San Giuseppe nella liturgia
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 43/22 del 4 maggio 2022, Solennità di San Giuseppe
San Giuseppe nella liturgia
Feste e riconoscimenti liturgici, di padre Tarcisio Stramare (1928-2020), degli Oblati di San Giuseppe d’Asti.
In Oriente
Dobbiamo ancora incominciare dall’Oriente. Il tenore liturgico dell’apocrifa “Storia di Giuseppe il Falegname” e la sua diffusione, dimostrata dalle varie traduzioni, ci inducono ad ammettere un culto molto antico, che risale alla Chiesa giudeo-cristiana, dalla quale si è diffuso nelle zone di influenza di detta “Storia”, con la istituzione di una festa presso i Copti monofisiti egiziani, che di fatto commemorano la morte (Transito) del Santo precisamente al 26 Abîb (= 20 luglio, equivalente oggi, nel calendario gregoriano iniziato nel 1582, al 2 agosto). La “Storia” contiene tratti che indicano la sincera stima dei suoi propagatori verso il Santo.
Nel Sinassario Mediceo della Chiesa copta di Alessandria, scritto verso il 1425, al giorno 26 del mese di Abîb si legge: “Requies (= morte) sancti senis iusti Josephi fabri lignarii, Deiparae Virginis Mariae sponsi, qui pater Christi vocari promeruit”. I calendari che menzionano la festa di san Giuseppe in Oriente sono del secolo X, compilati nel monastero palestinese di San Saba. Di tale epoca è appunto il Menologio di Basilio II, considerato come il primo testimonio certo del culto di san Giuseppe in Oriente. Esso fissa la commemorazione di san Giuseppe nello stesso giorno di Natale (i re Magi e San Giuseppe, sposo e protettore della Santa Vergine) e il ricordo della fuga in Egitto il giorno seguente. Altri Sinassari collocano al 26 dicembre una festa di Maria e di Giuseppe suo sposo; essi celebrano, inoltre, nella domenica precedente il Natale, la festa degli antenati di Gesù, “da Abramo a Giuseppe, sposo della Beatissima Madre di Dio” e nella domenica posta nell’ottava di Natale la festa di san Giuseppe assieme al re Davide e a Giacomo il Minore.
Nella poesia religiosa bizantina è illustre il siciliano san Giuseppe l’Innografo († 883), il cui nome è legato al Canone delle lodi di quest’ultima festa (PG 105, 1273-4).
I libri liturgici dei Siri alludono a san Giuseppe a partire dal secolo XIII (Add. mss.14698, conservato al British Museum).
Come appare dall’insieme, non si tratta sempre di feste esclusive di san Giuseppe; esse, tuttavia, si collocano tutte nella prossimità del Natale con l’intento di includerlo nel mistero al quale egli intimamente appartiene.
Anche gli Ucraini cattolici, volendo introdurre una nuova festa di san Giuseppe in ossequio all’enciclica “Quamquam pluries” di Leone XIII, scelsero il giorno dopo Natale, onorando così san Giuseppe in “Sinassi” con la S.ma Theotócos. (…)
In Occidente
I documenti occidentali sono anteriori di almeno un secolo a quelli orientali. Il culto di san Giuseppe è attestato per la prima volta nel manoscritto Rh 30, 3 (sec. VIII), conservato nella Biblioteca cantonale di Zurigo: “XIII kal. Aprilis Joseph sponsus Mariae”. La commemorazione di san Giuseppe al 20 marzo, che incontriamo nel Calendario-martirologio di questo codice, è la più antica menzione esplicita del Santo vicina al 19 marzo; esso proviene (1862) dalla abbazia benedettina di Rheinau, antica cittadina del Canton Zurigo, ma se ne ignora il luogo primitivo di origine, da ricercarsi nella Francia settentrionale o nel Belgio, e il posto esatto nella tradizione martirologica.
Nei martirologi e calendari che vanno dal secolo IX (Fulda [Vat. Lat. 3809], Oengus, Reichenau) in poi (sec. X ovvero IX: (Irlanda) Tallaght, Reichenau, San Gallo, Fulda, Ratisbona – oggi a Verona, Biblioteca Capitolare, cod. 87 -, Messale di Robert de Jumièges; sec. XI: Winchester, Sherborne, Evesham, Wescester, Stavelot; sec. XII: Werden, Abbadia di Sta Maria e San Werburgh, martirologio metrico di O. Gorman, ecc.), la menzione di san Giuseppe compare al 19 marzo: “In Bethleem, sancti Ioseph” con la seguente apposizione: “nutritoris Domini”; permane, tuttavia, una certa confusione di date tra il 19 e il 20 marzo (per esempio, nei martirologi di San Remigio di Reims e di San Massimino di Treviri, dove si legge: Antiochia S. Ioseph Sponsi S. Mariae). (…).
