La persecuzione anticattolica in Cina
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 50/21 del 25 maggio 2021, San Gregorio VII
La persecuzione anticattolica in Cina
Il regime comunista della Repubblica Popolare Cinese continua la persecuzione della Chiesa cattolica, nell’indifferenza della “comunità internazionale” che finge di non vedere per interessi economici. L’accordo tra la Cina comunista e il Vaticano di Bergoglio del 2020 ha indebolito ulteriormente la posizione dei cattolici che non intendono sottomettersi all’associazione scismatica voluta dal regime. Inoltre la chiusura delle frontiere causata dall’influenza cinese ha permesso al regime comunista di incrementare la persecuzione dei cattolici. Gli attuali gerarchi cinesi sono i degni eredi degli indegni criminali maoisti, che seminarono morte e distruzione tra il fiorente cattolicesimo cinese. L’incarcerazione dei membri della Chiesa, la chiusura dei luoghi di culto, le vessazioni di ogni genere colpiscono sistematicamente il cattolicesimo cinese. Segnaliamo un articolo sulla recente persecuzione scatenata dal regime nella diocesi di Xinxiang, nella Cina centro-orientale. Il clero perseguitato è in comunione con Bergoglio, in quanto si tratta di ecclesiastici che accettano il concilio Vaticano II, ma il regime li perseguita in quanto appartenenti alla Chiesa cattolica.
Xinxiang: vescovo e sacerdoti in arresto subiscono sessioni politiche. Smembrato il seminario
Altri 3 seminaristi arrestati. Tutti e 13 sono stati condotti a casa. Proibito per loro studiare teologia. Secondo alcuni fedeli, le sessioni politiche sono un tentativo di “lavaggio del cervello”. L’Accordo fra il ministero degli Esteri della Cina e la Santa Sede non ha conseguenze sulla vita delle comunità cristiane: la loro vita è gestita dal Fronte unito
Roma (AsiaNews) – Il vescovo di Xinxiang e i 10 sacerdoti arrestati nei giorni scorsi, sono stati portati in un albergo e in isolamento e sottoposti già da ieri a “sessioni politiche” che i fedeli definiscono “lavaggio del cervello”, in cui si inculcano i principi di libertà religiosa concessa dal Partito.
Mons. Giuseppe Zhang Weizhu, 63 anni, è vescovo della diocesi di Xinxiang (Henan) dal 1991. Egli è però riconosciuto dalla Santa Sede, ma non dal governo cinese e ciò lo rende un “criminale”. Allo stesso modo, anche i 10 sacerdoti arrestati sono “criminali” perché rifiutano di firmare l’adesione alla cosiddetta “Chiesa indipendente” e la sottomissione al Partito comunista cinese, come richiesto dai Nuovi regolamenti sulle attività religiose.
Mons. Zhang e i suoi sacerdoti sono stati arrestati il 20 e il 21 maggio in una vasta operazione di polizia che ha coinvolto 100 poliziotti di Cangzhou, Hejian, e Shaheqiao. Insieme a loro sono stati arrestati 10 studenti che ricevevano lezioni di teologia in una fabbrica messa a disposizione di un cattolico. In seguito, altri tre studenti che erano fuggiti sono stati arrestati. I giovani sono stati consegnati alle loro famiglie ed è stato vietato loro di continuare a studiare teologia.
In Cina, i Nuovi regolamenti permettono le attività religiose (comprese le scuole di teologia) solo in luoghi registrati e controllati dal governo; il personale religioso può svolgere le sue funzioni solo se aderisce alla Chiesa “indipendente” (dalla Santa Sede) e si sottomette al Partito.
L’Accordo fra Vaticano e Repubblica popolare cinese non ha cambiato la sostanza di questo controllo: la Santa Sede ha firmato l’accordo con il ministero degli esteri, che la considera uno Stato straniero. Ma le attività delle Chiese e delle religioni in Cina sono gestite dal Fronte unito e dal ministero degli affari religiosi. Ogni accordo con il ministero degli Esteri non ha alcuna ricaduta sulla gestione della Chiesa.
Per questo, sebbene nell’Accordo si riconosca il papa come capo della Chiesa cattolica universale (e quindi anche di quella cinese), ciò non porta ad alcuna conseguenza o libertà per le comunità locali. Al contrario, dopo l’Accordo, si è verificato un incremento della persecuzione soprattutto contro le comunità non ufficiali: vi sono vescovi agli arresti domiciliari, come mons. Jia Zhiguo; vescovi a cui è stata tagliata acqua, luce e gas, come mons. Guo Xijin; vescovi che non possono essere ospitati dai propri fedeli, come mons. Shao Zhumin; vescovi sottomessi a sessioni politiche e “lavaggio del cervello”, come mons. Zhang Weizhu.
Foto: la croce viene rimossa da una chiesa a Xinxiang, 2018.