La devozione a San Giuseppe (prima parte)
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 20/21 del 2 marzo 2021, San Simplicio
La devozione a San Giuseppe (prima parte)
Nel mese di San Giuseppe pubblichiamo, in due parti, uno studio del padre Tarcisio Stamare (1928-2020), OSI (Oblati di San Giuseppe d’Asti), sulle devozioni in onore del Santo.
San Giuseppe nelle devozioni
Un cappuccino italiano, Giovanni da Fano (+ 1539), al suo De Arte Unione (1536) unì in appendice un pio esercizio intitolato “Li septe pater nostri de san Joseph”, facendone autore lo stesso san Giuseppe, il quale, dopo aver salvato due monaci naufragati sulle coste della Fiandra, li avrebbe esortati a recitare ogni giorno sette Pater e Ave in memoria dei suoi dolori.
La devozione sembra modellata sulla corrispondente devozione all’Addolorata, allora assai in voga. Ai sette dolori vennero presto aggiunte le sette allegrezze. La pratica dei Sette dolori e sette allegrezze di san Giuseppe, approvata dai Sommi Pontefici, è molto diffusa. La formula è attribuita al padre Gennaro Sarnelli (+ 1744), uno dei primi religiosi di sant’Alfonso.
Alla fine del sec. XV troviamo inserita nell’opera di Giovanni Mombaer (+1501), Rosarum hortulus, una Coroncina in onore di san Giuseppe. Più sviluppato è il Rosarium de sancto Joseph di Giovanni Trithemius (+ 1516): è composto di cinque decine di “articoli” (enunciazioni di un aspetto della vita di Giuseppe, seguite dalla preghiera Ave, Ioseph nazarene), conclusi da un Pater noster e altre appropriate invocazioni.
Le prime Litanie di san Giuseppe finora conosciute furono pubblicate a Roma nel 1597 da Jerónimo Gracián de la Madre de Dios; mentre l’edizione spagnola conteneva 49 invocazioni, quella italiana ne conteneva 21. Nel sec. XVII si diffusero in gran numero e con molte varietà.
Risale al 1850, per opera di un cappuccino bavarese, una Coroncina (o Rosario) di san Giuseppe, composta di sessanta grani e di una speciale preghiera (Ave, Ioseph), nella quale vengono inseriti i misteri della vita del Santo. Tra le numerose formule dell’Ave, Joseph proponiamo la seguente:
“Ave, o Giuseppe, uomo giusto. Dio ti ha scelto come sposo di Maria e Gesù ti ha onorato con il nome di padre. O custode del Redentore e Patrono della Chiesa universale, proteggi le nostre famiglie e assistici nell’ora della morte. Amen”.
Il Cingolo (o Cordone) di san Giuseppe è dovuto a una religiosa agostiniana di Anversa (Belgio), che nel 1659 era stata guarita dall’imposizione di un cordone benedetto in onore del Santo. Per tale devozione, conosciuta nel 1842 a Verona, venne canonicamente eretta in detta città una confraternita con sede nella chiesa di San Nicolò.
Verso il 1700 il Convento svizzero di Einsiedeln diffuse oggetti di devozione – anelli di san Giuseppe e rosari – per ottenere la protezione contro l’impurità, la stregoneria e l’epilessia. Uno speciale olio ottenuto dai gigli di san Giuseppe doveva servire come farmaco domestico contro le malattie della pelle.
Probabilmente è legata alla spiritualità del P. Bartolomeu do Quental, fondatore degli Oratoriani in Portogallo, colà stabilitisi nel 1668, la propagazione nel secolo successivo di una devozione speciale verso la Trinità creata, sia sotto i simboli dei cuori di Gesù, Maria e Giuseppe, sia sotto quello della Fuga in Egitto. Tale festa era molto popolare a Porto e il papa Benedetto XIV aveva permesso agli Oratoriani, nel 1754, di celebrarla solennemente la IV domenica di aprile. Roma condannò, nel 1879 e nel 1893, la rappresentazione artistica dei tre cuori uniti (medaglie, immagini, pitture e sculture).
La devozione ai Santissimi Cuori dei Sovrani Signori Gesù, Maria e Giuseppe è testimoniata dal 1733, con un santuario a Porto (Portogallo) e una Confraternita a Ouro Preto (Brasile), esistente nel 1785. A Siviglia (Spagna) una Confraternita professava nel 1744 la Schiavitù del Sacro Cuore del gloriosissimo Signore San Giuseppe. La devozione al Cuore di san Giuseppe si diffonde nel Messico nel 1747. Una Pia Unione del purissimo Cuore di San Giuseppe fu promossa dal P. Michele Bocco O.M.V., nel 1846, e si diffuse in Italia, Francia, Austria, Germania e Birmania, raggiungendo 30.000 iscritti. Il culto del Cuore di san Giuseppe non conservò, tuttavia, il favore della Chiesa, che lo disapprovò nel 1873.
