Omaggio al gen. Hermann Kanzler / I parte
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 69/18 del 18 settembre 2018, San Giuseppe da Copertino
Omaggio al gen. Hermann Kanzler / I parte
Segnaliamo la prima parte dell’articolo tratto dalla rivista Sodalitium (n. 69, luglio 2018) dedicato al gen. Kanzler (https://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Soda-it69.pdf)
Nel 130° anniversario della morte del gen. Kanzler, Ministro delle Armi e Comandante supremo delle Forze Pontificie all’epoca di Pio IX, Sodalitium ricorda la figura del fedele servitore della causa papale con una scheda biografica tratta dal volume “Le carte Kanzler-Vannutelli dell’Archivio Vaticano. Inventario”, a cura di Vanessa Polselli (Archivio Segreto Vaticano 2013).
Hermann Kanzler (cenni biografici)
Karl Leopold Hermann Kanzler nacque il 28 marzo 1822 a Weingarten nel Gran Ducato di Baden (Germania) da Markus Kanzler e Magdalena Krehmer.
Frequentò la scuola militare del Gran Ducato di Baden uscendone con il grado di sottotenente; prestò quindi servizio per tre anni nei ranghi del quarto reggimento di fanteria dell’armata del Granduca, congedandosi con merito ed onore il 23 gennaio 1844, probabilmente per motivi di coscienza.
Lasciato il quarto reggimento, partì per l’Inghilterra ove rimase fino al 3 aprile 1844, quando decise di recarsi in Italia per entrare a far parte dell’Esercito pontificio. Era il 1° settembre 1845 quando Kanzler, già tenente, entrò al servizio della Santa Sede in qualità di cadetto presso il primo reggimento estero di guarnigione a Bologna. La sua carriera militare pontificia cominciò dal primo gradino, in termini militari “dal basso”. Di stanza a Bologna ebbe modo di frequentare gli ambienti della città ed il 12 marzo 1847 sposò Letizia Pepoli, appartenente alla nobile famiglia bolognese che avrebbe dato personaggi illustri alla causa italiana e con la quale Kanzler avrebbe mantenuto per tutta la vita rapporti molto amichevoli e familiari. Lo stesso giorno venne nominato sottotenente. Il matrimonio non ebbe lunga durata, dopo due anni Kanzler rimase vedovo e senza figli.
Nel 1848 prese parte con il suo reggimento alla campagna militare nel Lombardo-Veneto combattendo contro l’esercito austriaco. Partecipò alla battaglia di Vicenza presso Monte Berico (24 maggio) sotto il comando del generale Giovanni Durando, distinguendosi con merito e dando prova di abilità militari, ma anche di coraggio e di determinazione nel corso delle delicate fasi di combattimento. Tali meriti gli valsero la decorazione dell’Ordine di San Gregorio Magno (14 ottobre 1848).
Quello stesso anno Kanzler si recò a Roma, ma arrivato in città fu costretto a proseguire la strada fino a Gaeta dove il pontefice si era rifugiato in seguito ai fatti di Roma ed alla nascita della Repubblica Romana. Nominato tenente (17 aprile 1849) e poi capitano dello Stato Maggiore Generale (25 giugno 1849) fu destinato ad aiutante di campo presso il comando della Terza Divisione Militare, nella persona del generale Carlo Zucchi. Il 26 luglio 1850 un ordine del giorno del pro ministro delle Armi lo destinò a «fare servizio di ufficiale d’ordinanza» presso il generale Guglielmo (Wilhelm) de Kalbermatten, chiamato quello stesso anno da Pio IX a riorganizzare i due reggimenti di fanteria estera della Santa Sede. Tra il 1850 ed il 1854 Kanzler fu ai suoi ordini operando tra Pesaro e Ravenna.
Sono questi gli anni in cui si avviava, lentamente ma progettualmente, una riorganizzazione dell’esercito pontificio volta ad una difesa dello Stato – quanto meno nell’ambito dei suoi confini – sotto il generale Filippo Farina, nominato pro ministro delle Armi nell’agosto 1851 (e responsabile dell’intero Ministero delle Armi dal 1° dicembre 1854).
Kanzler, promosso maggiore il 1° marzo 1854 e tenente colonnello il 21 giugno 1855, venne assegnato di guarnigione a Roma ove il 1° maggio 1859 ottenne il grado di colonnello. A Roma, frequentando i salotti della città nei quali, grazie alla sua istruzione ed educazione, riceveva sempre una buona accoglienza, conobbe la futura moglie Laura Vannutelli, donna brillante, intelligente e colta, appartenente ad una famiglia romana di grande prestigio (…) Hermann aveva 38 anni, Laura 24: il matrimonio venne celebrato da Mons. Vitelleschi il 2 maggio 1860 presso Palazzo Ruspoli.
