Muri buoni e muri cattivi
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 13/17 del 1° febbraio 2017, Sant’Ignazio d’Antiochia
Muri buoni e muri cattivi
Le violente opposizioni alla decisione di alcuni governi di costruire dei muri per difendersi dall’immigrazione clandestina, svaniscono quando si tratta dello stato israeliano. Infatti, sono poche le voci di condanna alla costruzione del muro israeliano che, come illustra l’articolo che segue (dell’anno scorso), danneggia gravemente – insieme a tutto il popolo palestinese – le comunità cattoliche della Terra Santa. Della serie: i muri degli invasi contro gli invasori sono inaccettabili, quelli degli invasori contro gli invasi invece vanno benissimo.
La speranza è finita a Cremisan (2/2/2016)
La notizia era attesa, ma una se pur debole speranza ancora aleggiava tra le viti e gli ulivi della piana di Cremisan. Una battaglia giuridica che durava da quasi dieci anni – da quando nel 2006 era comparso il progetto della costruzione di un Muro di separazione fra i territori d’Israele, la cittadina di Gilo, e quelli palestinesi con l’insediamento di Beit Jala – si è conclusa con la sentenza definitiva dell’Alta Corte che ha respinto tutti i ricorsi contro la determinazione del governo ad andare avanti con i lavori, ricorsi che avevano ottenuto il pieno sostegno del patriarcato latino di Gerusalemme attraverso la Society of St. Yves, organismo impegnato nella difesa dei diritti umani.
Nel mese di luglio erano già in azione i bulldozer per abbattere le prime piante lungo il tracciato del percorso del Muro, fermamente voluto dai generali dell’esercito israeliano “a scopo di sicurezza”, mentre i ricorsi giacevano ancora sui tavoli della Corte.
Beit Jala si trova a poca distanza da Betlemme, ma gli sforzi per un percorso alternativo non riguardavano solo la vicinanza ad un luogo simbolo di Terra Santa: sono 58 le famiglie palestinesi, di religione cristiana, che saranno private di una fonte di reddito agricola (circa 300 ettari di coltivazioni) e messe nell’impossibilità di far frequentare l’attigua scuola salesiana ai loro figli, dal momento che verranno a trovarsi da una parte e dall’altra del Muro.
Sono più di 450 i ragazzi cristiani (e musulmani) ospiti della scuola cattolica – sorta nel 1960 e che comprende scuola dell’infanzia ed elementare cui vanno ad aggiungersi attività pomeridiane ed estive e sostegno ai bisogni educativi speciali – che si è vista confiscare una buona parte dell’area circostante (all’interno dei confini di Gerusalemme e quindi per il diritto internazionale, territori occupati, zona C della Cisgiordania). Il Muro comporterebbe la drastica riduzione del terreno delle suore, bloccando di fatto ogni possibilità di ampliamento della scuola o la realizzazione di attività didattiche all’aperto e lascerebbe gli edifici salesiani quasi completamente privi della vista anche del cielo … (…)
http://www.settimananews.it/italia-europa-mondo/la-speranza-e-finita-a-cremisan/