I misfatti dei greci scismatici e degli inglesi a Betlemme negli anni ‘20
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 100/22 del 16 dicembre 2022, Sant’Eusebio
I misfatti dei greci scismatici e degli inglesi a Betlemme negli anni ‘20
I Fatti Dolorosi e Sanguinosi di Betlemme del 25 Dicembre 1927 e 5 Gennaio 1928
SEMBREREBBE tragedia di un secolo fa quando il turco tormentava i Francescani per feroce fanatismo religioso o per spillare loro sempre maggiore contributo, se volevano funzionare nel S. Presepio. Eppure è un fatto avvenuto ieri, nel Natale del 1927 e nell’Epifania del 1928, quando cioè non esisteva più il dominio turco, e il mandato su la Palestina era stato affidato dalla Società delle Nazioni all’Inghilterra, che s’ impegnava al mantenimento e all’osservanza dello statu quo, fino a quando le Nazioni non avrebbero sistemato la questione dei Luoghi Santi a base di diritti risultanti da documenti legali ed autentici. Ma narriamo i dolorosi avvenimenti.
Per antichissima consuetudine i Francescani nel giorno del S. Natale hanno diritto di celebrare le sante Messe nella Grotta della Natività dalla mezzanotte fino alle ore 5 del pomeriggio. Queste lunghe ore non sono neppure sufficienti per soddisfare le richieste dei molti Sacerdoti, che da ogni parte del mondo si recano a Betlemme per avere questa grande consolazione. Nel Natale del 1927, non erano ancora suonate le cinque, ed il Sacerdote stava compiendo il sacrificio, quando con aria patibolare si presentarono due papas greci scismatici Basilio e Frege, con un forte numero di loro gente, imponendo al celebrante di terminare, e ai fedeli di partire. Pregati a tacere, quei due barbassori s’inasprirono maggiormente, e con i loro si fecero a minacciare i cattolici, che, essendo inferiori di numero, non poterono far altro se non ricorrere ai gendarmi ; e questo intervento fu provvidenziale evitando possibili inconvenienti, che dovevano essere stati ideati dai greci scismatici, perché avevano chiusa l’unica piccola porta di uscita dalla Basilica, ed i cattolici poterono sortire imbucando altra piccola porta che immette nell’attigua Chiesa dei Francescani.
AI Campo dei Pastori.
Mentre queste scene poco civili si svolgevano nel Presepio di Gesù, altre non meno barbare si compivano da altri papas nel cosiddetto Campo dei Pastori, ove i Francescani nel pomeriggio del Natale si recano per una devota cerimonia a ricordare il fausto annunzio dell’Angelo ai fortunati Pastori. Molti betlemitani e pellegrini seguono il corteo per assistere alla graziosa cerimonia, che si compie da un Sacerdote vestito di sacri indumenti : nel Natale del 1927 funzionava il Francescano P. Giovanni Balian.
Un papas greco, nuovo rodomonte in sul far della notte, disse che la cerimonia non doveva durare più di cinque minuti. Il P. Balian, ben sapendo che ceduto una volta si perde il diritto per sempre, con molta pacatezza rispose che si sarebbe fatto secondo il costume, ed iniziò la lettura del Vangelo. Non erano passati neppure quattro minuti che il papas, percosso il P. Balian, come un forsennato si avventò poi contro gli altri Religiosi e fedeli rompendo a ciascuno la candela che portava in mano, ed era tanta la violenza da rimanergli in mano metà d’una candela che tentava strappare ad uno dei Religiosi, accompagnando i gesti con grida scomposte ed insolenti.
Riferito il grave incidente all’autorità inglese, rappresentata in Betlemme da un greco-scismatico, questi, per pena ordinò ai suoi di chiedere scusa ai latini, e cosi venne punita la delittuosa azione e ristabilito l’ impero della giustizia in omaggio allo Statu quo!
Nel Presepio di Gesù!
Tronfi e gaudenti i greci della nuova vittoria, visto come ogni malefatto riusciva loro bene, maturarono altre prodezze, dando le prime avvisaglie qualche giorno dopo, la mattina del 4 Gennaio 1928.
Il sagrestano francescano Fr. Abele Correja, portoghese, come d’uso, essendo passata l’ora nella quale i greci avevano terminato l’ufficiatura ed erano partiti dalla Grotta della Natività, vi discese incominciando a preparare l’altare. I sagrestani greci ridiscesero e, come lo videro, gli dissero ch’essi avevano sospeso, ma non terminato di rivestire l’Altare, e con uno spintone lo ricacciarono nella scaletta, e peggio avrebbero fatto, se non fosse intervenuto il poliziotto di guardia al S. Presepio. Ma quanto non poterono eseguire il giorno 4, lo fecero nella mattina del 5, vigilia dell’Epifania.
