2023 Comunicati  03 / 03 / 2023

La vita religiosa

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 27/23 del 3° marzo 2023, Santa Cunegonda

La vita religiosa

I Frati dell’Istituto, di don Ugo Carandino

Nel mese di giugno 2022 il primo frate dell’Istituto Mater Boni Consilii ha pronunciato i voti perpetui di obbedienza, castità e povertà, al termine di un percorso che prevede sei mesi di postulato, due anni di noviziato e per due volte i voti triennali.

Gli Statuti dei Fratelli del nostro Istituto precisano la natura e lo scopo della congregazione stessa: “Tenendo conto della finalità dell’Istituto Mater Boni Consilii, i Fratelli ricercheranno la propria perfezione e aiuteranno alla salvezza del prossimo, specialmente con l’aiuto al ministero dei sacerdoti dell’Istituto Mater Boni Consilii. Pertanto i Fratelli dell’Istituto Mater Boni Consilii prima di ogni altra cosa procureranno di esercitarsi nelle virtù cristiane, per adoperarsi poi a beneficio del prossimo. Sarà loro cura speciale di propagare la devozione alla Madonna del Buon Consiglio, di cooperare al buon andamento di scuole, campi per la gioventù, asili infantili e oratori festivi, di assicurare il catechismo e, in generale, l’esercizio delle opere di misericordia spirituale e corporale, secondo le finalità del medesimo Istituto. Si presteranno nell’aiuto al ministero sacerdotale dei sacerdoti dell’Istituto (diffusione della buona dottrina e della buona stampa, segretariato, manutenzione della casa, aiuto nei ritiri spirituali)”.

La Congregazione dei Fratelli permette quindi ai giovani che si sentono chiamati alla vita religiosa di realizzare la loro vocazione specifica di frati laici, senza il percorso di studi in preparazione agli Ordini Sacri. Preciso che non si tratta di un “ripiego” (come qualcuno potrebbe pensare) nel caso in cui non si potesse intraprendere la vita sacerdotale, bensì di una vocazione vera e propria per chi desidera servire Iddio attraverso i tre voti religiosi.

La Chiesa ha elevato alla gloria degli altari numerosi frati laici che hanno raggiunto le vette della santità attraverso la loro consacrazione religiosa, come: sant’Alessio Falconieri, sant’Alfonso Rodriguez, san Diego di Alcalà, san Felice di Cantalice, san Gerardo Majella, sant’Ignazio da Laconi, san Serafino da Montegranaro, san Salvatore da Horta, san Pasquale Baylon…

Un libro particolarmente importante per conoscere la vita religiosa è stato scritto dal padre domenicano Antonio Royo Marin (1913-2005), La vida religiosa, pubblicato nel 1955 in spagnolo (dalle edizioni B.A.C.) e dieci anni dopo tradotto in italiano dalle Edizioni Paoline, La vita religiosa. Il testo è lo sviluppo, per la vita religiosa, del capolavoro di padre Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana (1954) ed è utilizzato a Verrua Savoia per la formazione dei novizi.

In quasi mille pagine l’autore descrive ogni aspetto della vita religiosa: l’aspetto canonico, l’aspetto teologico, l’aspetto ascetico-mistico. Le percorriamo brevemente per capire meglio cosa sia la vita religiosa.

Aspetto canonico

Il Codice di Diritto canonico dà una definizione descrittiva della vita religiosa: “Lo stato religioso, cioè, il modo stabile di vivere in comune col quale i fedeli, insieme coi precetti comuni, si impongono anche l’obbligo di praticare i consigli evangelici mediante i tre voti di obbedienza, castità e povertà, dev’essere tenuto da tutti in grande onore” (can. 487). Evidentemente è necessaria una famiglia religiosa per permettere ai giovani di realizzare questo programma: è il motivo per cui il nostro Istituto, composto da sacerdoti e da laici, dopo il ramo religioso femminile, dieci anni fa, ha assicurato anche un ramo religioso maschile.

Padre Royo Marin illustra i requisiti per essere ammessi (essere cattolico, mancanza di impedimenti legittimi, retta intenzione e idoneità alla vita religiosa), precisando che ogni persona che presenti queste quattro condizioni può essere ammessa, ma non ha il diritto di esserlo: questo dipende dalla libera accettazione da parte dei superiori. La vocazione religiosa, da parte di Dio, consiste nel scegliere una persona per questo determinato stato e concedere le grazie necessarie per abbracciarlo. Da parte dell’uomo, la chiamata divina si manifesta attraverso un insieme di qualità naturali e sovrannaturali. È indispensabile un atto giuridico per realizzare la vocazione, che consiste nell’accettazione da parte di una famiglia religiosa di un candidato che presenti i requisiti richiesti e assicurare ad esso un inquadramento per evitare ogni genere di “spontaneità”, fonte di illusioni e soggetta ai capricci della natura umana.

