I Protomartiri della Santa Chiesa Romana
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 57/16 del 27 giugno 2016, SS. Protomartiri Romani
27 Giugno. I Protomartiri della Santa Chiesa Romana
Nella correzione del Martirologio Romano intrapresa sotto Gregorio XIII, venne introdotta il 24 giugno la commemorazione di quella multitudo ingens che, al dire di Tacito, fu massacrata da Nerone in odio al nome di Cristiano. Come lo stuolo degli innocenti precedette Gesù, così anche si volle che questo candido coro di ogni età, sesso e condizione precedesse in qualche modo la festa dei due Principi degli Apostoli, Pietro e Paolo. Lo storico pagano descrivendo gli orrendi supplizi sostenuti da questa turba nel circo Vaticano, fa in maniera da rivolgere su Nerone steso l’onta del delitto di cui venivano accusati i Cristiani, rei “non tam urbis incendio, quam odio generis humani convicti sunt”.
Queste tede umane che rischiarono le notturne orgie vaticane del figlio di Agrippina, impressionarono altresì l’Apostolo Pietro il quale, trattando della persecuzione, nella sua prima Lettera (IV, 12) la chiama addirittura la prova del fuoco. Anche se Clemente nella sua epistola ai Corinti (I, c. I) accenna con orrore agli osceni strazi delle vittime, specialmente le donne: “propter zelum persecutionis passae mulieres Danaidae et Dircae… gravia et nefanda supplicia sustinuerunt”.
La memoria di questi primi martiri della Chiesa Romana, – la persecuzione veramente si estese a tutto l’Impero, giacchè Tacito ci parla d’una multitudo ingens – si conservò sempre viva nel cuore e nella fede dei cittadini, specialmente in Vaticano dove appunto si svolse l’orribile supplizio. Nel medio evo, quasi tutta l’area del circo venne occupata in parte dal fianco sinistro della basilica di san Pietro, in parte da una serie di oratorii, di cui alcuni, come sant’Andrea presso la spina del circo, rimasero in piedi sino ai tempi di Sisto V.
San Pio V, appunto per rispetto ad un suolo consacrato dal sangue di tanti Martiri, vietò che si tenessero dei giuochi in Vaticano; e richiesto di qualche sacra Reliquia da un diplomatico, gli consegnò senz’altro un pò di terra raccolta innanzi ala basilica vaticana. L’altro si credè burlato e ne mosse lamento; ma il santo Pontefice gliela mostrò allora miracolosamente tinta di fresco sangue.
Quando nel 1626 sotto Urbano VIII furono scavate le fondamenta del baldacchino di bronzo che ora ricopre l’altare della confessione in san Pietro, vennero trovati una quantità di sepolcri, molti dei quali contenevano delle ossa abbruciate, miste a ceneri e carboni. Si corse subito col pensiero ai Martiri cremati da Nerone nel circo Vaticano; e perciò il Papa fece lasciare quelle Reliquie nel medesimo luogo dov’erano state trovate; anzi, molte ossa frammiste della terra furono raccolte entro uno speciale poliandro, che venne interrato in vicinanza del sepolcro di san Pietro.
Non lungi dalla spina del circo Neroniano, Carlo Magno nel secolo VIII fondò un ospizio – Schola – pei pellegrini franchi; il quale, dopo molte trasformazioni e peripezie, esiste tuttavia sotto il nome di “santa Maria della Pietà in Campo Santo”. La terra del cimitero nella quale i defunti dormono il loro sonno di pace (1), è quella stessa in cui vennero confitte le croci ed i pali ai quali Nerone fece legare le sue tede umane. A consacrare perciò il ricordo di quel primo massacro di Cristiani, la Santa Sede che aveva già concesso al clero locale di quella chiesa la celebrazione d’una speciale festa liturgica in onore dei Protomartiri Romani, ne stese la solennità col grado di doppio di II classe a tutta intera la Città Eterna.
La festa però, dal 24 giugno venne trasferita al dì precedente alla vigilia dei due Principi degli Apostoli, quasi a ricollegare gli avvenimenti ed a riavvicinare la strage dei discepoli al martirio dei Maestri. Ogni anno adesso Roma celebra con rito magnifico la memoria gloriosa dei suoi Protomartiri. Dopo il tramonto, una sacra teoria di prelati, di ecclesiastici e di fedeli recanti in mano dei cerei accesi, esce dalla Schola Saxonum e salmodiando sfila lungo l’area dell’antico circo Neroniano. L’ora vespertina, le torce illuminate, la suggestione del luogo e della stagione rendono meravigliosamente viva alla mente la memoria di quelle prime vittime delle persecuzione cristiana. Frattanto il grande campanone di san Pietro dà i suoi rintocchi trionfali, e la luce rossastra delle torcie sostenute dal clero salmodiante si riflette sull’obelisco di Caligola che sorgeva già sulla spina del circo, e ci fa leggere l’iscrizione incisa da Sisto V alla base del monolito: Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat.
(1) L’A. rievoca con piacere queste sacre memorie del circo Neroniano, perché entro quel santo Cimitero attendono l’ultima resurrezione le ossa dei suoi amati genitori.
(Card. A. I. Schuster osb, Liber Sacramentorum, vol. VII, pagg. 285-287, Casa Editrice Marietti 1930)