Essere padre, cristiano e palestinese oggi a Gaza
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 22/24 del 1° marzo 2024, Sant’Albino
Essere padre, cristiano e palestinese oggi a Gaza
Pubblichiamo una lettera che un cristiano palestinese, benestante prima della guerra, ha indirizzato al figlio e fatta pervenire all’Osservatore Romano. La lettera, nella sua semplicità, pur mancando di riferimenti alla salute spirituale, fa capire il dramma nel dramma: malgrado più di 15 anni di isolamento dal resto del mondo, la “normalità” della vita quotidiana che i cristiani erano riusciti a ritagliarsi in un contesto musulmano, è crollata. Hanno perso la casa, e con essa i mobili, gli abiti, i ricordi di una vita, e da 5 mesi vivono accampati nelle aule della scuola e nella palestra della parrocchia latina sotto i bombardamenti. Se riusciranno a sopravvivere alle bombe e alla fame, il loro futuro sarà quello di emigranti, mentre la Palestina sarà completamente occupata e sfigurata dal sionismo.
Perdonami, figlio mio
Un giovane padre palestinese, rifugiato con la sua famiglia da oltre quattro mesi nella parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza City per sfuggire ai bombardamenti israeliani, ha scritto al nostro giornale. Pubblichiamo la lettera ricevuta, che ha indirizzato al figlio in occasione del compleanno nella tragica circostanza della guerra in corso.
In questo giorno, quattro anni fa, Dio mi ha benedetto con il dono più bello e più prezioso: mio figlio Maher. Egli è la mia anima, la mia vita, il mio cuore, è tutto per me.
Perdonami, figlio mio.
Non avevo consapevolezza o non sapevo che questo sarebbe successo a noi.
Non potevo immaginare di vederti usare un bagno che non fosse quello della tua stanza o che tu avresti dormito lontano dal tuo cuscino, dai tuoi giocattoli, dalla tua stanza, dai colori per dipingere e dal calore del focolare. Non potevo sapere che avresti dormito in un materassino sul pavimento in un luogo strano per te.
Non potevo immaginare di sentire un giorno da te che sarebbero arrivati aiuti dal mare… legna da bruciare per cuocere il pane o il cibo. E tu non sai che qui non possiamo comprare il cibo nei mercati, perché non c’è, e non si trova nemmeno un barattolo della cioccolata che tu ami.
Non potevo avere coscienza che tu, figlio mio, avresti saputo cosa è la morte e la paura, avresti conosciuto cosa significa spostarsi di notte e né che saresti diventato un esperto militare, per saper distinguere i suoni degli aerei, delle bombe e dei cannoni dei carri armati… E non riesco nemmeno a sentire una tua parola… qual è la nostra colpa?
Perdonami, figlio mio, non avevo consapevolezza e non sapevo.
Perdonami, ho dimenticato che tu hai appena quattro anni di vita.
Questo è il nostro destino.
Bader Maher Tarazi
Fonte: https://www.osservatoreromano.va/it/news/2024-03/quo-050/lettera-da-gaza.html