Il sangue pontificio versato a Castelfidardo e la commossa gratitudine di Pio IX
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 68/24 del 18 settembre 2024, San Giuseppe da Copertino
Il sangue pontificio versato a Castelfidardo e la commossa gratitudine di Pio IX
Pubblichiamo alcuni brevi brani relativi ai militari pontifici morti o feriti nel settembre 1860 per la difesa dello Stato della Chiesa e l’omaggio che ricevettero a Roma da Pio IX.
I brani sono tratti da: Dr. Giuseppe Sebastiano Pelczar, Pio IX e il suo pontificato sullo sfondo delle vicende della Chiesa nel secolo XIX, vol. II, Torino, Libreria G.B. Berrutti, 1910.
(…) [I nemici] col tradimento e colla forza preponderante, riportarono trionfo, ma il trionfo morale spettava ai nuovi Maccabei dell’esercito pontificio. Essi potevano ripetere col Lamoricière : Non fummo battuti, ma massacrati; poiché, a prescindere dal panico incusso da decine di cannoni piemontesi, tutti si comportarono valorosamente, tanto gli Italiani sotto il colonnello Zappi a Pesaro, come gli Irlandesi a Spoleto i, ed i Franco-belgi a Castelfidardo. Scorse pure colà il sangue polacco, essendo che alcuni Polacchi perirono a Perugia, ed una compagnia del primo battaglione dei carabinieri, che si battè a Montefiascone, era per metà costituita da Polacchi, di cui caddero parecchi. Sotto Castelfidardo un buon numero di Polacchi si battè sotto la guida del prode maggiore Fuchmann, ed essi, insieme coi Franco-belgi, ripararono la disordinata ritirata verso Loreto e si ritrassero dal campo in ordine, colla musica alla testa, e portando seco i feriti. Il noto capitano Piotrowski segnalassi specialmente nella ritirata del colonnello Kanzler da Sinigaglia. Due compagnie di Tedeschi non tenendo fronte alla cavalleria piemontese, lasciaronsi prendere persino la cassa militare ; ed ecco il Piotrowski, con una compagnia di cacciatori superare quattro assalti della cavalleria e riprendere la cassa. Ad Ancona alcune centinaia di Polacchi combatterono valorosamente, così che il Lamoricière, nel rapporto del 3 novembre, diede la debita lode al capitano del genio Giovanni Popiel (pagg.262 – 263).
(…) A Roma il S. Padre fece celebrare un funerale pei caduti, e commise all’artista Tenerani l’erezione di un monumento marmoreo in loro onore. Una sepoltura solennissima fu data ai resti mortali del gen. Pimodan, alla cui famiglia concesse il Papa il titolo di conti. Un’immensa moltitudine preceduta da mons. de Mérode uscì incontro al feretro, che fu trasferito a Roma il 30 settembre, ed accalcossi poi nella chiesa di S. Ludovico, nei cui’ sotterranei venne esso deposto. In quell’occasione Pio IX fece apporre alle porte di quella chiesa la seguente epigrafe : Georgio de Pimodan, viro nobilissimo, duci fortissimo, quem pro Sede apostolica magnae animae prodigum catholicus orbis luget, Pius IX Pont. Max. suo et romance ecclesiae nomine solemne funus tantae virtuti et pietati debitum moerens persolvit; tuttogiorno vedonsi ivi due lapidi con iscrizione in latino ed in francese 3.
ll Papa, non contento di pregare egli stesso per le anime dei caduti di Castelfidardo, depositò presso la Scala Santa un fondo per la celebrazione di cento messe ogni anno in loro suffragio. Parimenti mostravasi pieno di riguardi e di compassione pei reduci feriti ; nel che assecondavalo pure volentieri il popolo di Roma. L’irlandese Furcy, che per l’amputazione di una gamba non poteva di per sè venire, fu a lui portato in una lettiga da campo ; e Pio IX chinossi sopra di lui abbracciandolo teneramente. A tutti i soldati fece distribuire una medaglia su cui era impressa una croce rovesciata ed all’esergo l’iscrizione : Pro Petri Sede Pio IX Pont. Max. Anno XV — Victoria quae vincit mundum fides nostra. Ma soprattutto volle onorare il Lamoricière. Il 4 ottobre gli diresse a Genova una lettera in attestazione della sua riconoscenza ed affetto paterno ; ed al suo arrivo a Roma, il 14 di quel mese, accogliendolo cordialmente avrebbe voluto ricolmarlo di favori. Anche i cittadini riconoscenti gli fecero un’ovazione ; il senato gli offerse il titolo di principe di Roma, ma l’umile uomo non accettò altro premio 2 fuorché la decorazione dell’Ordine di Cristo, giusta l’espresso desiderio del Papa, bramoso che il petto di quegli, che s’era sacrificato alla difesa del patrimonio ecclesiastico, andasse fregiato coll’emblema di Colui al quale tal patrimonio appartiene. (pagg.270 – 271).
Il gen. De Pimodan ferito mortalmente alle Crocette di Castelfidardo.