Poliziotto israeliano uccide un palestinese autistico e disarmato
Comunicato n. 55/20 del 3 giugno 2020, Santa ClotildePoliziotto israeliano uccide un palestinese autistico e disarmato
“Poliziotto bianco statunitense spara e uccide un afro-americano autistico e disarmato”: una notizia di questo genere scatenerebbe i media italiani, come sta avvenendo negli ultimi giorni per la morte di George Floyd.
Invece la notizia del poliziotto israeliano che il 31 maggio 2020 ha ucciso a Gerusalemme un giovane autistico palestinese, è stata pressoché ignorata dai giornalisti italiani: ne hanno parlato, con toni diversi, solamente La Stampa (quotidiano che, anche dopo il cambio di direttore, è sempre molto sensibile alle vicende dell’ebraismo internazionale) e il Manifesto. Segnaliamo entrambi gli articoli.
Israele, poliziotto uccide un palestinese Il 30enne autistico era disarmato
Gli agenti: «Aveva un oggetto che sembrava una pistola». Il ministro dell’Interno Ohana: «Polizia sempre sotto attacco dei terroristi»
La polizia israeliana ha sparato a un palestinese disarmato vicino alla Città Vecchia di Gerusalemme. La polizia ha riferito che l’uomo stava trasportando «un oggetto sospetto che sembrava una pistola» ed è scappato quando gli è stato ordinato di fermarsi. Gli agenti lo hanno rincorso a piedi e hanno aperto. Il portavoce della polizia Micky Rosenfeld in seguito ha dichiarato che non è stata trovata alcuna pistola nell’area. Un parente del defunto lo ha identificato come Iyad Halak, 32 anni. Halak era mentalmente disabile e stava andando in una scuola vicina per persone con bisogni speciali.
Lo spavento e la fuga. Halak, 30 anni, si stava recando accompagnato dalla sua insegnante di sostegno al’istituto scolastico che frequentava, quando è stato fermato da un agente della polizia di frontiera israeliana, che pattugliava la Città Vecchia di Gerusalemme. Dopo che l’agente gli ha intimato di fermarsi, Halak, affetto da autismo, si è spaventato è dato alla fuga, nascondendosi dietro a un cassonetto.
La dinamica. Secondo la ricostruzione della polizia, l’uomo è stato inseguito a piedi da un agente e da un ufficiale. Pensando che impugnasse un’arma, i due hanno aperto il fuoco in prossimità di Lion’s Gate. La pistola era in realtà un telefono cellulare. I leader palestinesi hanno condannato l’incidente, definendolo un «crimine di guerra», denunciando «l’impunità» di Israele.
Il nuovo ministro dell’Interno israeliano, Amir Ohana, ha espresso il rammarico, ma ha giustificato l’operato della polizia, sottoposta, ha detto, a «continui attacchi» terroristici.
Il ministro della Difesa, Benny Gantz, ha espresso «sincero dispiacere» e condoglianze alla famiglia della vittima.
Poliziotti israeliani uccidono palestinese disabile e disarmato
Gerusalemme. Iyad Hallaq, 32 anni, è scappato quando i poliziotti gli hanno intimato di fermarsi. Non aveva armi e non aveva aggredito nessuno. Freddato con sette colpi.
Come ogni mattina negli ultimi sei anni, ieri Iyad Hallaq, 32 anni, è uscito di casa e si è incamminato verso la scuola “Al-Bakriya”, alla Porta dei Leoni della città vecchia di Gerusalemme, l’istituto in cui riceve assistenza per la sua disabilità intellettiva e motoria. Non sapeva che sarebbe andato a scuola per l’ultima volta e che sarebbe stato ucciso. Alcuni agenti della guardia di frontiera, un corpo paramilitare della polizia israeliana, dicono di aver notato nelle sue mani un «oggetto sospetto» e di avergli intimato di fermarsi per un controllo. Iyad è scappato. I poliziotti l’hanno inseguito, poi nell’angolo dove aveva cercato di nascondersi, hanno sparato sette colpi, uccidendolo. Non hanno provato ad arrestarlo. Eppure Iyad non aveva nulla di «sospetto» tra le mani. Era disarmato, non aveva aggredito nessuno. Gli agenti già ricevono sostegni. Hanno commesso un errore, scrivono e dicono alcuni, vanno indagati però «hanno fatto il loro dovere» contro il «pericolo del terrorismo».
Per la Gerusalemme araba è solo l’ennesimo crimine della polizia. Iyad Al-Hallaq – scrivono in tanti sui social – è il George Floyd palestinese. È solo l’ultimo dei tanti George Floyd palestinesi uccisi da poliziotti e soldati israeliani che sparano subito, senza pensarci due volte e per uccidere, anche in situazioni in cui la loro vita non è in pericolo. Nessun palestinese crede che gli agenti coinvolti nell’uccisione di Iyad Hallaq saranno incriminati e processati. «L’immagine di neri americani uccisi a sangue freddo è molto frequente anche qui a Gerusalemme», denuncia Ziyad al-Hammouri, direttore del “Centro per i diritti sociali” di Gerusalemme, «la polizia spara ed uccide (i palestinesi) usando qualsiasi pretesto. Poi nessuno indaga seriamente sull’accaduto».
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