La dieta di don Bosco
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 33/23 del 17 marzo 2023, San Patrizio
La dieta di Don Bosco
Monsignor Giovanni Cagliero ricordava: la mensa di don Bosco fu sempre frugalissima, per non dire meschina. Io da giovanetto nel 1852 e 1853 assistevo al suo pranzo e alla sua cena. La minestra ed il pane era quello che mangiavamo noi; e la pietanza che gli preparava la sua buona Mamma Margherita era per lo più di legumi e alle volte con pezzettini di carne o di uova, sovente di zucca condita: e vedeva che lo stesso piatto presentato alla mattina ritornava alla sera riscaldato. Anzi lo vedeva alle volte ritornare per più giorni ed anche sino al giovedì se era una torta di mele. Egli però non si occupava mai di quello che preparava sua madre. Fu sempre fedele alla massima di san Francesco di Sales: “Nulla chiedere e nulla rifiutare”.
A colazione non prendeva per molti anni altro che una piccola tazza di caffè mescolato a cicoria, bevanda che non faceva gola a nessuno, mescolandovi alcune gocce di latte solo quando veniva costretto da qualche indisposizione. Per qualche tempo e di rado vi bagnava una fetta di pane e in fine lasciò anche questo.
Suonato il mezzo giorno, talvolta era ancora trattenuto in camera dalle udienze, che furono causa, come vedremo, della più grande delle sue mortificazioni, quindi ordinariamente giungeva nel refettorio molto in ritardo. Tanto più che in quel tragitto era sovente fermato da più persone, che l’una dopo l’altra volevano dirgli o sentire da lui qualche parola; e talora ne incontrava di quelle che non conoscevano discrezione, trattenendolo lungamente. Ed egli, con ammirabile pazienza e tutta pacatezza, ascoltava, rispondeva e cercava di dare ad ognuno soddisfazione.
Giunto in refettorio, se erano già usciti i soliti commensali, pranzava, attorniato dai giovanetti sopravvenuti, che lo circondavano così da togliergli quasi il respiro, assordato, dal loro chiasso, in mezzo ad una confusione e ad un ambiente non certamente gradito ai sensi, ma graditissimo a lui che non cercava i suoi comodi, ma il vantaggio de’ suoi figliuoli.
E don Bosco preferiva patate, rape ed erbe purché ben cotte, quantunque insipide, adducendo per ragione che erano più confacenti al suo stomaco; e ripeteva frequentemente la massima: – Dover l’uomo mangiare per vivere e non vivere per mangiare. – Di quando in quando i suoi chierici cercavano di fargli provvedere qualche vivanda più adattata alla sua malferma salute; ma se egli se ne accorgeva, se ne lagnava e cercava di impedire ogni attenzione.
Era ammirabile la sua indifferenza riguardo alla qualità e al condimento dei cibi. Non fu mai udito lamentarsi del vitto. Avvenne talvolta che dopo di lui si servisse di minestra qualche altro, che di solito, dopo averla assaggiata, la buttava con mille smorfie. Don Bosco l’aveva mangiata serenamente.
Aveva preso la risoluzione di non dire mai: “Questo mi piace, questo non mi piace”. Finché visse sua madre, il cibo se non altro era caldo, e qualche rara volta leggermente più sostanzioso del solito. Una volta, narrava il teologo Savio Ascanio, Margherita vedendo il figlio spossato, gli preparò una minestra con dentro un tuorlo d’uovo. Ma egli vedendo che ancor io ero molto stanco, la divise con me.
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