Nella nuova Libia non c’è posto per i cristiani
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 25/13 del 6 marzo 2013, Sante Perpetua e Felicita
Nella nuova Libia non c’è posto per i cristiani
Anche in Libia le conseguenze delle recenti rivoluzioni “democratiche” stanno cancellando la presenza dei cristiani. Ai tempi di Gheddafi erano circa 100.000, oggi sono poche migliaia. Aumentano gli attacchi alle chiese, le aggressioni al clero e le profanazioni dei cimiteri cristiani.
Libia, cristiani sotto tiro
Cresce in modo preoccupante la pressione contro i cristiani in Libia. Il quotidiano egiziano Egypt Independent racconta che giovedì 28 febbraio un uomo armato ha attaccato una chiesa copto-ortodossa nella città orientale di Bengasi, assaltando due preti. L’agenzia Fides riferisce invece di un’aggressione a un sacerdote cattolico a Tripoli, da parte di membri di una milizia armata.
Il ministero degli Esteri libico, da parte sua, ha «condannato con forza l’attacco contro la chiesa copta e i due sacerdoti», esprimendo grande preoccupazione, poiché un atto del genere è contrario alle leggi dell’Islam (?) e lede i diritti umani. D’altra parte, solo il giorno dopo il quotidiano copto Al Watani ha dato la notizia dell’arresto, sempre a Bengasi, di un grande numero di copti – stimati tra i 50 e i 102- lavoratori egiziani residenti in Libia, imprigionati con l’accusa di «diffondere il cristianesimo». Secondo le autorità libiche sarebbero stati in possesso di bibbie, libri cristiani e immagini sacre. Al momento dell’arresto, l’arcivescovo copto ortodosso di Beheria, Matrouh e Pentapolis, anba Pacomio, si trovava in Etiopia per seguire l’intronizzazione del nuovo patriarca della Chiesa ortodossa etiope (abuna Mathias, 78 anni, già arcivescovo a Gerusalemme, eletto il 28 febbraio) e si è subito messo in contatto con l’ambasciatore egiziano a Tripoli e il console a Bengasi.
Naguib Gabrail, avvocato copto e attivista dei diritti umani, ha dichiarato che l’arresto di un così gran numero di copti con il pretesto della «diffusione del cristianesimo» è un grave precedente che viola i diritti umani e potrebbe causare la mobilitazione della comunità internazionale.
Pressioni e violenze contro i cristiani in Libia sono aumentate negli ultimi mesi: «Non passa giorno senza che almeno una tomba non sia vandalizzata», ha raccontato in un’intervista ad Al Arabiya, a metà febbraio, Bruno Dalmasso, guardiano del cimitero italiano di Tripoli. «Ossa umane – continua – sono state tolte dalle loro tombe e sparpagliate nel cimitero. Le autorità sono venute e hanno fotografato, promettendo di prendere provvedimenti. Ma non è stato fatto nulla».
A dicembre una bomba contro una chiesa ha ucciso due persone nella città costiera di Dafniya. Nella chiesa cattolica di San Francesco a Tripoli, nonostante la paura, dozzine di persone – soprattutto stranieri di nazionalità indiana, delle Filippine e di diversi Paesi africani – partecipano alla messa ogni settimana. «Non ci sono misure di sicurezza davanti alla chiesa e chiunque può muoversi liberamente – osserva padre Dominique Rezeau –. In Cirenaica la pressione è aumentata, alcune congregazioni di suore sono state costrette ad andarsene. I cristiani al tempo di Gheddafi in Libia potevano forse essere 100 mila; oggi non sono più di poche migliaia».
Il vicario apostolico di Tripoli, il vescovo Giovanni Innocenzo Martinelli, ha spiegato che le suore della congregazione della Sacra Famiglia di Spoleto e le Suore francescane di Gesù Bambino hanno dovuto, nei mesi scorsi, abbandonare Bengasi dopo le «pressioni subite da parte dei fondamentalisti islamici».
Terra Santa
Libia: uomo armato entra nella Cattedrale di Tripoli e spara al prete cattolico, salvo per miracolo
Non c’è pace per i cristiani in Libia, bersagliati senza sosta dagli estremisti islamici. Un uomo armato è entrato ieri nella cattedrale cattolica della capitale Tripoli e ha sparato contro padre Magdi, ma lo ha mancato: «Lo voleva uccidere, ha aperto il fuoco da 2-3 metri con un Ak-47» afferma il vicario monsignor Giovanni Martinelli, spiegando che sono in corso accertamenti da parte delle autorità.
«GESTO SORPRENDENTE». «È la prima volta che succede una cosa del genere, siamo molto preoccupati» ha aggiunto Martinelli. «Abbiamo informato le autorità, stiamo cercando di capire le motivazioni di questo gesto sorprendente». Ancora non si conoscono le generalità dell’uomo, che è entrato con una scusa nella chiesa di San Francesco. Episodi di questa gravità erano già avvenuti a Bengasi, la capitale dei ribelli e delle milizie estremiste, nell’oriente del paese, ma mai in Tripolitania.
COPTI ARRESTATI E SUORE CACCIATE. Nei giorni scorsi circa 100 cristiani copti con passaporto egiziano sono stati arrestati con l’accusa di “proselitismo” e torturati in prigione. A metà febbraio quattro cristiani sono stati arrestati per proselitismo, che in Libia è vietato e punibile anche con la pena di morte secondo una legge della tanto odiata era Gheddafi. Inoltre molte suore sono state costrette ad abbandonare la Cirenaica, perché minacciate da bande armate di estremisti islamici, e come dichiarato da Daimasso Bruno, giardiniere del cimitero italiano a Tripoli, «non passa giorno senza che le nostre tombe siano profanate e vandalizzate».
Tempi