Guerra in Siria: “un crimine organizzato”
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 44/14 del 23 aprile 2014, San Giorgio
A Maalula chiese devastate e icone profanate
(…) Gregorio III accusa il mondo occidentale di essere cieco sulla verità della guerra in Siria … E’ un crimine organizzato … l’indifferenza criminale con la quale il mondo occidentale, col falso pretesto della difesa della democrazia, continua ad assistere a questo spettacolo di distruzione (…)
15/4/2014 – Maalula – Dopo la riconquista del villaggio cristiano di Maalula – 55 chilometri a nord est di Damasco – da parte dell’esercito governativo siriano, le immagini e le descrizioni diffuse dalle fonti governative e anche dalle agenzie giornalistiche internazionali documentano la devastazione subita dai luoghi di culto cristiani durante i 4 mesi in cui la città è rimasta sotto l’occupazione delle milizie ribelli. In particolare, danni gravi sono stati subiti dal santuario greco-melchita di Mar Sarkis, dove la chiesa appare devastata, il pavimento è cosparso di oggetti religiosi, immagini e libri sacri danneggiati, sono scomparse le icone conservate nella sacrestia e non ci sono più né le campane né la croce che sormontava la cupola del convento greco-melchita. Il santuario, fondato alla fine del V secolo, è dedicato ai santi Sergio e Bacco, militari romani martirizzati per la loro fede sotto l’Imperatore Galerio. (250-311 d.C.). Sull’altura che sovrasta il santuario c’è l’ Hotel Safir, un albergo che dominava il villaggio e che era stato scelto come quartier generale dalle milizie ribelli. Prima di venire travolto dalla guerra civile, nel villaggio rupestre di Maalula – che oggi appare disabitato – vivevano 5mila siriani, in grande maggioranza cristiani (greco-cattolici e greco-ortodossi). La riconquista di Sarkha, Maalula e Jibbeh è il risultato dell’offensiva con cui l’esercito siriano governativo ha ripreso il controllo quasi integrale della regione del Qalamun, dove passa anche la via strategica con cui i ribelli facevano giungere armi alle loro roccaforti nei dintorni di Damasco. In tale offensiva i reparti militari siriani vengono supportati dalle milizie sciite libanesi di Hezbollah. Proprio tre operatori della rete televisiva di Hezbollah al-Manar TV sono stati uccisi da raffiche sparate da cecchini mentre stavano documentando la riconquista di Maalula.
Fides.org
Siria, Pasqua a Maalula per Bashar al Assad
Auguri di Pasqua ai cristiani di Siria dalla città riconquistata. Maalula, il borgo di confessione melchita ripreso dall’esercito una settimana fa, è stata visitata domenica dal presidente Bashar al Assad. Le immagini della tv di Stato lo mostrano mentre gira per le chiese danneggiate della città situata circa 60 chilometri a nord est di Damasco, dove furono prese in ostaggio anche 12 suore, nel monastero di Santa Tecla.
Una dimostrazione dell’avanzata delle forze governative a scapito dei ribelli, compiuta nel giorno che dovrebbe precedere l’annuncio da parte del Parlamento della data delle elezioni presidenziali e l’avvio delle procedure di deposito delle candidature. Si tratta, in teoria, di una svolta. In precedenza Bashar al Assad e suo padre Hafiz sono stati eletti per referendum. Le regole per potersi candidare con la nuova normativa, però, sono così restrittive che l’unico sicuro di esserci, anche se non lo ha annunciato ancora ufficialmente, è proprio il presidente in carica.
Euronews
Gregorio III, è “un vero crimine di guerra” la distruzione delle chiese di Maaloula
Beirut – La distruzione delle chiese di Maaloula è stata definita “un vero crimine di guerra” dal patriarca di Antiochia dei greco-melchiti cattolici Gregorio III Laham, che domenica ha potuto visitare lo storico villaggio cristiano, riconquistato dall’esercito siriano al Fronte islamico al-Nosra. “E’ il mistero dell’iniquità che si vede all’opera”, ha detto ancora, non trovando parole abbastanza forti per tradurre i sui sentimenti davanti allo spettacolo di desolazione che gli si è offerto. “E’ la devastazione del Tempio, il mistero dell’iniquità”, ha ripetuto in un colloquio telefonico da Beirut, la sera della sua visita.
