Come un turco morì in difesa della nostra santa religione
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 105/20 del 7 dicembre 2020, Sant’Ambrogio
Come un turco morì in difesa della nostra santa religione
Il fatto è riportato dal P. Verniero nelle Cronache di Terra Santa.
Trovandosi nell’isola di Cipro allo scopo di riscuotere, per conto della Sublime Porta, gli annui tributi, si recarono un giorno alcuni giannizzeri a far visita di omaggio al Cadì, ossia al giudice del luogo; e poiché il discorso cadde sui Franchi – leggi: cattolici europei – e sulla loro religione, i giannizzeri presero a dirne di ogni colore, dichiarando quella religione falsa e affibbiando ai cristiani i più spregevoli nomignoli, il meno peggiore dei quali era quello di cani infedeli.
Il Cadì, per quanto musulmano anch’egli, era un uomo molto assennato e punto schiavo del fanatismo dei suoi ospiti. Anzi, avendo dovuto trattare spesso con i Franchi ed essendosi anche dato pensiero di prendere conoscenza delle loro leggi e della loro morale, aveva finito col nutrire per i cattolici e per la loro religione una vera simpatia e col coltivarla, forse senza rendersene appieno conto e senza neanche confessarlo a se stesso. Or gl’insolenti e fanatici giannizzeri venivano in buon punto per offrire a lui e alla grazia divina l’occasione di trionfare.
Dapprima il Cadì si limitò a contradire rispettosamente i messeri affermando e un po’ anche dimostrando che, al contrario, i Franchi erano in genere persone civili, educate, oneste e degne di rispetto, la loro morale superiore a qualsiasi altra e la loro religione quindi vera; e aggiungendo, con un fare rispettoso e riservato, che forse quelle poco deferenti parole e quei appellativi potrebbero convenire…. chi sa?! E poiché i giannizzeri, oltremodo meravigliati e sorpresi, presero a contradirlo con accanimento, il Cadì conchiuse col dichiarare apertamente Maometto impostore, il maomettismo la peggiore delle morali e la più falsa delle religioni, e poveri ingannati e illusi coloro che la seguivano.
Accusato al Muftì, ossia al capo religioso musulmano, il Cadì fu costretto di comparirgli dinanzi; ma, domandato se tenesse per vero quanto aveva affermato ai giannizzeri a proposito della religione cristiana e di quella del Profeta, rispose con sorpresa del giudice e dei suoi accusatori che non solo era convinto di quanto aveva affermato, ma era anche pronto a confermarlo con i fatti. Furente per tanta audacia il Muftì, lo fece crudelmente fustigare e rinchiudere per allora in una prigione; e dopo una settimana se lo fece ricondurre dinanzi, sicuro che nel frattempo avesse fatto senno e mutato consiglio. Ma no! Il Cadì era più fermo di prima nella sua novella fede. Lo condusse allora in una moschea e, con un fare tra il comando e la preghiera, gli disse d’ implorare d’Allah che, per i meriti del suo Profeta, si degnasse d’illuminargli la mente per conoscere la verità. E il Cadì ubbidiente si prostrò alla maniera musulmana con la faccia per terra e pregò a lungo. Quindi levatosi esclamò: — Viva Dio! La grazia è fatta! sono stato illuminato! La fede dei Franchi è la vera ed è la sola che conduce a salute. Falsa invece e bestiale è la religione di Maometto. E sull’istante, per ordine del Muftì divenuto furibondo, il corpo del novello ed intrepido confessore di Cristo cadeva esanime sotto i fieri colpi di` pugnale vibratigli dai giannizzeri, mentre volava l’anima di lui al cielo, battezzata nel proprio sangue. Fu testimone del fatto un mercante veneziano appartenente a una delle tante fiorentissime colonie cristiane di Oriente; il quale, avendo tentato di estrarre il corpo del nuovo martire dalla secca cisterna nella quale era stato gettato e coperto di sassi e di sozzure, ne fu impedito dai fanatici musulmani.
Dall’Almanacco di Terra Santa pel 1937.