La Fede cattolica assalita dai Valdesi e difesa da Don Bosco
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 62/15 del 23 giugno 2015, San Giuseppe Cafasso
Segnaliamo alcune pagine delle celebri “Memorie biografiche di Don Giovanni Bosco” relativie all’azione del santo contro gli eretici valdesi. Abbiamo evidenziato in grassetto il paragrafo dove si parla del tempio valdese di Torino recentemente visitato da Jorge M. Bergoglio.
Memorie biografiche di Don Giovanni Bosco raccolte dal sacerdote salesiano Giovanni Battista Lemoyne, vol. IV.
Capo XX – La Fede cattolica assalita dai Valdesi e difesa da Don Bosco.
Il Re Carlo Alberto, come abbiamo detto, aveva emancipato i Protestanti. Pareva che con quell’atto egli intendesse solamente di dare la libertà di professare esternamente il proprio culto, senza detrimento della Religione Cattolica. Ma gli eretici non la intesero così e perciò, appena ottenuto quell’atto e la libertà di stampa, si erano tosto dati a fare tra il popolo irrequieta propaganda dei loro errori con tutti i mezzi possibili, particolarmente con libri e fogli pestiferi. Comparvero tra gli altri i giornali: La Buona Novella, La Luce Evangelica e il Rogantino Piemontese; e poi una colluvie di libri biblici adulterati, di poca mole, prese a dilagare nei nostri paesi, penetrare nelle famiglie, scorrere per le mani di tutti, pervertendone la mente, corrompendone il cuore, instillando insomma nelle anime il veleno delle più esiziali dottrine. Nello stesso tempo scellerati trafficanti di anime si presentavano a quanti venivano a conoscere travagliati dall’indigenza ovvero oppressi dai debiti, e loro offrivano una somma purchè si ascrivessero alla loro setta e abbandonassero la vera fede dei loro maggiori. E purtroppo vi erano di quei miseri che adescati dal luccicare di quelle monete, non sapevano resistere alla tentazione.
Dava mano alla ereticale propaganda il giornale l’Opinione, nel quale, tra gli altri nemici della Chiesa, continuava a scrivere più impudentemente di tutti Bianchi-Giovini, autore di una lurida e calunniosa Storia dei Papi e di altre opere infami. Si aggiungeva che i Protestanti a questa propaganda erano preparati, ed i Cattolici non lo erano punto per opporle un argine, impedirla, o almeno scemarne le disastrose conseguenze. Fidandosi delle leggi civili, che fino allora avevano protetta la Religione Cattolica dagli assalti della eresia; fidandosi soprattutto del primo articolo dello Statuto che porta: La Religione Cattolica, Apostolica, Romana, è la sola Religione dello Stato, i Cattolici si trovarono come soldati scossi all’improvviso dal suono della tromba guerriera, e chiamati a scendere in campo di battaglia, senza armi adatte a combattere nemici premuniti in ogni punto. Infatti i Cattolici abbisognavano di giornaletti di buona lega per diffonderli a larga mano, e pochissimi ne possedevano; facevano mestieri soprattutto libretti semplici e di poco costo, ed invece non si avevano che opere voluminose di grande erudizione. Erano quindi in pericolo di perdere la fede non solamente i giovanetti, ma tutto il basso popolo, alla cui seduzione miravano i nemici della Chiesa.
A quella vista si accese di carità e di zelo il cuore del nostro Don Bosco, il quale, col fine di preservare dai serpeggianti errori i suoi cari giovanetti, provvide un mezzo di salute eziandio a migliaia, anzi a milioni di altre persone. Compose e pubblicò pertanto alcune tavole sinottiche intorno alla Chiesa Cattolica, foglietti volanti, ricchi di ricordi e di massime morali e religiose adattate ai tempi, e si diede a spargerli gratuitamente tra i giovani e tra gli adulti a migliaia di copie, specialmente in occasione di esercizi spirituali, di sacre missioni, di novene, di tridui e feste.
