visite autorizzate dalla S. Sede per ripristinare la presenza cattolica nei Luoghi Santi, sono testimoniate da documenti storici del tempo.
Un primo gesto benevolo a favore dei Francescani fu compiuto dal sultano Bibars II (1309-10) il quale donò loro la “Chiesa di Bethlehem”, della quale i frati, data la rapida morte del Sultano, non poterono entrarne in possesso. Nel 1322, Giacomo II d’Aragona, otteneva dal Sultano d’Egitto Melek el Naser che la custodia del S. Sepolcro fosse affidata a Domenicani Aragonesi: ma la concessione forse rimase lettera morta. Lo stesso Giacomo II, quattro anni dopo, nel 1327, implorava nuovamente la grazia sovrana, però non più per i Domenicani ma per i Frati Minori.
La Bolla di Papa Giovanni XXII, emanata il 9 agosto del 1328, con la quale veniva concesso al Ministro Provinciale residente a Cipro la facoltà d’inviare ogni anno due frati a visitare i Luoghi Santi, deve essere letta in questa chiave. Anche qui, del resto, la prassi quotidiana aveva preceduto il piano organizzativo proveniente dall’alto. Infatti, già nel periodo che va dal 1322 al 1327, alcuni Francescani prestavano servizio nel S. Sepolcro.
Nel 1333, il Sultano d’Egitto concesse a Fra Roger Guérin d’Aquitania il S. Cenacolo. Questi si affrettò a costruire un convento nelle vicinanze immediate con fondi messi a disposizione dai Sovrani di Napoli, Roberto d’Angiò e dalla consorte Sancia, figlia di Giacomo I, re di Maiorca. Questi due sovrani, a giusta ragione, sono considerati gli “strumenti della Provvidenza” per la causa dei Luoghi Santi: giocarono un ruolo di massima importanza per il loro riscatto, sia con la loro influenza diplomatica, sia con gli aiuti pecuniari elargiti. Fu grazie a loro e alla loro intercessione che le autorità musulmane locali riconobbero ai Francescani il diritto ufficiale di officiare nella Basilica del S. Sepolcro.
l riconoscimento giuridico da parte della S. Sede, esteso anche agli altri Santuari, avvenuto qualche anno più tardi, esattamente il 21 novembre del 1342, con le Bolle Gratias Agimus e Nuper Carissimae, è considerato la conclusione definitiva del coinvolgimento dei Reali di Napoli nelle lunghe pratiche seguite per la causa dei Luoghi Santi.
Oltre al riconoscimento ufficiale, la Bolla conteneva prescrizioni atte a garantire la continuità dell’istituzione. Con intuito particolare, venne assicurata l’internazionalità del nuovo ente ecclesiastico-religioso, prescrivendo che i frati potevano provenire da tutte le Province dell’Ordine. Per la salvaguardia della disciplina, si prescriveva che tutti i frati, a qualunque Provincia appartenessero, una volta entrati a servizio di Terra Santa, fossero sotto l’obbedienza del Padre Guardiano del Monte Sion in Gerusalemme, rappresentante del Ministro Provinciale residente a Cipro.
Nel 1347 i Francescani s’insediarono definitivamente anche a Betlemme presso la Basilica della Natività di Nostro Signore. I primi Statuti di Terra Santa, che risalgono al 1377, prevedevano non più di venti religiosi al servizio dei Luoghi Santi: S. Cenacolo, S. Sepolcro e Betlemme. La loro principale attività consisteva nell’assicurare la vita liturgica nei Santuari ricordati e nell’assistenza religiosa dei pellegrini europei.
In un documento del 1390 si specifica che la Provincia di Terra Santa, con sede a Cipro, aveva pure una Custodia di Siria, comprendente quattro conventi: Monte Sion, Santo Sepolcro, Betlemme e Beirut. Da notare che il documento in questione non fa altro che confermare una situazione già esistente da tempo, sia come numero di conventi sia come denominazione dell’organismo religioso chiamato Custodia di Siria, forse per non ingenerare possibili confusioni con la denominazione della Provincia di Terra Santa di cui faceva parte.
In questo primo periodo ufficiale della sua storia, la Custodia ebbe il “sigillo del martirio” con il sacrificio di parecchi suoi frati. Il primo sangue francescano bagnò la terra di Gerusalemme nel 1244, durante l’irruzione dei Carismini, i quali passarono a fil di spada numerosi cristiani e trucidarono crudelmente i Frati Minori.
Altri, ricordati da Alessandro IV, subirono il martirio nel 1257. Nove anni dopo, a Safet nel 1266, oltre duemila combattenti cristiani morirono dopo l’occupazione della città da parte del Sultano Bibars. Assieme a loro morirono anche gli eroici frati che non vollero rinnegare la loro fede. Nel 1268 anche Giaffa e Antiochia ebbero le loro vittime francescane. Di nuovo in Siria, nel 1269, caddero sotto la spada saracena otto frati. Si narra di come, sul corpo di uno di essi, Fra Corrado de Hallis, galleggiante sulle onde del mare, brillarono per quasi tre giorni due lumi fulgenti. A Damasco e a Tripoli, nel 1277, nuovo sangue cristiano venne versato per mano delle armate del Sultano Kelaun.
Acri, ultimo baluardo del Regno Latino, fu assalita dal Sultano Melek el Ascaraf. Oltre trentamila cristiani e numerosi frati caddero, in quell’occasione, per mano dei saraceni.