Schola Hebraeorum
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Schola Hebraeorum
In attesa della fumata bianca, ricordiamo il pensiero di Angelo Scola sul dialogo ebraico-cristiano.
Il Dialogo secondo Rav Giuseppe Laras e il Card. Angelo Scola
Una serata unica nel suo genere che ha segnato un’occasione storica di incontro e di scambio culturale e teologico di altissimo livello, quella che si è svolta mercoledì 23 gennaio presso l’Università Cattolica e promossa dalla Fondazione Maimonide.
Argomenti principali dell’evento, il dialogo ebraico-cristiano e il suo difficile, doloroso e stimolante cammino, attraverso la storia, le Sacre Scritture e la contemporaneità e il ricordo commosso e affettuoso del Cardinale Carlo Maria Martini citato più volte, come nel bell’intervento di apertura di Vittorio Bendaud, assistente di rav Laras.
Protagonisti del confronto, personaggi di spicco come il Rabbino Rav Giuseppe Laras, il cardinale Angelo Scola e Gioacchino Pistone, rappresentante della Chiesa valdese. In un’affollatissima Aula Magna, Largo Gemelli, tutto si è svolto in un’atmosfera decisamente emozionante e partecipe, intervallata da intermezzi di organo che hanno scandito gli intervalli, alla presenza di importanti personalità comunitarie, di istituzioni cittadine e di autorità religiose. In sala il presidente della comunità Walker Meghnagi, il rabbino capo Rav Alfonso Arbib, rav Roberto Della Rocca, rav Elia Richetti, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, Roberto Jarach, vicepresidente dell’Ucei. Presenti anche il vicesindaco Maria Grazia Guida, il vicepresidente delle Comunità religiose islamiche, Yahya Pallavicini e Franco Anelli, rettore della Cattolica. Insomma un’ampia schiera di personalità influenti per un dibattito che ha avuto diversi momenti di grande intensità.
Come l’omaggio alla figura del Cardinal Martini, personaggio fondamentale sotto vari punti di vista e anche e soprattutto nel suo “sincero amore per il popolo ebraico” come ha sottolineato rav Laras nel suo approfondimento che ha toccato varie tematiche. Prima fra tutte l’importanza della fede, il rispetto comune alle religioni dei Dieci Comandamenti e la grande rilevanza “sia dei rapporti fra persone“ e specialmente dei “rapporti verticali, quelli con Dio”.
E ancora la centralità dei valori comuni come la fratellanza, e per questo “bisogna limitare al massimo l’egoismo. Contenere il più possibile il concetto di se stessi”.
Grandi insegnamenti morali, filosofici e etici quelli del discorso di Rav Laras, con riferimenti a vari personaggi biblici, da Abramo contrapposto a Noè, che “ha salvato il mondo dalla catastrofe con la sua Arca ma non si curava abbastanza degli altri uomini” per arrivare alla famosa storia di Caino e Abele, i due fratelli che tradizionalmente rappresentano il Bene e il Male.
Passando agli altri due relatori, di grande spessore anche l’intervento del Cardinale Angelo Scola che ha esordito dicendo “di essere contento e fortunato di parlare dopo Rav Laras” sottolineando non solo la sua vicinanza al popolo ebraico ma anche che “la Bibbia è il documento scritto del dialogo che Dio rivolge in primis a Israele, per coinvolgere ogni uomo e l’umanità nella sua totalità”.
Nel suo discorso il Cardinale ha citato varie fonti e personaggi, dai pensieri di Benedetto XVI, ad esempio “la novità si fa conoscere nel dialogo con noi. Dio parla con gli uomini come a degli amici per ammetterli alla comunione con sé” passando poi alla Nostra Aetate del Concilio Vaticano II e soffermandosi sui legami fra Torà e Nuovo Testamento che sono “inseparabili per il cristianesimo. Il dialogo fra ebrei e cristiani ha fatto grandi progressi, permane l’imperativo della reciproca conoscenza”.
Nella sua analisi dei testi, il Cardinale ha ricordato la figura del suo amico, il cardinal Lustiger che si “considerava ebreo e cristiano allo stesso tempo e non accettava nessuna dicotomia verso la sua appartenenza”. Il Cardinale ha ribadito “il giusto intreccio di Antico e Nuovo Testamento, per il credente le disposizioni della Torà restano un punto di riferimento per cogliere meglio i grandi imperativi dei Dieci Comandamenti”. “Possiamo ringraziare il Signore” ha aggiunto il Cardinale “dei passi compiuti in questi cinquant’anni di dialogo ebraico-cristiano; sono un dono inestimabile della Misericordia di Dio, si tratta di un cammino che da una parte chiude la strada ad ogni opposizione fra cristianesimo ed ebraismo ma costringe a stare umilmente di fronte a tutta la portata della differenza come forza stimolante. Ulteriori passi sono necessari con l’imperativo della continua e reciproca conoscenza che raccoglie un lavoro che il Cardinal Martini e Rav Laras hanno promosso e che dura da molti anni”.