Khashoggi ucciso per le armi chimiche saudite
Khashoggi ucciso per le armi chimiche saudite
Jamal Khasoggi stava per rivelare che l’Arabia Saudita aveva usato armi chimiche nello Yemen ed era in procinto di ottenere prove documentali su tale crimine. Così un amico intimo del giornalista ucciso il 2 ottobre nel consolato saudita di Istanbul al Daily Express.
Le rivelazioni del Daily Express
La fonte del giornale britannico, che ha chiesto l’anonimato, aveva incontrato il dissidente saudita una settimana prima della sua morte, e lo aveva trovato “triste e preoccupato”.
Avendo egli chiesto il motivo di tanta preoccupazione, Khashoggi aveva dapprima nicchiato, per poi rivelare quanto poi pubblicato sul Daily.
Il giornale britannico riporta anche le dichiarazioni di una fonte interna all’intelligence del Regno Unito, il quale a sua volta ha affermato che i servizi segreti di Londra sapevano che Riad aveva ordinato di rapire il cronista e portarlo in Arabia Saudita. Missione che in realtà poteva avere anche altri sviluppi, compreso il suo assassinio.
Invero, si può aggiungere, la via del rapimento non era affatto percorribile. Una sua carcerazione a Riad sarebbe stata insostenibile: avrebbe suscitato la reazione dei suoi colleghi del Washington Post e innescato una crisi irreparabile con gli Usa.
L’uomo doveva dunque essere ucciso. E ucciso a Istanbul. E il suo corpo doveva sparire per evitare grane. Omicidio premeditato, dunque, e non altro.
L’ordine, secondo la fonte del Daily, sarebbe arrivato dalla cerchia reale, anche se la fonte non è a conoscenza di una responsabilità diretta del principe ereditario Mohamed bin Salman, che i turchi, e non solo, indicano come mandante del delitto.
I servizi segreti britannici, secondo l’agente inglese, avevano suggerito ai sauditi di desistere, ma evidentemente non sono stati ascoltati. La spia non è al corrente di un’eventuale condivisione della notizia con altre agenzie di intelligence. Certo è che Khashoggi non è stato avvertito. Omissione fatale.
Khashoggi e la sporca guerra dello Yemen
Ma al di là della soffiata dell’agente britannico, la vera rivelazione dell’articolo del Daily è quella riguardante le armi chimiche. Perché presumibilmente è questo il motivo per il quale Khashoggi è stato ucciso. Tale notizia, infatti, avrebbe cambiato il volto del Medio oriente.
Di fronte a una rivelazione del genere, per di più pubblicata sul Washington Post, il giornale sul quale scriveva Khashoggi, gli Stati Uniti sarebbero stati costretti a togliere il loro sostegno a Riad nella guerra yemenita, già oggetto di critica di alcuni membri del Congresso.
La guerra sarebbe finita, dal momento che Riad non poteva sostenerla da sola. Oltre che per Mohamed bin Salman, che l’ha fortemente voluta, sarebbe stato uno scacco dell’intero fronte anti-Teheran, dato che l’Iran appoggia i ribelli yemeniti (Piccolenote).
Inoltre è più che probabile che lo scoop di Khashoggi avrebbe avviato un’inchiesta sull’operato dell’esercito americano, che non poteva ignorare l’uso di tali armi da parte del suo alleato e aveva taciuto.
Non solo, avrebbe anche gettato ombre sulla politica americana riguardo la Siria, dove l’asserito uso delle armi chimiche da parte di Damasco ha suscitato indignazione e innescato bombardamenti “punitivi”.
L’Arabia Saudita, ovviamente, non avrebbe subito la stessa sorte, dati i suoi rapporti con Washington. Una discrasia che avrebbe messo a nudo, in maniera palese e irrevocabile, la totale strumentalità di quell’indignazione e di quei bombardamenti.
Di documenti segreti
Si capisce anche perché il cronista del WP è stato torturato orribilmente prima di essere ucciso, come hanno rivelato i turchi che possiedono le registrazioni di tali sevizie (Piccolenote o Adnkronos).
Khashoggi doveva rivelare la fonte dell’attesa documentazione, per mettere a tacere tutto.
È presumibile immaginare che quanti erano a conoscenza della missione contro Khashoggi, che sicuramente non erano solo i britannici, fossero segretamente ansiosi che questa fosse portata a termine, per evitare le tante e imbarazzanti conseguenze del suo scoop.
Ovviamente, però, non immaginavano che Riad agisse in modo tanto maldestro da farsi pizzicare in flagranza di reato.
Un’approssimazione, quella degli agenti sauditi inviati a Istanbul, che si spiega a sua volta con il fatto che essi erano convinti, e non a torto, di poter godere della massima copertura possibile, stante appunto che la scomparsa di Khashoggi avrebbe fatto tirare un sospiro di sollievo a tanti, in Occidente come in Medio oriente.
Chissà se poi i sauditi, o chi per loro, sono riusciti a mettere le mani su quei documenti. E se in qualche angolo segreto della terra qualcun altro è sparito nel nulla.
Quel che sappiamo è che finora non è trapelato nulla di quanto il cronista del Washington Post aveva intenzione di rivelare.
L’omicidio di Khashoggi, nonostante tutto, finora ha ottenuto lo scopo desiderato. Delitto imperfetto, dunque, ma di funesta efficacia.