Siria: la caccia al cristiano. E spunta l’Emirato Islamico di Aleppo
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 106/12 del 5 dicembre 2012, San Saba
Siria: la caccia al cristiano. E spunta l’Emirato Islamico di Aleppo
In Siria la situazione dei cristiani è sempre più drammatica, in patria colpiti dalle bande dei terroristi e all’estero dalla disinformazione dei media occidentali (salvo rare e meritorie eccezioni, come il blog di Marco Tosatti). E forse i terroristi e i giornalisti obbediscono agli stessi padroni…
Importante video sulla Siria
Siria: “Dopo 18 mesi” – Video trasmesso il 29/09/2012 dalla RSI, Radiotelevisione svizzera, e ripreso da Rete 4 (ATTENZIONE: il video contiene scene cruente):
Siria, ormai è guerra ai cristiani, di Marco Tosatti
“Ora pro Siria”, il sito web che in Italia si fa voce di alcune comunità monastiche cristiane in Siria, e che svolge una preziosa opera di informazione sulla situazione religiosa nel conflitto in corso, da notizia da testimonianza di una crescente pressione sulla minoranza cristiana, in particolare ad Aleppo. “Nella parrocchia di San Dimitri molti cristiani si ritrovano ridotti alla fame e alla miseria più nera: benefattori musulmani offrono alle famiglie cristiane tra €600 e €1200, per ogni membro che si converte all’Islam”. Ad Aleppo, una città storicamente tollerante e culturalmente eteroclita, i ribelli fondamentalisti hanno dato vita all’Emirato islamico di Aleppo, e hanno pubblicato una fatwa “l’immorale usanza di permettere alle donne di guidare l’automobile”. A Idlib, secondo altre fonti, sarebbe ormai obbligatorio per le donne apparire in pubblico con il capo coperto dal velo l’hijab.
I siti cristiani, in Siria e altrove, rilanciano le parole di padre Jules Baghdassarian, direttore delle Pontificie Opere missionarie, morto qualche giorno fa per un arresto cardiaco causato dalle preoccupazioni (si era dedicato anima e corpo alle attività caritative, all’assistenza, alla sistemazione di famiglie sfollate, all’organizzazione degli aiuti ), dalla situazione di stress psico-fisico, dall’ansia e dalla fatica. “Non c’è una guerra civile in Sira, ci sono tentativi di renderla una guerra civile, c’è un pressione per trasformare il conflitto in un conflitto settario, abbiamo vissuto questa esperienza in Libano, si è visto in Iraq e ora lo vediamo in Siria <http://oraprosiria.blogspot.it/2012/11/non-ce-una-guerra-civile-in-siria-ci.html> La gente non vuole la guerra e la violenza: il mondo ci aiuti a ritrovare la pace!…Chiediamo alla comunità internazionale e all’Unione Europea di aiutarci a ritrovare la pace, non di fomentare la guerra!”
Nel frattempo da Mosca, dove è giunto oggi il Comitato di coordinamento nazionale per il cambiamento democratico (NCC), giungono testimonianze precise sulle caratteristiche di fondamentalismo religioso che sta assumendo il conflitto siriano. Il corrispondete di “Voice of Russia” ha intervistato il coordinatore del NCC, Heisam Manaa, che non è stato in Siria da molto tempo. “Sfortunatamente – ha detto Manaa – le autorità siriane non mi hanno dato garanzie di sicurezza. E non ho neanche potuto incontrare Ban Ki-moon a Beirut. Sento la pressione da parte di una parte dei servizi di sicurezza siriani. Comunque, non solo da parte loro. Per quanto ne so, anche i radicali islamici non mi amano”. Il comitato ha pubblicato la lista dei mercenari sauditi presenti in Siria. “Siamo contro la presenza di mercenari stranieri…questa gente distrugge la Siria. Sfortunatamente ci sono dei ‘giocatori’ politici, come la Turchia, che permette loro di invadere la Siria. E l’obiettivo non è solo la Siria. Noi siamo solo un anello nella catena”.
Vatican Insider – La Stampa
La voce dei liberatori
Un “democratico oppositore” percorre le “zone liberate” di Aleppo, richiamando alla preghiera e ribadendo alla popolazione i doveri dei buoni musulmani.
Le donne non devono più guidare
La fatwa emessa dai battaglioni jihadisti contro “l’immorale usanza di permettere alle donne di guidare l’automobile”. Promessa di rappresaglie sulle disobbedienti.
Ora Pro Siria
Violenze anticristiane marchio infame in Siria
Nella guerra civile in Siria, per l’opinione pubblica occidentale i protagonisti sono chiari: da un lato la sanguinaria dittatura di Assad, dall’altro il popolo oppresso che si ribella con una resistenza eroica contro il tiranno. La realtà è ben diversa da come ci è presentata e non è la prima volta che i mass media occidentali prendono solenni cantonate, di cui poi nessuno si pente. (…) In Siria si sta verificando lo stesso schema? Nessuno lo sa, ma certo il racconto della guerra che ne fanno i media internazionali è ormai “politicamente corretto” nel senso che i ruoli sono segnati e non è facile dire il contrario. Mondo e Missione pubblica (dicembre 2012) un articolo di Giorgio Bernardelli che può aiutare a fare luce su questa che è stata definita “la guerra con meno informazioni dirette sulle due parti in campo”. Protagonista è una suora carmelitana siriana (64 anni), superiora del monastero di San Giacomo di Qara (cittadina presso Damasco), la voce più conosciuta di denuncia delle violenze subite dai cristiani in Siria e fondatrice del movimento Mussalaha che lavora per la riconciliazione, approvato e sostenuto dal patriarca greco-melkita Gregorio III Laham. Agnese Maria della Croce non prende posizione fra le due parti in lotta, ma usa parole scomode lamentando che le violenze delle milizie islamiste contro i cristiani hanno dato un volto nuovo agli oppositori di Assad. Suor Maria Agnese (siriana di 64 anni), minacciata dai ribelli e ora fuggita in Francia, cita dati e fatti precisi: “Ci sono più di duemila gruppi che operano in Siria, la maggior parte sono legati ad “Al Qaeda”, ai Fratelli Musulmani e ai salafiti. Non sono venuti per instaurare la democrazia, ma la legge coranica in nome di Allah…. Conosciamo il regime e il suo aspetto dittatoriale, le sue azioni non ci sorprendono. Ma che un’opposizione ufficialmente presentata come promotrice dei diritti umani, della democrazia e della libertà, agisca con violenza ancor più sanguinosa rispetto al regime, è un fatto che sciocca”. Soprattutto suor Maria Agnese cita i fatti di Homs (vicina al monastero di Qara), città in cui vivevano migliaia di cristiani fuggiti nelle campagne e all’estero, l’ultimo dei quali ucciso all’inizio di novembre, un anziano che era rimasto nella sua casa per accudire il figlio disabile. La verità della guerra siriana a poco a poco viene a galla. (…)
Ora Pro Siria