I cattolici perseguitati nella Cina capital-comunista
Comunicato n. 58/18 del 14 giugno 2018, San Basilio Magno
I cattolici perseguitati nella Cina capital-comunista
Nuove persecuzioni del regime capital-comunista cinese contro i cattolici, senza nessuna reazione dei farisei dell’Occidente e in particolare dei radical-chic italiani.
Cina, continua la persecuzione: abbattuta Via Crucis
Un sito popolare tra i cattolici delle province di Henan, Hebei e Shanxi è stato abbattuto di notte. Si vuol “permettere al cattolicesimo di esistere ma non di svilupparsi”
Le autorità di Anyang, provincia di Henan (Cina), hanno fatto demolire le 14 stazioni della Via Crucis collocate lungo il sentiero che conduce al più antico luogo di pellegrinaggio della zona, il santuario di Nostra Signora del Monte Carmelo a Tianjiajing, un sito popolare tra i cattolici delle province di Henan, Hebei e Shanxi, che era stato fatto costruire dal sacerdote del Pontificio Istituto Missioni Estere padre Stefano Scarsella, allora vicario apostolico del nord Henan (tra il 1903 e il 1905).
I pannelli di ardesia, che rappresentavano vari momenti della Passione di Cristo, corredati da disegni e graffiti realizzati con lo stile cinese e arricchiti da commenti devozionali, sono stati abbattuti con bulldozer e martelli pneumatici, alcune settimane dopo che i funzionari cinesi avevano detto al Vescovo Joseph Zhang Yinlin di Weihui (Anyang) di smantellare la Via Crucis senza specificarne il motivo.
La Via Crucis è stata demolita durante la notte “perché le autorità temevano che ci sarebbero stati troppi membri della chiesa durante il giorno”. Le suore locali hanno girato dei video e scattato delle foto per documentare i danni, inviandoli a gruppi e chat online per conservare tracce dell’evento.
Secondo UCA News, una fonte ha detto che il Partito comunista stava agendo così per far capire che il governo “permette al cattolicesimo di esistere ma non di svilupparsi”. Dal maggio 2007 il governo provinciale di Henan (dove la popolazione cristiana in percentuale è la seconda più alta della Cina dopo la provincia di Zhejiang) aveva vietato i pellegrinaggi nazionali presso il sito e il governo della città di Anyang aveva revocato il permesso di recarsi in pellegrinaggio al santuario definendolo “attività religiosa illegale”.
Da quando una croce in una chiesa protestante era stata smantellata ad Henan lo scorso settembre 2017, la persecuzione era aumentata negli ultimi nove mesi, soprattutto contro la Chiesa cattolica.
Come informa Asianews, a febbraio di quest’anno era stata vietata la pubblicazione di volantini religiosi, le croci in una chiesa cattolica erano state demolite e gli asili nido gestiti dalla Chiesa erano stati sequestrati e poi costretti a chiudere definitivamente. Ad aprile la repressione si era intensificata, e otto diocesi su dieci della provincia sono state soppresse: Anyang, Luoyang, Xinxiang, Puyang, Zhengzhou, Shangqiu, Kaifeng e Zhumadian. Inoltre una chiesa cattolica e la tomba di un vescovo erano state demolite, i sacerdoti della chiesa clandestina erano stati espulsi dalle loro parrocchie, le proprietà della chiesa confiscate e le autorità avevano cominciato a inviare dei funzionari davanti le chiese per impedire ogni domenica l’ingresso dei minori.
Anche la provincia di Zhejiang è stata al centro delle persecuzioni contro i cristiani da parte del governo locale. E ci sono state anche segnalazioni di demolizione di chiese o rimozione di croci nella provincia dello Shaanxi e nella regione autonoma dello Xinjiang Uyghur.(…)
Preoccupano anche alcune dichiarazioni di funzionari del governo cinese. Quello che sovrintende agli affari religiosi, Chen Zongrong, ha affermato che le restrizioni del governo sulle nomine dei vescovi non costituiscono una violazione della libertà religiosa poiché, ha sottolineato, che le religioni in Cina devono “adattarsi alla società socialista”. “Non sono d’accordo con l’idea che impedire a Roma di avere il pieno controllo sulla scelta dei vescovi ostacoli la libertà religiosa”, ha detto Chen. “Credo che non ci sia religione nella società umana che trascenda le nazioni”.
In Cina la Chiesa Cattolica è divisa tra una Chiesa cattolica sotterranea, fedele al Papa, e l’Associazione patriottica cattolica cinese, ufficialmente riconosciuta da Pechino, visto che ogni vescovo di questa associazione è sotto la diretta supervisione del Partito comunista cinese.
Il presidente Xi Jinping, che è stato riconfermato a vita lo scorso a marzo, ha sollecitato un maggiore controllo del governo e una minore influenza straniera sulle religioni in Cina. Nuove restrizioni sono state introdotte dal governo cinese il 1 febbraio scorso, quando è stato reso illegale per chiunque, al di sotto dei 18 anni, di entrare in un edificio della chiesa. Sotto Xi Jinping il governo cinese sta perseguendo un grande sforzo per sinicizzare la religione.
La Santa Sede sta cercando di negoziare con il governo cinese sulla presenza cattolica in Cina e non sono mancate le polemiche. (…)
Lo scorso febbraio il cardinale Giuseppe Zen Zekiun, vescovo emerito di Hong Kong, aveva pubblicato sul suo blog, in cinese e in italiano, un intervento particolarmente critico già nel titolo: “Non sono ancora riuscito a capire per che cosa dialogano con la Cina”, dove attaccava la diplomazia vaticana dell’Ostpolitik che, secondo il cardinale, “disprezza la genuina fede di coloro che con fermezza difendono la Chiesa fondata da Gesù sugli Apostoli da ogni ingerenza di potere secolare”.