Il Patriarca greco-cattolico ha visitato il villaggio insieme con il patriarca greco-ortodosso Youhanna Yazigi e con i rappresentanti del patriarcato siriaco-ortodosso, armeno-ortodosso e siriaco-cattolico, accompagnati da alcuni giornalisti e da uomini della sicurezza. E poco dopo ha anche reso visita al capo di Stato siriano, anch’egli in visita al villaggio. “Ci si è presentato uno spettacolo apocalittico. Altre chiese sono state distrutte in Siria, ma io non ho mai visto cose così. Ho pianto e ho cercato inutilmente un momento di solitudine per pregare. Sono affranto”, ha detto ancora il prelato. “Le quattro chiese storiche di Maaloula sono state colpite. La nostra chiesa parrocchiale, dedicata a san Giorgio, è crivellata di colpi. La cupola del convento è lesionata in due punti. Le mura sono sventrate dalle cannonate. Alcune parti del convento rischiano di crollare e debbono essere ricostruite. Le icone sono sparse a terra, sporcate o rubate. Attualmente è del tutto inabitabile”. “Nel convento dei santi Sarkis e Bakhos lo storico altare pagano, convertito in altare cristiano, il solo di tale tipo, è rotto in due”. Lo stesso spettacolo di devastazione si offre agli sguardi nelle chiese di sant’Elia e santa Tecla, del patriarcato greco-ortodosso.
A giudizio di Gregorio III, la devastazione di Maaloula è “un crimine organizzato” e “un vero crimine di guerra”. La Carta di Londra (1946) definisce crimini di guerra “il saccheggio di beni pubblici o privati, distruzione senza motivo di città e villaggi, o la devastazione non giustificata da esigenze militari”. “Non c’è – dice ancora il Patriarca – alcuna giustificazione militare al vandalismo che c’è stato. Si ha l’impressione che fosse un vandalismo comandato”. E “perché aver fatto delle nostre chiese delle posizioni trincerate?” per tentare di darsi una spiegazione di tutte queste distruzioni. Con amarezza, Gregorio III accusa il mondo occidentale di essere cieco sulla verità della guerra in Siria. Secondo lui, non si è assolutamente di fronte a una “guerra siriana” o a una “guerra civile”. Certo, c’è una parte del conflitto che oppone i musulmani tra loro, ma non è una guerra islamo-cristiana. E’ “un crimine organizzato”. Sul piano della sicurezza, la popolazione di Maaloula può sognare di tornare, sostiene il Patriarca, malgrado l’incertezza sulla situazione delle infrastrutture (elettricità, acqua, telefoni). Egli aggiunge che alcuni giovani stanno tornando, per ispezionare le case e studiare la possibilità di rientro.
Ma Gregorio III attira l’attenzione sulla difficoltà che si avrà a “riparare il legame sociale” tra i cristiani di Maaloula e la popolazione musulmana. Alcune famiglie del villaggio si sono schierate con i ribelli islamisti e la ricostruzione della fiducia pone effettivamente dei problemi. Molti giovani non vogliono una riconciliazione superficiale, degli “abbracci ipocriti”. La Chiesa ha il dovere di impedire che tutta la popolazione musulmana dia assimilata a ciò che alcuni hanno fatto. I cristiani non devono vivere in un ghetto, dice, in sostanza, Gregorio III. A suo avviso il vero complotto è là. Mira a lacerare il tessuto sociale della società siriana, nella quale non c’è mai stata discordia tra islamici e cristiani. E insiste sulla barbarie di comportamenti che, ai suoi occhi, non si spiegano che nella volontà di distruzione della Siria “profonda”. A sostegno di ciò che sostiene, egli indica l’atroce morte, davanti a testimoni, di un fornaio di Adra, una borgata vicino a Damasco. Lo sventurato è stato gettato, vivo e insieme con i suoi figli nel forno nel quale aveva appena cotto il pane per i combattenti islamisti.
Gregorio III denuncia “l’indifferenza criminale con la quale il mondo occidentale, col falso pretesto della difesa della democrazia, continua ad assistere a questo spettacolo di distruzione. Bisogna assolutamente impedire che il virus dell’odio si diffonda”, conclude, dopo aver ricordato che ancora non si hanno notizie dei sei abitanti di Maaloula rapiti, come dei vescovi greco-ortodosso e siriaco-ortodosso di Aleppo, scomparsi da più di un anno.
Asianews