Aspetto teologico

La vita religiosa è uno stato di perfezione. Per stato si intende qualsiasi condizione o forma di vita costante e stabile; gli stati di perfezione nella vita cristiana sono quelli in cui i membri si obbligano in modo permanente e stabile ad acquistare e ad esercitare la perfezione cristiana. Lo stato religioso, alla luce di queste definizioni, spiega padre Royo Marin, è il modo stabile di vivere in comune col quale i consacrati, insieme ai precetti comuni (come i Comandamenti di Dio e i Precetti della Chiesa), si impongono anche l’obbligo di praticare i consigli evangelici mediante i tre voti di obbedienza, castità e povertà.

I voti rappresentano il mezzo per raggiungere l’autentico fine di ogni stato di perfezione, che è l’unione a Dio con la perfezione della carità. Infatti “rimuovono i tre maggiori ostacoli che impediscono alla carità e alle virtù di regnare nei nostri cuori, che, come tutti sanno, sono costituiti dall’amore disordinato ai beni materiali, ai piaceri sensibili e alla propria volontà… Coi voti di povertà, di castità e di obbedienza, il religioso erige volontariamente una muraglia fra sé e la triplice concupiscenza, rinunciando totalmente all’uso dei beni materiali, dei piaceri sensibili e della propria volontà”… In particolare sono un olocausto preziosissimo offerto a Dio… Questo sacrificio, fatto per amor di Dio, costituisce uno dei più eroici atti di carità che l’uomo possa compiere liberamente” (pagg. 290-291).

 Aspetto ascetico-mistico

Padre Royo Marin, dopo aver rimandato alla sua opera precedente, Teologia della perfezione cristiana, tratta nelle restanti settecento pagine gli aspetti dell’ascesi cristiana, che devono vivificare la vita del religioso. La spiegazione dei diversi capitoli nel corso del noviziato e la rilettura negli anni seguenti, permettono al religioso di sondare la ricchezza della vita religiosa, dell’eccellenza delle virtù che corrispondono ai tre voti e dei vantaggi che procurano alle loro anime, nonché far crescere il desiderio di rimuovere gli ostacoli insiti nella natura umana refrattaria alla grazia.

Da sottolineare come la parte più estesa sia quella relativa all’obbedienza, intesa come virtù e come voto. Chi vive nel mondo potrebbe pensare che siano la pratica della povertà e della castità a richiedere i maggiori sacrifici per essere osservate fedelmente. Si sottovaluta, così, la difficoltà di praticare l’obbedienza religiosa non solo esteriormente, ma soprattutto interiormente. “L’obbedienza religiosa costituisce, dunque, un sacrificio grandissimo, gradito a Dio in sommo grado, poiché è un dono supremo dell’amore consegnare all’amato non solo quello che si possiede – che è sempre poco – ma quello che si è” (pag. 510). Questo suppone la docilità di chi aspira alla vita religiosa, docilità indispensabile per amare e praticare virtuosamente la santa obbedienza dovuta alle Costituzioni, agli Statuti e ai superiori, per poter obbedire a Dio.

Conclusione

Il mondo detesta e deride la mansuetudine delle anime buone e negli anni in cui padre Royo Marin scrisse il libro (tra la fine anni ’50 e l’inizio degli anni ’60) lo spirito del mondo bussava ai conventi e in alcuni casi era già penetrato nel chiostro. È il motivo per cui l’autore consacra numerose pagine per rispondere alle obiezioni che serpeggiavano con sempre maggior virulenza tra i giovani religiosi più fragili e più esposti quindi all’influsso progressista e mondano.

La fragilità caratteriale, che ha portato al crollo delle vocazioni, è da ricercarsi certamente nella mancanza, a partire dagli anni ’60 in seno alla famiglia e alla scuola, dell’educazione allo spirito di sacrificio, alla sottomissione, alla docilità appunto, che determina la fortezza virtuosa del ragazzo. L’assenza di questa impostazione pedagogica favorisce lo spirito capriccioso, egoista, ribelle, e quindi la debolezza morale, un terreno decisamente sfavorevole per far crescere l’eventuale vocazione data da Dio al giovane. Questo determina il disertare la via del seminario o del noviziato (e anche del sacramento del matrimonio) per invece percorre la via tracciata dalle passioni e dagli affetti sregolati.

La Congregazione dei Fratelli dell’Istituto si rivolge quindi ai giovani generosi che non si accontentano di una vita cristiana mediocre e che, nel caso in cui non si sentano chiamati al Sacerdozio o alla vita coniugale, desiderino servire Nostro Signore nella vita religiosa. I frati, come le suore, sono una benedizione per l’Istituto e per tante famiglie, basti pensare al bene che compiono attraverso i catechismi, le colonie e i campi. Preghiamo dunque affinché la vocazione divina sia conosciuta e corrisposta da un numero sempre maggiore di anime.

Fonte: “Sodalitium” n. 73, dicembre 2022, pagg. 54-56
https://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/73.pdf

Pagina del sito di Sodalitium sui Frati dell’IMBC: https://www.sodalitium.biz/religiosi/