Nè a semplici fogli si limitò l’industriosa carità del nostro buon Padre; poichè nel 1851 mise pure in luce una seconda edizione del Giovane Provveduto coll’immagine sul frontispizio di S. Luigi e vi aggiunse in fine sei capitoli in forma di dialogo che portavano per titolo comune: Fondamenti della Cattolica Religione. Questi dimostravano, una sola essere la vera religione: le sette dei Valdesi e dei Protestanti non avere i caratteri della Divinità, non trovarsi in esse la vera Chiesa di Gesù Cristo; essere i Protestanti separati dal fonte della vera vita, che è il Divin Salvatore, e convenire essi stessi che i Cattolici si possono salvare e che si trovano nella vera Chiesa. Non tralasciava un monito su ciò che debbono fare gli Ebrei, i Maomettani ed i Protestanti per salvare le loro anime. (…)
E questi Fondamenti, eziandio come erano compendiati nel 1851, al protestanti dovettero sembrare un colpo abbastanza serio per le loro false dottrine, poichè correvano, come la Storia Ecclesiastica e la Storia Sacra, nelle mani di tante migliaia di giovani, ai quali di preferenza essi tendevano le loro reti. D. Bosco nel concludere aveva scritto: “Tutti quelli che perseguitarono la Chiesa nei tempi passati non esistono più, e la Chiesa di Gesù Cristo tutt’ora esiste. Tutti quelli che perseguitano la Chiesa presentemente, di qui a qualche tempo non ci saranno più; ma la Chiesa di Gesù Cristo sarà sempre la stessa, perchè Iddio ha impegnato la sua parola di proteggerla e di essere sempre con lei sino alla fine del mondo”. (…)
Intanto Don Bosco aveva notizie certe che l’eresia valdese s’insinuava e faceva ogni giorno più strada in varii paesi. (…)
In mezzo a queste sue sollecite cure, da un povero infelice di nome Wolff che aveva apostatato, e che, per le solite contraddizioni dei cuore umano, gli narrava tutte le decisioni e i passi de’ suoi correligionarii, seppe come i Valdesi fossero risoluti di innalzare un tempio in Torino. Infatti a questo fine avevano domandato al Municipio la concessione di un’area fabbricabile presso il giardino pubblico. I Protestanti in Torino erano poco più di duecento. Il Municipio non aveva acconsentito, benchè il progetto fosse appoggiato dall’Avvocato generale presso la Corte d’Appello. Allora gli eretici comperarono a loro spese un’altra area lungo il viale del Re poco lontana dall’Oratorio di S. Luigi, autorizzati da regii decreti, del 17 dicembre 1850, e del 17 gennaio 1851, costruire il progettato tempio. Approvati dalla commissione edilizia i disegni di questo e degli edifizi annessi, il Municipio cercava di guadagnar tempo volendo declinare ogni responsabilità in faccia ai Cattolici; ma il Ministro degli Inter Galvagno fece note le disposizioni sovrane, e fu giuocoforza che cessassero le nobili opposizioni a quell’onta che si voleva recare alla città. Appena la cosa si fece pubblica, i Torinesi anzi tutti i Cattolici del Piemonte, ne furono vivamente addolorati e pregarono il Signore a tener lontano dal paese tanto scandalo. I Vescovi reclamarono in una lettera colletti al Re, in nome della religione, dello Statuto, dell’onore Casa Savoia, citando le disposizioni del codice penale e codice civile. Ma non si tenne conto di questi reclami e si diede subito mano alla costruzione del tempio l’esercizio del culto riformato protestante. Così riceve appoggio chi moveva una guerra fierissima alla Religione Cattolica.
