Gestire l’opposizione
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 38/15 del 21 aprile 2015, San’Anselmo
Come neutralizzare un’opposizione? Come renderla inoffensiva? Annosa questione, che si pone anche agli eretici modernisti che hanno occupato illegittimamente la Sede Apostolica durante il Vaticano II: una simile audace e sacrilega impresa non poteva infatti non suscitare, tra i cattolici fedeli, un’opposizione.
Grosso modo, si può combattere un’opposizione:
– perseguitando l’opposizione;
– comprando l’opposizione;
– gestendo, controllando, influenzando, infiltrando l’opposizione, o creando una falsa opposizione;
– infine: applicando tutte e tre le precedenti modalità.
I Modernisti, in questo, non fanno eccezione alla regola.
Il primo metodo è certo efficace, e tutti lo possono constatare, ma non è certo sufficiente: elimina gli oppositori tiepidi e dubbiosi, ma fortifica quelli ferventi.
Il secondo metodo riguarda gli oppositori stanchi della persecuzione, con la promessa di un indulto, di un motu proprio, di un riconoscimento canonico, di un posto al sole, anche solo di una recensione (salvo poi tornare al primo metodo).
Il terzo metodo è quello più sottile e insidioso. Siccome un’opposizione ci sarà sempre, tanto vale mettersene a capo: è il miglior modo di controllarla e renderla inoffensiva. Anzi, essa stessa diventerà strumento di repressione degli ultimi riottosi.
La Fraternità San Pio X, recentemente riconosciuta società di diritto diocesano dell’arcivescovo modernista di Buenos Aires Mons. Poli, in fondo ha svolto da sempre questo ruolo. Ampiamente perseguitata, ma anche allettata da ‘generose’ offerte, è stata tollerata nella misura in cui riconosceva l’autorità e la legittimità dell’avversario (fateci fare l’esperienza della Tradizione) e marginalizzava e perseguitava a sua volta gli irriducibili. In seguito, K. Wojtyla creò – con l’Indulto e la commissione Ecclesia Dei – una opposizione “conciliare” (il Concilio alla luce della Tradizione). Con J. Ratzinger ed il motu proprio Summorum Pontificum abbiamo assistito ad un fenomeno strabiliante: gli oppositori al modernismo che prendevano a propria guida intellettuale persone che avevano finora militato nel modernismo, per far accettare agli antimodernisti l’ermeneutica della continuità e la riforma della riforma. I nn. 64-65 di Sodalitium denunciarono il fenomeno, dando come esempi, tra l’altro, le iniziative delle case editrici Lindau e Fede e Cultura (Lindau sembra smascherata, essendo passata da Amerio, Agnoli, Gherardini e De Mattei al Marchese de Sade; non così i veronesi). Ci dimenticavamo i siti internet, che oggi esercitano un’influenza di gran lunga più importante delle case editrici. Come esempio ai nostri lettori proponiamo il caso davvero emblematico della professoressa Maria Guarini, responsabile dal 2005-2006 dell’Osservatorio del movimento Neo-Catecumenale secondo verità e dal 2008-2010 del blog Chiesa e post-concilio. In un’intervista radiofonica a don Stefano Bellunato FSSPX su Radio Vobiscum, la professoressa accenna al suo passato “conciliare”, per poi passare rapidamente, tramite Padre Zoffoli e Mons. Gherardini, ai suoi nuovi amici “tradizionalisti”. Non dice però che, fino al 2012, ha aggiornato il sito dell’associazione Nostre Radici, di cui era vice-presidente, il cui scopo, come si legge qui è “denunciare e combattere ogni forma di antigiudaismo, antisemitismo e antisionismo” in linea con la dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II. Non una semplice fedele, quindi, ma un’attivista ben introdotta del Modernismo, che nello stesso tempo – o immediatamente dopo – è diventata maitre-à-penser del “Tradizionalismo”. Se ne legga l’encomio su Corrispondenza Romana (che fa riferimento al prof. De Mattei) da parte di Cristina Siccardi, l’agiografa di Paolo VI e di Mons. Lefebvre (!):
“A mantenere viva la sua memoria e le sue opere è stato ed è lo studioso Enrico Maria Radaelli, devoto discepolo del filosofo luganese (Romano Amerio), che nel 2009 ha dato nuovamente alle stampe Iota unum, grazie all’editore Lindau di Torino. Il 30 ottobre 2009 si tenne un convegno alla Biblioteca Angelica di Roma proprio su Romano Amerio, al quale partecipò, oltre allo stesso Radaelli, Monsignor Antonio Livi, (don Curzio Nitoglia, nota di Sodalitium) Francesco Colafemmina e Maria Guarini, «una donna di Fede e di scienza», come la definisce Monsignor Brunero Gherardini nella prefazione al libro La Chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II (Diffusioni Editoriali Umbilicus Italiae, pp. 238, € 21.00), «l’apis argumentosa che cerca, studia, spiega e lancia ai quattro venti, con la costanza dei forti, i frutti della sua intelligenza, del suo studio, del suo impegno per la sana dottrina e la Santa Madre Chiesa».
Maria Guarini, responsabile, fra l’altro, di un importante sito Internet, Chiesa e postconcilio , dal quale combatte con eleganza e puntualità, una coraggiosa battaglia a difesa della Fede e della Tradizione, ha raccolto i contributi di quel convegno nel volume sopracitato, ma ha anche ampliato alcune tematiche di grande interesse attuale che usciranno dal coro di applausi che fra poco ascolteremo quando, da ottobre, inizierà il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. Maria Guarini parte dall’approccio multidisciplinare che Romano Amerio utilizzò nel redigere la sua opera per aprire nuove piste di analisi di ciò che significa difendere la Dottrina e trasmetterla correttamente”
Al fine di chiarire le idee ai nostri lettori, presentiamo l’interessante lettura di un articolo della professoressa Guarini, nuova stella del Tradizionalismo italiano. La fonte citata al termine dell’articolo è il SIDIC (Servizio internazionale di documentazione ebraico-cristiana, fondato nel 1965) cui è succeduto, all’interno della Pontificia Università Gregoriana, il Centro Cardinal Bea per gli studi giudaici, frequentato dalla prof. Guarini. Precisiamo che non contestiamo la buona fede della professoressa (che Dio solo conosce); anzi, chi lavora in buona fede per il nemico, lavora ancora meglio, ed è più convincente.
GIUBILEO EBRAICO E GIUBILEO CRISTIANO, a cura di Maria Guarini
“Data la comune radice biblica dell’anno giubilare, è auspicabile che, come cristiani ed ebrei, nonostante le profonde differenze nel modo di intenderlo, collaboriamo insieme in vista di un mondo più giusto. Pertanto, anche se si tratta di una iniziativa cristiana della Chiesa romana, la celebrazione del giubileo più essere arricchita dalla presenza dei fratelli ebrei invitati a parteciparvi come ospiti privilegiati, insieme ai rappresentanti delle altre religioni. Ci si potrà interrogare e confrontare su temi di comune interesse per la fede in Dio e la salvezza degli esseri umani.”
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