Il Gesuita comunista
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 30/22 del 22marzo 2022, San Benvenuto
Il Gesuita comunista
Matteo Manfredini è un giornalista originario della montagna reggiana, per cui si è imbattuto nella figura di Padre Alighiero Tondi, il “gesuita comunista” del titolo, che nella montagna reggiana e a Reggio stesso passò l’ultima parte della sua vita tormentata. Vita tormentata o – come da sottotitolo – “vita estrema di Alighiero Tondi, spia in Vaticano”.
La parte più interessante per la storia recente della Chiesa sta proprio in questo sottotitolo, ovvero nel periodo in cui il padre Gesuita Alighiero Tondi, docente alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, svolse la sua attività spionistica al servizio del Partito Comunista Italiano di Palmiro Togliatti, infiltrandosi negli ambienti della “destra” cattolica, quelli di Luigi Gedda, per capirci, che aggirando la Democrazia Cristiana di De Gasperi cercava una al- leanza politica tra l’Azione Cattolica e le destre (Movimento Sociale Italiano e Partito monarchico), nell’ambito di quel “partito romano” descritto da Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio (Il “partito romano”. Politica italiana, Chiesa cattolica e Curia romana da Pio XII a Paolo VI, Morcellliana, 2007). Padre Tondi ebbe persino un rapporto di amicizia con Attilio Mordini, il cattolico evoliano tra i padri del “tradizionalismo” italiano, che aveva combattuto nella R.S.I. ed era stato incarcerato a guerra finita, nonché con Vanni Teodorani, genero di Mussolini (pp. 152 ss.). In questo contesto Tondi era cosciente della genealogia che legava i primi modernisti con i gesuiti belgi e francesi esponenti della Nouvelle Théologiecondannati da Pio XII con l’enciclica Humani generis (p. 165), ed era anche conscio dell’influenza (dal suo punto di vista positiva) che Montini esercitava su Pio XII con lo scopo di impedire al Papa di appoggiare la “destra” cattolica (pp. 170-171).
Di questa attività spionistica Manfredini parla più esplicitamente verso la fine del libro (pp. 157-188), mentre si concentra principalmente sulla clamorosa fuga dalla Gregoriana con la quale padre Tondi ruppe ufficialmente con la Chiesa per aderire al P.C.I. (Togliatti avrebbe preferito che il suo gesuita continuasse l’attività spionistica, ma Tondi non ce la faceva più, e iniziavano a pe- sare dei sospetti sulla sua attività, fin troppo avallata dal padre Dezza s.j.).
Troppo poco l’autore ci dice sul passato e la formazione di Alighiero Tondi. “Nato a Roma nel 1908 da genitori toscani discendenti da un ambiente colto e rivoluzionario che affondava le radici nel risorgimento italiano, molto critici nei confronti della Chiesa tanto da non battezzare Alighiero. Suo padre era stato socialista (sarebbe interessante sapere se fosse stato anche massone, n.d.r.) e il nonno aveva combattuto nella battaglia di Mentana del 1867, a fianco di Garibaldi contro lo Stato Pontificio (o almeno così amava raccontare Tondi da adulto)”. Fu contro il consiglio dei genitori, quindi, che il 7 febbraio 1936 decise di entrare nella Compagnia di Gesù. Nel 1939 pronunciò i primi voti e nel 1944 fu ordinato sacerdote. Il 20 aprile 1952, dopo un secondo colloquio con Marisa Rodano, moglie del cattolico comunista Franco Rodano (il primo incontro, nel 1951, fece iniziare la sua attività spionistica) padre Tondi lasciò inaspettatamente l’Università Gregoriana per raggiungere il P.C.I. di Togliatti. Da quanto tempo covava questa sua “conversione”, o meglio, apostasia? Manfredini non si sofferma troppo sulla giovinezza di Tondi, mentre sarebbe invece cosa estremamente interessante: il libro ad esempio riproduce in fotografia (p. 232) e solo parzialmente un servizio giornalistico di Epoca del 10 maggio 1952 dove, parlando del giovane Tondi e del suo passaggio dall’incredulità famigliare alla vocazione religiosa, si dice: “Alighiero mostrò di essere irrequieto, sempre alla ricerca di verità che dove- vano provare non solo l’esistenza di Dio, ma anche quella di un mondo ultraterreno. Per questo si appassionò molto allo spiritismo e all’occultismo di cui tutt’ora s’interessa”. Si tratta di una pista interessantissima (in principio del 1952 Tondi era divenuto ateo) che purtroppo l’Autore non segue. Dopo l’attività spionistica tra gli ambienti della destra cattolica col nome in codice di “Tonaca bianca”, e la pubblica adesione al P.C.I., il “professor Tondi” svolse per il partito marxista dapprima un’opera di controversista e scrittore, denunciando le collusioni tra Chiesa e Fascismo; si trasferì poi come docente universitario in Germania Est, infiltrando e sabotando la Chiesa cattolica nei paesi di oltre-cortina, e favorendo il clero collaborazionista, infine tornò in Italia. Al suo fianco, come controllo del Partito, si distinguono due personaggi: la “moglie” reggiana Carmen Zanti (1923-1979), importante