L’Occidente e il riconoscimento del proprio figlio
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 64/15 del 30 giugno 2015, Commemorazione di San Paolo Apostolo
Riconoscere il Califfato?
«Non possiamo distruggere l’Isis, quindi dovremo imparare a conviverci». Lo scrive Richard Barrett, oggi esperto di intelligence per la società di consulenza Soufan Group ma in passato capo della sezione antiterrorismo all’MI6, il servizio segreto britannico, e alle Nazioni Unite. In un articolo sul quotidiano londinese The Independent, Barrett espone una tesi che contraddice le dichiarazioni pubbliche di tutti i maggiori leader occidentali: l’Isis non può essere «degradato e distrutto», come dice Barack Obama, piuttosto bisogna favorirne «la trasformazione».
«L’Iraq e la Siria non ritorneranno più com’erano prima, e in qualsiasi modo la si voglia chiamare, è emersa una nuova entità che in modo o nell’altro è destinata a sopravvivere», scrive Barrett. L’entità in questione è lo Stato islamico. «Al momento quest’entità è aggressiva, intollerante, dispotica e indisponibile al compromesso. Ma la terribile verità è che, nonostante le sue caratteristiche distopiche, l’Isis offre a chi vive sotto il suo potere un governo sotto certi aspetti migliore di quelli degli Stati precedenti. C’è meno corruzione e la giustizia, per quanto brutale, è più rapida e viene applicata in modo più equo». Da queste premesse, Barrett arriva alla sua conclusione: «La vera sfida politica quindi non è tanto la distruzione del califfato, ma favorire la sua trasformazione in qualcosa con cui i siriani e gli iracheni, insieme a tutti noi, possano convivere».
Nota a margine. Viene da chiedersi di che giustizia made in Isis parli Barrett, viste le testimonianze sulle inaudite violenze, gli stupri, i processi sommari ad opera degli jihadisti. E non poche domande suscita l’accenno al fatto che la popolazione soggetta a essi stia meglio che sotto i governi precedenti…
In ogni caso l’intervista è indicativa perché dà conto di una prospettiva alla quale partecipano gli ambiti internazionali che finora hanno sostenuto l’Isis (ne avevamo già scritto in una nota). Prospettiva che prevede di dare una forma stabile al Califfato, in questo senso si può ipotizzare anche un cambio di guardia degli attuali dirigenti, magari dopo l’uccisione dell’attuale Califfo ad opera di droni Usa o altro….