Don Bosco appena seppe di queste mene, non ancor pago di ciò che aveva già fatto, compose e pubblicò un libretto col titolo: Avvisi ai Cattolici. È pregio dell’opera di riprodurne qui il proemio:
“Popoli Cattolici, così egli scriveva, aprite gli occhi tendono a voi moltissime insidie col tentare di allontana da quell’unica, vera, santa Religione, che solamente conservasi nella Chiesa di Gesù Cristo. Questo pericolo fu già in più guise proclamato nostri legittimi Pastori, dai Vescovi, posti da Dio a difenderci dall’errore ed insegnarci la verità. La stessa infallibile voce del Vicario di Gesù Cristo avvisò di questo insidioso laccio teso ai Cattolici, cioè molti malevoli vorrebbero sradicare dai vostri cuori la Religione di Gesù Cristo. Costoro ingannano se stessi e ingannano gli altri; non credeteli. Stringetevi piuttosto di un cuor solo e di un’anima sola ai vostri Pastori, che sempre v’insegnarono la verità. Gesù disse a S. Pietro: Tu sei Pietro e sopra questa pietra fonderò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non la vinceranno mai, perchè io sarò coi Pastori di essa tutti i giorni sino alla consumazione dei secoli. Questo disse a S. Pietro e ai suoi successori, i Romani Pontefici, e a nissun altro. Chi vi dice queste cose diverse da quanto vi dico, non credetelo: egli v’inganna. Siate intimamente persuasi di queste grandi verità: Dove c’è il successore di S. Pietro, là c’è la vera Chiesa di Gesù Cristo. Niuno trovasi nella vera Religione, se non è Cattolico; niuno è Cattolico senza il Papa. I nostri Pastori e specialmente i Vescovi, ci uniscono al Papa, il Papa ci unisce con Dio. Per ora leggete attentamente i seguenti avvisi, i quali, ben impressi nel vostro cuore, basteranno a preservarvi dall’errore. Quello poi, che qui viene ora brevemente esposto, fra poco l’avrete in apposito libro diffusamente spiegato. Il Signore delle misericordie infonda a tutti i Cattolici tanto coraggio e tale costanza, da mantenersi fedeli osservatori di quella Religione, in cui noi fortunatamente siamo nati e siamo stati educati. Costanza e coraggio, che ci faccia pronti a patire qualunque male, fosse anche la morte, anzichè dire o fare alcuna cosa contraria alla Cattolica Religione, vera e sola Religione di Gesù Cristo, fuori di cui niuno può salvarsi”.
A questa specie di proclama, non più indirizzato solo ai giovani, ma in generale ai Piemontesi e in ispecie ai Torinesi, facevano seguito i Fondamenti della Cattolica Religione stampati poco prima nella seconda edizione del Giovane Provveduto; e si prometteva intanto un apposito libro nuovo che egli stava scrivendo. Questo avrebbe per iscopo di mettere in guardia le anime contro le insidie ereticali, di ammaestrarle nelle verità più necessarie a sapersi, di svelare l’errore dei seduttori, di arrestarne la mala influenza e così confermare nella fede i cattolici. Era il libro che ebbe per titolo: Il Cattolico istruito nella sua religione.
Degli Avvisi ai Cattolici fu straordinario lo spaccio; in soli due anni se ne diffusero oltre a duecento mila esemplari. Ma se questa operetta tornò gradevolissima a tutti i buoni, inasprì i Protestanti e li fece montare in sulle furie. Mentre si credevano di poter a loro bell’agio devastare, a guisa degli antichi Filistei, il campo del Signore, si vedevano venire innanzi un novello Sansone a scoprire le loro arti, a rompere le loro file, a scompigliare le loro schiere in difesa del popolo di Dio.
Con questa pubblicazione e con le altre molte che la seguirono, D. Bosco indicava al secolo l’arma più potente per combattere i nemici della religione e segnava la strada a quanti volessero correre in difesa della società cristiana minacciata. In questi anni tutto pareva morto nel campo cattolico, e D. Bosco lo risvegliò in Torino. (…)