G. Lefebvre riferisce che nella liturgia gallicana la festa di san Giuseppe si celebrava il 3 gennaio (Liturgia, a cura di R. Aigrain, Paris 1947, p. 637); l’Ordine di Cluny la celebrava il giovedì della terza settimana di Avvento (Breviarum Cluniacense, 1686 e 1779). A questo punto, poiché la missione eccezionale di san Giuseppe si trova meglio inquadrata nel periodo natalizio, come nelle liturgie più antiche, piuttosto che nella Quaresima, dove incontra ostacoli e subisce spostamenti, si affaccia la domanda circa l’opportunità o no di conservare ancora la data attuale, probabilmente solo casuale.
La prima menzione del nome di san Giuseppe si trova in un Messale del sec. XII (Biblioteca Vaticana, n. 4770); è collocato in uno schema di Litanie, da cantare durante la funzione del Sabato Santo, tra il nome di Simeone e quello dei SS. Innocenti.
Il primo Ufficio canonico completo, con note musicali, in onore di san Giuseppe, è del secolo XIII e proviene ancora da una abbazia benedettina, San Lorenzo, di Liegi; si ricorre, per la prima volta, al suo “patrocinium”. Nel monastero austriaco di San Floriano un messale della fine del secolo XIV elenca una messa votiva al padre nutrizio del Signore.
Nel secolo XIII il culto privato del Santo è attestato dal mistico Hermann di Steinfeld (+1241), monaco premonstratense, che ricevette il nome di Giuseppe in una visione della Madonna; è stato attestato, inoltre, da Margherita da Cortona († 1297) e da santa Gertrude († 1302).
Alla presenza dei Francescani, Domenicani e Carmelitani ad Agrigento è dovuta l’accettazione colà di un ufficio in onore di san Giuseppe, del secolo XIV, conservato nell’Archivio Capitolare del Duomo: “Officium Sanctissimi Joseph nutricii et patris adoptivi Domini nostri Jesu Christi”; esso dipende dalla Legenda aurea di Giacomo da Varazze († 1298). Si tratta, fino al presente per l’Italia, della più antica testimonianza liturgica sul culto di san Giuseppe. Questo ufficio contiene una chiara allusione alla santificazione di san Giuseppe, chiamato sanctorum sanctus; nell’antifona del Magnificat si legge: “O proles almifica / de Bethleem electa, / gemma nimis ardua / ab omni labe erepta”.
Il culto di san Giuseppe nell’Ordine Carmelitano era già introdotto nella seconda metà del secolo XV, come è comprovato da due breviari (Bruxelles 1480; Venezia 1490), che contengono un ufficio proprio di san Giuseppe. Appartiene al loro Ordine un ufficio del 1434 circa.
All’inizio del 1400 il nome di san Giuseppe viene elencato tra i santi del 19 marzo al primo posto.
La festa di San Giuseppe
L’abbazia benedettina di Winchester rivendica l’onore di essere stata la prima a celebrare la festa di san Giuseppe verso il 1030.
I Servi di Maria, come risulta dagli Atti del Capitolo tenuto a Orvieto nel 1324, furono i primi a celebrare solennemente la festa di san Giuseppe.
I francescani adottarono la festa nel Capitolo generale di Assisi nel 1399, usando come testo liturgico della Messa il “Commune Confessorum”. Tuttavia, Franc. Florentinus testimonierebbe una festa di san Giuseppe in vigore nell’Ordine fin dal secolo XIII (Vetustius occidentalis Ecclesiae Martyrologium D. Hieronymo tributum, Lucca 1668).
Gregorio XI (1371-78), avendo eretto la cappella in onore di san Giuseppe nella chiesa di Sant’Agricola ad Avignone, vi avrebbe stabilito anche la festa del 19 marzo.
A Milano la festa di san Giuseppe fu stabilita nel 1467 e si celebrava il 20 marzo, giorno dell’ascesa al potere di Galeazzo Maria Sforza; dal 1509 fu fissata al 19 marzo; san Carlo Borromeo (card. e arciv. dal 1560 al 1584) la trasferì al 12 dicembre, giorno adottato anche dalla diocesi di Sens (Missale Senon., 1715); nel 1897 ritornò al 19 marzo.
Il francescano Sisto IV concesse nel 1480 ai Frati Minori di celebrare con rito doppio maggiore la festa del 19 marzo, già presente nel calendario dei messali (1472) e dei breviari (1476) romani da loro usati.
Diffusasi la festa nelle diocesi e negli Ordini religiosi, Pio V la inserì con rito doppio nella riforma del breviario (1568) e el messale (1570).
La festa fu istituita dai Domenicani nel Capitolo generale del 1508; fu elevata a più alto grado e fissata al 19 marzo nel 1513.