Nel frattempo gli equilibri politici in Europa e nella penisola stavano perdendo ogni giorno in stabilità e prevedibilità. Alla morte di Filippo Farina, avvenuta il 9 luglio 1857, e dopo un interim nelle mani del card. Giacomo Antonelli, Segretario di Stato, Pio IX, che aveva già avviato una riorganizzazione dello Stato Pontificio che prevedeva anche una ristrutturazione dell’esercito cui affidare la difesa dei confini sempre più minacciati, pose all’inizio del 1860 la direzione del ministero delle Armi nelle mani di Mons. Saverio (Frédéric-François-Xavier) de Merode (18 aprile) ed il comando supremo dell’Esercito pontificio in quelle del generale Louis-Christophe-Léon-Juchault de La Moricière (11 aprile). Due uomini brillanti e capaci, entrambi di formazione militare, nelle cui mani il piccolo esercito cominciò ad acquisire sempre più una sua propria fisionomia. Il tempo tuttavia non era sufficiente ad una profonda riorganizzazione dell’esercito che fosse soprattutto efficace alla prova del campo di battaglia.
Lo Stato Pontificio era minacciato ai confini delle Marche e dell’Umbria e l’esercito dovette intervenire con immediatezza, sebbene la sua ristrutturazione non fosse affatto completa. In data 1° maggio 1860 il generale de La Moricière inviò un dispaccio telegrafico a Kanzler con l’ordine di partire senza indugio per Osimo; la partenza venne differita di una settimana (7 maggio) grazie all’intervento di Mons. de Merode per permettere la celebrazione delle nozze tra Kanzler e Laura. Tale intromissione sembrò non essere gradita al generale in capo che avrebbe mantenuto per qualche mese un atteggiamento di riserva verso il colonnello tedesco. Ad ogni modo, per l’intero giugno Kanzler con la sua colonna tenne guarnigione presso Perugia. La moglie Laura, partita con lui, gli era sempre vicina. Tale atteggiamento sarebbe stato caratteristica costante nel rapporto tra i due. A luglio Kanzler condusse, attraverso una faticosa marcia, la sua truppa a Pesaro; ad agosto, a seguito di una serie di marce improvvise, giunse a Loreto.
Il generale de La Moricière inviava un ordine dopo l’altro – per tenere pronte le truppe ad una difesa diffusa sul territorio in caso di attacco da parte dei garibaldini o al contrario ad un concentramento in caso di attacco da parte delle truppe italiane – mentre tentava invano di avere informazioni chiare circa il possibile comportamento delle truppe italiane e di quelle francesi. I dispacci che gli giungevano dal Segretario di Stato e dal pro ministro delle Armi non gli permettevano tuttavia, a causa della loro poca chiarezza – volontaria o involontaria che fosse – sulle intenzioni dei due eserciti, di organizzare pienamente una manovra militare. Quando dunque l’11 settembre 1860 giunse al card. Antonelli l’ultimatum di Cavour, de La Moricière convogliò tutte le truppe verso la piazza di Ancona, dotata di strutture sufficienti per una moderata difesa. Molte delle colonne vennero tagliate fuori dall’Esercito piemontese che chiuse quasi tutti i varchi verso la città. Il colonnello Giovanni Battista Zappi venne fatto prigioniero a Pesaro; il generale Georges Pimodan perse la vita nel corso della battaglia di Castelfidardo nel tentativo di superare la linea italiana comandata dal generale Enrico Cialdini. Kanzler, con la sua colonna, dopo un combattimento durato più di cinque ore per consentire al suo distaccamento di attraversare il fronte nemico, giunse ad Ancona a notte inoltrata. Fu in questa occasione che il generale de La Moricière, già in città, rivide la sua opinione sul colonnello e ne chiese la promozione a generale (22 settembre). A Kanzler venne affidato il comando delle batterie esterne della fortezza. La città, dopo dieci giorni di assedio, alzò bandiera bianca: era il 28 settembre 1860. Come appartenente all’esercito indigeno, Kanzler fu preso prigioniero e condotto a Genova ove venne rimesso in libertà – come prassi – dietro promessa di non prendere le armi contro l’esercito regio per la durata di un anno. Alla fine di ottobre rientrò a Roma.
Giunto a Roma, venne nominato comandante dei depositi di fanteria. Nelle sue note sugli ufficiali indirizzate al pro ministro delle Armi in data 19 ottobre 1860 il generale de La Moricière scrisse a proposito del generale Kanzler: “È il solo dei quattro ufficiali generali dell’Armata che possa essere utilmente conservato; secondo me, sa il suo mestiere, comprende le mosse delle truppe, sa riconoscere bene sopra una carta, conosce le manovre e l’amministrazione delle truppe; si è mostrato molto più fermo che gli altri nelle circostanze difficili che hanno preceduto la capitolazione d’Ancona. Bisogna evitare che si faccia seguire dalla consorte in tempo di guerra”.