Il buon Fra Abele stava dando gli ultimi aggiustamenti all’Altare, dove avevano funzionato i Francescani, quando apparirono nella Grotta i due greci Anania Philip e Panaioti Evangelo con candelieri in mano, ed imposero a Fra Abete di partire, perché essi dovevano incominciare il loro lavoro. Fra Abele rispose che ancora non aveva finito il suo, e gl’invitava a ritirarsi, come di consueto e come egli aveva fatto il giorno antecedente. Il linguaggio calmo e sereno di Fra Abele incitò i due male intenzionati, che si avanzarono minacciosi con i candelieri contro l’inerme Frate, che stendendo le braccia per evitare i colpi, n’ebbe invece uno sull’ occhio sinistro, per cui cadde tramortito per terra. Il solito poliziotto armato, come vide la baruffa, prudentemente indietreggiò, e quando scorse il francescano caduto e grondante sangue, coraggiosamente fuggì in cerca di rinforzi…
Ai dolorosi gemiti del ferito corse l’altro sagrestano Fra Giuseppe Consiglio, italiano, per recargli aiuto e difesa, ma al primo apparire fu assalito, colpito alla testa e gettato per terra, che s’irrorò del sangue di questo secondo eroe. Alle grida dei due feriti, scese nella Grotta l’altro Francescano italiano, Fra Luca Pacelli, a cui toccò la stessa sorte dei due precedenti, e cosi caddero tre vittime della brutale prepotenza di due papas greco-scismatici.
Il luogo santo, scelto dal Redentore per trono dove proclamò la pace agli uomini di buona volontà, vide ancora una volta tre umili figli di S. Francesco prostesi al suolo !
La sentenza.
Il giorno 24 Gennaio furono chiamati a Gerusalemme gli attori della scena di Betlemme. Li chiamava il governatore inglese.
I due greci scismatici portavano per loro conto il verbale dello stesso governatore, nel quale si diceva di aver dovuto usare circa 500 litri d’acqua e 10 chilogrammi di soda per lavare la sacra Grotta, tinta del sangue dei figli di S. Francesco. I tre Francescani, senz’alcun che sostenesse le loro ragioni, accompagnati da un confratello per interprete, portavano le ferite non ancora rimarginate, le lividure non ancora scomparse.
Gli uni e gli altri uditi dal governatore, furono licenziati. Da tutti si attendeva una sentenza riparatrice, una lezione che fosse monito a non ripetere le barbare scene.
Dopo alcuni giorni, con la stessa data del 24 Gennaio, fu pubblicata la sentenza motivata, deplorandosi la profanazione di un luogo tanto caro alla cristianità. Nella motivazione si volle vedere una provocazione in Fra Abele, andato alla Grotta nella mattina del 4, mentre invece era suo pieno diritto di scendervi, anzi diede prova di tolleranza e virtù nel subire silenziosamente lo spintone del greco che lo cacciò dalla Grotta. Nel deplorare la profanazione di un luogo tanto caro al cristianesimo, certo per dimenticanza si omise di dire che l’Inghilterra potenza mandataria della Palestina, custodisce per mezzo di poliziotti mussulmani quel luogo tanto caro al cristianesimo !…
La condanna è questa :
Il sagrestano greco Anania Philip condannato a 5 anni di privazione dal servizio ufficiale nei Santuari della Natività in Betlemme e nel S. Sepolcro in Gerusalemme.
Il sagrestano greco Panaioti Avangulo condannato alla stessa pena per tre anni.
Il sagrestano latino Fra Abele Correia fu condannato alla medesima pena per lo spazio di un anno.
Il sagrestano latino Fra Giuseppe Consiglio condannato alla stessa pena per mesi sei.
Come si vede, le pene stabilite sono canoniche, quali soltanto potrebbe infliggere l’autorità dei Patriarchi, Archimandriti o Custodi dei Luoghi Santi, e l’invocato articolo 130 del mandato, non conferiva di certo tale autorità alla potenza mandataria, che nel presente caso si trovava di fronte ad un reato comune, ad un assalto criminoso con l’aggravamento di essere stato consumato in un luogo tanto caro al cristianesimo, reato che parrebbe non essere punibile con sospensioni canoniche, ma col codice penale.
Con l’intento forse di raggiungere lo scopo dei mandati, ch’è di mantenere la pace fra i diversi popoli, salva però la giustizia, la sentenza non facendo se non l’accidentale differenza nelle pene, ha accomunato provocatori e provocati, rei ed innocenti, carnefici e vittime, quindi non si spiega la dimenticanza verso il francescano Fra Luca Pacelli, che trovavasi nella stessa condizione di vittima degli altri due suoi confratelli, e non si trova neppure nominato nella sentenza.
Non pochi giornali, riportando la sentenza, la paragonarono a quella di Pilato : altri poi dissero che quell’antico governatore non fece così, ma preferì bravamente lavarsi le mani, perché ripugnava alla sua coscienza, sebbene poco delicata, di proferire una sentenza contro l’innocente Gesù, quantunque invocata dai nemici del Nazareno.
Tutti poi in un sol coro domandarono e domandano alla Società delle Nazioni che sia risolta finalmente la questione dei Luoghi Santi senza mire politiche, senza simpatie o antipatie, ma a base di documenti e titoli legali ed autentici, perché la sola e vera giustizia ristabilisce l’equilibrio dei popoli e accredita quelle autorità che così l’amministrano.
Ogni ulteriore tardanza è nocevole ed offensiva alla coscienza e perenne invocazione degli animi retti che l’invocano per il vero decoro dei Luoghi Santi, oggetto appassionato dei credenti, eredità sacra che ha costato tanto sangue ai nostri antenati, le cui grandi anime dalle sparse terre della Palestina, da sotto i gelidi monumenti del S. Sepolcro gridano: Rivendicateli!
Tratto da: Almanacco di Terra Santa, Tipografia dei Padri Francescani, Gerusalemme, 1929, pagg. 18-21.
Foto: dopo delle violenze commesse dai Greci scismatici nel 1873, i Turchi misero dei soldati a guardia della Grotta della Natività.
Dal 1917 la disposizione fu mantenuta dagli Inglesi, seppur inutilmente come narrato nell’articolo.