L’8 maggio 1621 Gregorio XV rese obbligatoria per tutta la Chiesa la festa di san Giuseppe; tale decreto, tuttavia, non trovò esecuzione ovunque e Urbano VIII il 13 settembre 1642 rinnovò l’ordine con la bolla “Universa per orbem”.
Su richiesta di Luigi XIV, l’assemblea del clero di Francia, nel 1661, istituisce la festa di san Giuseppe come festa di precetto.
Clemente X (6 dicembre 1670) elevò la festa al rito doppio di seconda classe, introducendo nel breviario (1671) i tre inni in onore di san Giuseppe (Te, Ioseph, celebrent – Caelitum, Ioseph, decus – Iste, quem laeti); autore di questi inni sarebbe il cistercense fogliante card. Giovanni Bona († 1674); altri indicano Johannes von der Empfängnis (+1700). Clemente XI il 4 febbraio 1714 concesse a san Giuseppe per il 19 marzo messa e ufficio propri. Pio IX l’8 dicembre 1870 eleva la festa del 19 marzo a rito doppio di prima classe.
Pio X (24 luglio 1911) conferma, designando la festa col titolo: Commemoratio Sollemnis S Joseph, Sponsi B.M.V., Confessoris, ma il 28 ottobre 1913 essa ritorna al rito doppio di seconda classe.
Benedetto XV il 12 dicembre 1917 la eleva nuovamente al rito doppio di prima classe.
Il Codice di Diritto Canonico (1917) la include tra le feste di precetto per tutta la Chiesa (can. 1247; cf. CJC 1983, can. 1246).
La festa del Patrocinio
Il Diario Romano di Gaspare Pontani segnala una festa di san Giuseppe il 13 maggio 1478, che allora corrispondeva alla quarta domenica dopo Pasqua, nella piazza di San Celso, al centro del rione Ponte Sant’Angelo.
Ad Avignone, dal 1500 la Confraternita degli agonizzanti celebrava, la terza domenica dopo Pasqua, la festa del Patrocinio si san Giuseppe, presto diffusa in tutta la città con solenne processione.
Pio IX il 10 settembre 1847 estese alla Chiesa intera l’ufficio proprio e la messa del Patrocinio di San Giuseppe, fissando la festa alla terza domenica dopo Pasqua con il rito doppio di seconda classe.
Tale festa era già stata ottenuta da molti Ordini: i Carmelitani nel 1680, gli Agostiniani nel 1700, i Mercedari Scalzi nel 1702, i Caracciolini nel 1723, i Domenicani, i Barnabiti e i Servi di Maria nel 1725, i Frati Minori Conventuali nel 1727, i Camilliani nel 1728, i Minimi nel 1729, gli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona nel 1730, tutto l’Ordine dei Frati Minori e i Teatini nel 1733, tutto il Terz’Ordine di San Francesco e tutto l’Ordine dei Canonici Regolari del SS. Salvatore Lateranense nel 1735, gli Scolopi nel 1736.
Tra le diocesi che ottennero la concessione ricordiamo, in ordine di tempo, quella di Messico (1703), di Puebla de los Angeles (1704), la prelatura nullius di Altamura (Bari, 1713), Palermo (1719), La Plata (Argentina), Lipari, Messina e Catania (1721), Siracusa (1723), Monreale e Malaga (1725), Cartagena (1726), Cadice, Pavia e Siviglia (1727), Badajoz, Santiago di Cuba, Bari, Orihuela e Brescia (1728), Michoacan e Mazara del Vallo (1729), Lima e Malta (1731), Avellino e Frigento (1732), Vittorio Veneto (1733), Piacenza, San Severino, Freising, Ratisbona, Ascoli Satriano, Colonia, Münster, Paderborn, Hildesheim, Telese e Salerno (1734), Napoli, Orvieto e Narni (1735), Asti (1741), Acqui (1785); il clero secolare e i religiosi di Roma l’ottennero nel 1809.
Se consideriamo i territori, l’Etruria l’ottenne nel 1723; le Puglie, il regno di Valenza, gli stati e i domíni del re di Spagna nel 1729; la repubblica di Venezia nel 1730; il ducato di Modena nel 1733; il regno di Polonia e province nel 1735; lo stato del principe dell’Umbria nel 1736; lo stato di Urbino nel 1743; il regno e domíni del Portogallo nel 1744; i domíni del Palatinato nel 1753; il principato di Colonia nel 1783.
Il 28 ottobre 1913 Pio X stabilì che la festa del Patrocinio, divenuta dal 24 luglio la “Solennità di San Giuseppe, sposo della B.V. Maria, Confessore e Patrono della Chiesa universale”, con rito doppio di prima classe o ottava, fosse celebrata nel terzo mercoledì dopo Pasqua. (…)
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