parlamentare del P.C.I., di famiglia comunista, partigiana e atea, ed il professore universitario Ambrogio Donini (1903-1991), che doveva control- lare l’instabile collega a nome dell’onnipresente Partito (più tardi Tondi scriverà di lui: “Donini mi amava, in un certo senso come si vuol bene a un cane” pp. 145 e 148). Donini, di ricca e cattolica famiglia piemontese (figlio di un generale, nipote di un banchiere), fu titolare della cattedra di Storia del Cristianesimo all’Università di Roma (1926- 1928, 1946-1959) e di Bari (1960-1971), ambasciatore in Polonia, senatore della Repubblica in quota P.C.I. e segretario dell’Associazione Italia-Urss. Perse la fede quando divenne, all’Università di Roma, l’allievo prediletto del prete modernista Ernesto Buonaiuti con cui si laureò nel 1925 ed a cui successe nella cattedra universitaria quando il Regime costrinse Buonaiuti a lasciarla; Donini aveva già aderito al P.C.I fin dal 1926. Nel 1938, Donini ebbe un incontro segreto nella Certosa di Valsainte, in Svizzera, con due esponenti comunisti, il cattolico Fausto Marzi Marchesi e l’israelita Emilio Sereni, e con Mons. Mariano Rampolla del Tindaro, nipote dell’omonimo cardinale e amico di G.B. Montini, per organizzare una collaborazione antifascista. Il 20 aprile 1946, Donini commemorò pubblicamente il suo maestro Buonaiuti, appena deceduto. Nel 1953 ebbe un altro abboccamento con il mondo cattolico nella persona del direttore de La Civiltà Cattolica, padre Giacomo Martegani s.j. Ancora nel 1980 si ricordò dell’antico maestro Buonaiuti, curando l’edizione delle sue lettere. Donini era il controllore ed il referente di Tondi già prima che lasciasse la tonaca, quando cioè era la spia comunista “Tonaca Bianca”, che riferiva a Togliatti – tramite Donini – delle attività di Gedda (tra cui la cosiddetta “operazione Sturzo”) e di quelle del collegio Russicum (e quindi delle attività clandestine cattoliche oltrecortina). Collegio curiosamente fondato da un altro spione famoso, il gesuita Mons. d’Herbigny, dalla vita avventurosa (membro del complotto che portò alla soppressione del Sodalitium Pianum, svolse attività spionistica antifascista in favore della Francia, ed una ambigua attività in Unione Sovietica. Prediletto di Pio XI, cadde poi in somma disgrazia presso lo stesso Pontefice fino alla fine dei suoi giorni).
L’autore cerca di sminuire l’attività spionistica di Tondi in Germania Est (dichiarando infondate le affermazioni di Pierre de Villemarest, pp. 191-192 e 211) ed attribuisce anzi a quel periodo la crisi interna che, al suo ritorno in Italia, lo portò ad una nuova, clamorosa “conversione”. Secondo l’autore, Tondi si accorse che, dopo essere stato utilizzato dal Partito, il medesimo non gli riservava più il ruolo politico che si aspettava: il ruolo di “spretato” non era ben visto da alcuno. Verso il 1963 si riavvicinò quindi alla Chiesa, nel mutato clima del Vaticano II. Nel 1965 – sotto Paolo VI – Alighiero Tondi fu ridotto allo stato laicale, dispensato dal celibato, e addirittura la sua unione “civile” con Carmen Zanti fu regolarizzata con la “sanatio in radice”: trattasi di un atto giuridico della S. Sede col quale un matrimonio invalido viene reso valido (e per finzione giuridica giudicato tale fin dall’inizio) senza bisogno di rinnovare i consensi davanti alla Chiesa, cosa resa impossibile dal rifiuto della sen. Zanti di sposarsi in chiesa; prima del Concilio sia la dispensa dal celibato, sia la convalidazione del matrimonio non sarebbe stata possibile, neppure in punto di morte (can. 1043). La “regolarizzazione” di Tondi, nuovamente ammesso ai sacramenti, non gli impedì di continuare a votare PCI e persino di avere contatti con la Stasi, i servizi segreti della Germania Est (documentati gli incontri nel 1968, pp. 136- 137). Nel 1979, la Zanti morì, e fu sepolta a Cavriago con funerale “civile” (p. 138). Rimasto solo, appoggiato dal Vescovo di Reggio, Mons. Baroni, Alighiero Tondi ottenne da Giovanni Paolo II, nel dicembre 1980, di tornare al ministero sacerdotale; la “messa” che celebrò, però, non era più quella che aveva abbandonato nel 1952. “L’essere ritornato prete non coincise con un rinnovato sentimento anticomunista (…) Rimase iscritto al Partito fino al 1979. Capitava infatti di vederlo ancora aggirarsi alle Feste dell’Unità di Reggio Emilia…” (p. 143). Un libro di memorie rimasto inedito (su consiglio del Vescovo) rivela che “l’unica certezza in una vita tanto tormentata” fu il suo “amore per Carmen” (p. 146). Padre Tondi fu trovato morto nel bagno del suo appartamento il mattino del 29 settembre 1984. Il giudizio finale spetta a Dio.
don Francesco Ricossa
Matteo Manfredini, Il gesuita comunista. Vita estrema di Alighiero Tondi, spia in Vaticano. Rubbettino, Soveria Mannelli, 2020.
https://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/72.pdfda pag. 33 a pag. 35.