Piangere al muro di Cremisan
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n.34/16 del 15 aprile 2016, Sant’Anastasia
I padri e le madri di 58 famiglie cattoliche palestinesi piangono davanti al muro israeliano di Cremisan, costruito sulle terre confiscate ai salesiani, che li priva del lavoro e di un futuro dignitoso (cfr. http://federiciblog.altervista.org/2015/12/15/democrazia-israeliana/)
Cremisan: il Patriarcato latino è addolorato per l’ingiustizia fatta alle famiglie cristiane
COMUNICATO STAMPA – La costruzione del muro di separazione nella zona di Cremisan, all’inizio di questo mese di aprile 2016, si intensifica. Dopo gli escavatori e i bulldozer, adesso anche le gru sono all’azione per porre i pannelli di cemento, dell’altezza di otto metri, nel terra di questa valle che un tempo era sede di alberi di ulivo secolari.
Il Patriarcato latino di Gerusalemme ha espresso profonda delusione per il proseguire dei lavori e ribadisce la sua condanna di questa operazione da parte delle forze israeliane. La costruzione di un muro di separazione e l’ingiusta confisca delle terre appartenenti alle famiglie cristiane di Beit Jala sono una violenta offesa contro il processo di pace.
Il Patriarcato latino, ancora una volta, si appella alle autorità israeliane affinché fermino i lavori e affinché sia fatta giustizia per gli abitanti della valle.
La Corte internazionale di giustizia, il 9 luglio 2004, aveva decretato come illegale la costruzione del muro e ne aveva chiesto lo smantellamento. Dello stesso parere era stata anche l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Anche un anno fa, nel mese di aprile 2015, la Corte suprema israeliana – dal canto suo – aveva dichiarato che questo muro non ha alcuna giustificazione in ordine alla sicurezza. Dichiarazione che aveva alimentato allora molte speranze.
Espropriare queste famiglie cristiane dalla loro terra equivale a confiscarle dalla loro eredità e contribuisce allo sradicamento dei cristiani dalla regione.
Patriarcato latino di Gerusalemme