Nel gennaio 1861 Hermann ottenne la cittadinanza romana. Negli anni successivi svolse il suo lavoro con precisione ed accuratezza, recandosi più volte presso i distaccamenti di Civitavecchia per verificarne lo stato. Il 7 maggio del 1864, dopo la morte prematura del primo figlio avvenuta nel giugno del 1863 a soli pochi mesi dalla nascita, nacque Rodolfo Kanzler, destinato a rimanere unico figlio della coppia.
Dopo la campagna delle Marche, Mons. de Merode, appoggiato e sostenuto dal generale de La Moricière continuò il lavoro di riorganizzazione dell’Esercito pontificio, secondo una sua politica di riforme, di rinnovamento e di autonomia che si configurava, infine, come resistenza a qualsiasi temporeggiamento, dipendenza o interferenza francese. Un modo di agire, quello di de Merode, pragmatico, dinamico, diretto. In questo senso i rapporti tra il pro ministro ed il Segretario di Stato non trovavano alcun terreno di dialogo. Lo Stato del papa del resto era pressato ai confini dal brigantaggio, dai rivoluzionari garibaldini, dal nuovo Regno d’Italia ed il pro ministro riteneva suo dovere munire il pontefice di una adeguata protezione. Ad una situazione già delicata si aggiunse, nel 1864, la firma della Convenzione di Settembre (15 settembre) che impegnava l’esercito francese a lasciare Roma nell’arco dei due anni successivi, ponendo quindi la Santa Sede nella necessità di proteggere autonomamente i propri confini.
Alla morte del generale de La Moricière (11 settembre 1865), Mons. de Merode perse il suo alleato e sostenitore presso il pontefice e Pio IX, nonostante la grande stima nutrita nei confronti del presule che in ogni modo continuerà a tenere vicino a sé, si convinse che per la Santa Sede fosse più opportuno un pro ministro moderato e meno inviso agli ambienti politici ed a quelli francesi in particolare. Il 21 ottobre con un sobrio ordine del giorno Mons. de Merode lasciò la carica di pro ministro delle Armi per motivi «di salute». Il 27 ottobre, il card. Antonellli comunicò a Kanzler la sua nomina a ministro:
Dalla Segreteria di Stato 27 ottobre 1865 n.38458
Per motivi di salute essendo stato esonerato dall’officio di Pro Ministro delle Armi Monsig. Francesco Saverio De Merode, la Santità di Nostro Signore si è benignamente degnata di nominarvi con la stessa qualifica il Sig. Commendatore Ermanno Kanzler Generale di Brigata.
Si porge l’annunzio di questa sovrana disposizione al medesimo sig. Generale Kanzler per sua intelligenza e norma.
Giacomo Antonelli.
In realtà già nel febbraio dello stesso anno era stata avanzata a Kanzler la proposta di occuparsi «della organizzazione delle truppe pontificie onde formare una divisione di 12mila uomini» (23 febbraio 1865). In quella occasione Kanzler aveva rifiutato di «accettare a qualsiasi condizione il Ministero» riservandosi tuttavia la possibilità di accogliere una eventuale nomina «come generale avendo mano libera e mettendo gli indigeni a pari condizioni di appartenenza come gli Esteri». Il nome di Kanzler, pertanto, già da diversi mesi circolava come possibile sostituto di de Merode alla guida del dicastero delle Armi.
Dopo la Convenzione di Settembre e la partenza progressiva delle truppe francesi da Roma risultava chiaro che il ruolo dell’Esercito pontificio acquistava altro rilievo ed altri erano i compiti cui sarebbe stato chiamato a far fronte: da una parte mantenere l’ordine interno, dall’altra resistere ad attacchi esterni (sia dell’esercito regio italiano che delle fronde rivoluzionarie) fino all’arrivo dell’aiuto delle truppe straniere o ad un intervento comunque estero.
Il conseguimento di tale obiettivo (interno ed esterno) comportava lo studio, la discussione e l’attuazione di una serie di riforme nei diversi settori del dicastero e delle truppe. Il nuovo piano organico elaborato da Kanzler venne discusso dal consiglio dei ministri nelle sedute del 20 novembre e del 1° dicembre 1865 ed approvato dal pontefice nell’udienza del 16 dicembre dello stesso anno, diventando esecutivo il 1° dicembre 1866. Tra il marzo e l’aprile dello stesso anno venne presentata, discussa ed approvata anche la nuova sistemazione della Gendarmeria pontificia. (segue)