Farisei d’Occidente: nessuno si straccia le vesti per Deir Ezzor
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 20/17 del 21 febbraio 2017, San Severiano
Farisei d’Occidente: nessuno si straccia le vesti per Deir Ezzor
Deir Ezzor: coraggio, parliamone
Uomini e donne di ottima volontà. Marciatori e marciatrici. Difensori dei diritti umani. Democratici sdegnati. Pacifisti. Intellettuali della buona causa. Aleppo è andata com’è andata ma comunque è finita e vi trovate un po’ con le mani in mano, con un sacco di energie da investire? Non temete, una ragione per mobilitarsi si trova sempre. Mai sentito parlare di Deir Ezzor?
No? Curioso, perché Deir Ezzor è una città della Siria, non lontana dal confine con l’Iraq, che da due anni e mezzo è assediata dall’Isis. L’Isis quello vero, quello che sgozza la gente all’ombra delle bandiere nere, non i “ribelli moderati”. Da due anni e mezzo, dunque, l’Isis è riuscito a occupare una serie di alture strategiche sul lato della città che ospita l’aeroporto e da lì bombarda e attacca senza sosta. Nell’ultimo mese, poi, i jihadisti hanno addirittura ricevuto rinforzi dall’Iraq (quelli che vanno su e giù nel deserto dell’Iraq, operando contro Palmira e Deir Ezzor senza mai essere visti dagli aerei della coalizione di 67 Paesi messa insieme dagli Usa di Obama e dall’Arabia Saudita di re Salman) e con quelli hanno scatenato un’offensiva che ha aperto un corridoio nelle difese della città.
Il rischio è che i miliziani riescano a tagliarla in due, mettendo così in grave pericolo la resistenza della guarnigione siriana e la sopravvivenza della stessa Deir Ezzor.
Ora… Si sa che molti considerano i soldati siriani dei feroci servi della dittatura e dunque non si fanno soverchie preoccupazioni sulla loro sorte. Però a Deir Ezzor sono assediati da anni anche 100 mila civili che, rispetto alla guerra, ad Assad, all’Isis e a tutto ciò che volete, non sono meno innocenti dei civili di Aleppo Est per i quali avete usato senza risparmio i termini “massacro”, “olocausto”, “strage” e così via.
E a Deir Ezzor questi termini hanno un senso preciso. Giusto un anno fa, l’Isis riuscì a penetrare nella città. Venne infine ricacciato ma fece comunque in tempo ad assassinare più di 300 civili, in maggioranza donne vecchi e bambini, in gran parte sgozzati. Altri 400 civili furono rapiti e poi in parte rilasciati nelle settimane successive. Sono sicuro che non avete perso memoria di una tale strage, nonostante la penosa mancanza, a Deir Ezzor, di pediatri, clown e bambine con la passione di Twitter.
Quei civili massacrati erano le famiglie dei soldati siriani. Voi, che date del nazista anche a Donald Trump, non definireste nazista il comportamento dell’Isis a Deir Ezzor? Non è una fantastica occasione per mostrare tutta la capacità di mobilitazione di una società sensibile come la nostra?
Tra l’altro, non lo dico io. C’è pure il bollino di garanzia delle Nazioni Unite, perché l’Unicef ha fatto notare che nella città assediata ci sono 40 mila bambini che rischiano la vita sotto i “bombardamenti indiscriminati” che hanno già ucciso decine e decine di civili. Bambini che a causa dell’assedio dell’Isis sono ridotti a bere l’acqua inquinata dell’Eufrate. Bambini che da due anni e mezzo sopravvivono non per gli aiuti umanitari (che a Deir Ezzor sono cominciati ad arrivare solo nelle ultime settimane) ma grazie ai rifornimenti paracadutati dall’aviazione siriana e russa.
Brutto, no? Ed è una situazione che a Deir Ezzor è particolarmente grave nei numeri ma che si ripete nella sostanza anche a Fua e Kafraya, due città che gli islamisti tengono sotto assedio non lontano da Idlib. È una buonissima causa, certo non peggiore di quella di Aleppo Est, Zabadani e Madaya che, per essere attaccate dall’esercito di Assad, sono diventate immediatamente “città martiri”. Quanti articoli abbiamo letto sui bambini di Madaya costretti a nutrirsi d’erba per non morire di fame? O ci volete dire che i bambini di Deir Ezzor valgono meno?
Quindi ora aspettiamo. Le articolesse, i lamenti in Tv, gli appelli contro l’indifferenza e l’inazione dell’Occidente. Se proprio dovesse servire, possiamo anche trovare un ultimo clown a Deir Ezzor. Aspettiamo con fiducia. Perché la coerenza ha un valore. E l’informazione anche.
http://www.fulvioscaglione.com/2017/02/17/deir-ezzor-proviamo-a-parlarne/