2017 Comunicati  21 / 06 / 2017

Israel Akbar

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 62/17 del 21 giugno 2017, San Luigi
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Israel Akbar

Così Israele aiuta i ribelli in Siria

“Israele sta dalla nostra parte in modo eroico. Non saremmo sopravvissuti senza il suo aiuto” (Moatasem al Golani)

I ribelli siriani ricevono aiuti finanziari e umanitari da Israele. Lo scrive l’edizione di oggi del Wall Street Journal. Secondo quanto fa sapere il quotidiano di New York, l’esercito dello Stato ebraico sarebbe in continuo collegamento con i ribelli siriani che si trovano oltre confine, fornendo soldi ai loro comandanti e munizioni e stipendi ai miliziani. Come è noto, in passato Tel Aviv ha curato alcuni dei 3mila ribelli feriti in Siria. Secondo quanto fa sapere il Wall Street Journal, però, “il coinvolgimento di Israele sarebbe molto più profondo“. Lo Stato ebraico sarebbe particolarmente attivo nelle alture del Golan, conquistate nel 1967 alla Siria.
Abu Syhayb, comandante del gruppo Fursan al-Joulan (Cavalieri del Golan), ha detto di ricevere 5mila dollari al mese da Israele. Questo gruppo è legato all’Esercito siriano libero e non riceve dalle potenze occidentali né finanziamenti né armi (almeno sotto la luce del sole).  Fursan al-Joulan è il gruppo con più contatti con Israele e da più tempo (ormai sono sette anni). Secondo quanto ha fatto sapere il portavoce dei ribelli, Moatasem al Golani, dopo aver combattuto nella provincia di Quneitra, i suoi miliziani hanno incontrato alcuni soldati israeliani che parlavano arabo e che si sono preoccupati di portare i feriti negli ospedali dello Stato ebraico.

Una minaccia per Israele
Per Israele è fondamentale arginare l’avanzata degli Hezbollah libanesi, considerati da Tel Aviv il braccio armato dell’Iran. Proprio il Partito di Dio e i Pasdaran hanno avuto un ruolo fondamentale nel mantenere in sella Bashar Al Assad. Il timore di Israele è che si possa creare un asse capace di unire Teheran a Beirut. In alcune occasioni, i caccia israeliani hanno bombardato alcuni mezzi che rifornivano gli Hezbollah in Siria.

La politica del buon vicinato
Secondo quanto fa sapere il Wall Street Journal, questa politica “del buon vicinato” è iniziata sotto l’ex ministro della Difesa Moshe Ya’alon per proseguire poi con il suo successore, Avigdor Lieberman. “È una questione di interessi”, fa sapere una fonte del quotidiano statunitense che conosce in profondità la politica israeliana: lo Stato ebraico fornisce aiuti umanitari e, in cambio, ottiene delle zone cuscinetto formate da milizie locali in grado di difenderlo.

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