Editoriale di “Opportune Importune” n. 38
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 108/20 del 17 dicembre 2020, San Lazzaro
Editoriale di “Opportune Importune” n. 38
La vita cristiana non si basa sulle apparenze o sulla virtualità, ma sulla santificazione dell’anima nella realtà quotidiana. Nel corso dell’anno vi sono alcuni appuntamenti di precetto, altri non comandati, ma comunque importanti, che assumono un aspetto non solo religioso ma anche sociale. Mi riferisco al precetto della Comunione pasquale e alla benedizione delle case. Visto che la pubblicazione del nostro bollettino è irregolare, ne parlo ora anche se ci apprestiamo ad entrare nel periodo natalizio. Del resto il confinamento primaverile ha determinato lo slittamento di alcune pratiche religiose legate a quel periodo.
Al precetto della Comunione pasquale sono chiamati tutti i fedeli, ogni anno, dalla domenica delle Palme alla prima domenica dopo la Pasqua. È un attestato pubblico di appartenenza alla Chiesa, di fede nel SS. Sacramento, di sottomissione alle leggi ecclesiastiche.
Un tempo il fedele che soddisfaceva al precetto riceveva dal parroco il “biglietto pasquale”, per attestare la sua fedeltà. I renitenti venivano invitati dal pulpito per tre domeniche consecutive, quindi il sacerdote li segnalava alla curia. I loro nomi venivano indicati anche negli Stati delle Anime, registri che i parroci più diligenti compilavano col nome dei parrocchiani e l’indicazione dei sacramenti ricevuti.
A chi si avvicina frequentemente alla S. Comunione nel corso dell’anno, forse sfugge l’importanza della Comunione pasquale, che invece è compresa molto bene da chi si confessa espressamente per accostarsi degnamente alla Comunione pasquale e confermare, anche pubblicamente, la sua appartenenza alla Chiesa.
Quest’anno le anime hanno dovuto attendere più a lungo per soddisfare il precetto pasquale: c’è da sperare che questo abbia determinato un desiderio più profondo e una maggiore devozione, disposizioni accresciute dalla pratica della Comunione spirituale nei mesi precedenti.
Anche la benedizione delle case, che si effettua normalmente ogni anno nel periodo pasquale, salvo tradizioni locali (durante l’Avvento nel rito ambrosiano e all’Epifania in Tirolo: non è quindi un argomento del tutto fuori stagione) è un atto religioso con una valenza sociale: aprire le porte della casa al sacerdote per benedire le mura domestiche significa riconoscersi pubblicamente membri della Chiesa. Il capo famiglia e la sua sposa desiderano che l’acqua benedetta porti la pace di Cristo nel focolare domestico, che rappresenta la base della società. È importante ritrovare lo spirito con cui le famiglie attendevano e preparavano con la massima cura la visita sacerdotale, disponendo spiritualmente i cuori e nel modo conveniente la casa, occasione anche per contribuire ai bisogni materiali della parrocchia. La benedizione delle case o di un’attività commerciale deve però essere richiesta per fede e non per superstizione (“la benedizione mi porterà fortuna”). Approfitto di queste righe per ricordare che il sacerdote non può benedire l’abitazione di chi convive (una coppia che non ha ricevuto il sacramento del matrimonio: il rito civile non è sufficiente). Penso che la benedizione assuma un aspetto particolare, per chi l’impartisce e per chi la riceve, nelle case che da anni accolgono con carità i sacerdoti del nostro Istituto, nel corso dei viaggi che da una regione all’altra vengono fatti per assicurare il santo Sacrificio della Messa e i santi Sacramenti.
Termino queste brevi considerazioni con un accenno al nuovo anno liturgico, che inizia con la prima domenica d’Avvento. Ancora una volta la Chiesa ci farà ripercorrere le tappe dell’opera della Redenzione, frutto dell’amore divino per le nostre anime. Il pensiero del cattolico dovrebbe andare all’eternità, alla gravità del peccato, all’uniformità con la volontà divina, al significato cristiano della vita terrena, alla ricerca del soccorso sovrannaturale. Sono riflessioni salutari per scrollare il torpore spirituale che spesso infiacchisce l’anima e per rinfrancare le tante anime colpite psicologicamente dall’attuale situazione in cui ci troviamo.
L’auspicio è che, alla luce dell’eternità, nella Santa Notte di Natale rinasca l’amore per l’osservanza dei Comandamenti di Dio e i precetti della Chiesa, l’unico mezzo per salvare un’umanità imbruttita e indebolita dal peccato. Il Bambin Gesù ricordi a noi e ai nostri cari che i mali più deleteri (poiché hanno conseguenze eterne) sono la perdita della fede, la pertinacia nell’errore, la condotta immorale (come le già accennate convivenze e i “matrimoni” civili), l’abbandono della preghiera, il disprezzo della mortificazione.
Ai piedi del Presepe adoriamo il Divin Salvatore e invochiamoLo, insieme alla Madonna Immacolata e san Giuseppe, per essere cristiani nella mente e nel cuore, nella vita privata come nella vita pubblica.
Regem venturum Dominum, venite adoremus.
don Ugo Carandino