Lo Scapolare di san Giuseppe, nato come devozione privata a Lons-le-Saulnier, diocesi di Saint-Claude (Francia), per opera di una religiosa terziaria francescana, fu diffuso per merito dei PP. Cappuccini e approvato alla Santa Sede l’8 aprile 1893. I PP. Cappuccini avevano ottenuto, nel 1865, l’approvazione della formula per benedire e imporre lo Scapolare della B.V.M., San Giuseppe e San Camillo.
Le Messe di Santa Teresa consistono in sette Messe solenni in onore di san Giuseppe da celebrarsi, una al mese, dal 19 aprile fino al 15 ottobre, festa di santa Teresa.
Leone XIII alcune volte, nel 1883, benedisse un Agnus Dei che rappresentava san Giuseppe con un giglio nella mano destra e il bambino Gesù sul braccio sinistro, e aveva l’iscrizione: S. Josephus. ecclesiae. cath. patronus. leo XIII p.m.
Nell’arcidiocesi della Città di Messico venivano benedette, nel 1785, per la festa di san Giuseppe delle candele per ottenere la liberazione dai fulmini e dalle tempeste. Nel 1903 fu approvata per le regioni messicane la formula di benedizione dell’acqua di san Giuseppe; nello stesso anno la S.R.C. concedeva la facoltà ordinaria di benedire in onore di san Giuseppe candele, cingoli, anelli e medaglie. L’olio di San Giuseppe è in uso presso l’Oratorio di San Giuseppe, a Montréal.
Altre pratiche sono: il Culto perpetuo, iniziato a Milano nel 1854, che consiste nel dedicare a san Giuseppe un giorno ogni anno ovvero ogni mese (fu approvato da Pio IX con rescritto del 20 gennaio 1856); la Corte a San Giuseppe e alla Sacra Famiglia, ossia la visita mensile ad un’immagine del Santo o delle tre auguste Persone che formano la Trinità della terra; la Corona perpetua di San Giuseppe, ossia la recita in un’ora determinata di un “Padre nostro” e sette “Ave, Maria”, con un “Gloria” a onore di un dolore e allegrezza del santo Patriarca. Inoltre: il Sacro manto, i nove mercoledì prima della festa di san Giuseppe, il primo mercoledì di ogni mese, le sette domeniche di san Giuseppe (approvate da Gregorio XVI il 22 gennaio 1836), la Novena perpetua, i diciannove mercoledì consecutivi e i sette o i quindici mercoledì precedenti la festa di san Giuseppe, le Tre Corone, il Duodenario, il Piccolo Ufficio di san Giuseppe, i Cinque Salmi dei Nomi SS. di Gesù, Giuseppe e Maria, il Rosario del Devoto di san Giuseppe (ideato da Mons. Lodovico Raffaelli e approvato dall’arciv. di Modena il 15 settembre 1885), le Coroncine a Maria SS. e a san Giuseppe.
I PP. Carmelitani introducono a Liegi (Belgio) con l’approvazione del Vescovo, nel 1675, il pio esercizio dei sette giorni o sette mercoledì consecutivi nei quali si onorano i sette principali privilegi di san Giuseppe, ossia: la sua predestinazione a sposo di Maria e a padre nutrizio di Gesù, le particolari grazie che ne conseguirono, la dignità di padre di Gesù, la dignità di sposo di Maria, le grazie e i favori che ricevette per il compimento del suo ministero, la gloria che ne deriva, la sua protezione verso tutti i cristiani.
Il gesuita Antonio Natali (+1701) suggerisce due pratiche per il mercoledì. La prima consiste nel recitare la prima strofa dell’inno Caelitum Joseph con un “Pater, Ave” ripetuti sette volte. La seconda pratica, che si rifà a santa Gertrude, è detta corona sanctae conversationis (familiarità) Jesu, Mariae et Joseph, e consiste nel ripetere ai tre personaggi degli atti di fede, speranza, amore, stima, gaudio, adorazione, lode, ringraziamento, offerta e desiderio. Questi dieci atti, ripetuti per tre volte, rievocano i trent’anni in cui Gesù, Maria e Giuseppe convissero in santa familiarità.
La prima novena indulgenziata (Clemente XI) in preparazione alla festa di San Giuseppe fu tenuta, nel 1713, a Roma nella chiesa di Sant’Ignazio.
Tempi particolari dedicati al Santo sono il mese di marzo e tutti i mercoledì. La pratica del mese di san Giuseppe, già sollecitata nel 1860 da Mons. A.P.Borgniet, Vicario apostolico di Nanchino (Cina), fu approvata e indulgenziata da Pio IX (27 aprile 1865) e da Pio XI (21 novembre 1933); Pio IX il 4 febbraio 1877 permetteva di iniziare il mese di san Giuseppe il 16 o 17 febbraio. Nel 1802 fu stampato a Venezia ad usum di una Confraternita della parrocchia di Sant’Agostino, in Modena, Il mese del Giglio, ossia il mese di giugno consacrato a San Giuseppe; tuttavia, il libro che ebbe più edizioni in diverse lingue fu quello di Giuseppe Marconi: Il Mese di marzo consacrato al glorioso patriarca San Giuseppe (Roma 1810).
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