Cattivi maestri: il pensiero religioso di Mazzini
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 7/22 del 18 gennaio 2022, Santa Prisca
Cattivi maestri: il pensiero religioso di Mazzini
“Qualunque s’arroga in oggi di concentrare in sé la rivelazione e piantarsi intermediario privilegiato fra Dio e gli uomini, bestemmia” (Lettera di Giuseppe Mazzini a Pio IX, 1865).
Nel 150° anniversario della morte di Mazzini da più parti si rivendica l’eredità del pensiero mazziniano. Chi non può rivendicare tale eredità è il cattolico militante, poiché il pensiero religioso di Mazzini è in aperto contrasto con la Rivelazione divina e il Magistero della Chiesa. Invece l’eredità mazziniana (il pensiero e l’azione terroristica) è a pieno titolo appannaggio di coloro che si riconoscono nella rivoluzione italiana (il cd. “risorgimento”), che ha combattuto la religione cattolica e la società cristiana, colpendo in particolare il Papato.
Il pensiero religioso di Mazzini (Enciclopedia Cattolica, vol. VIII, voce Mazzini Giuseppe, col. 532-533, Città del Vaticano 1952. Il testo in grassetto è redazionale).
(…) VI. Religione. – Si comprende da ciò come il Mazzini abbia alterato radicalmente il concetto tradizionale di religione. La religione non si fonda sopra un codice esterno quale è quello della Rivelazione e del magistero ecclesiastico. Tutte le religioni positive, buone in sé, in quanto e limitatamente al tempo in cui esprimono il vero sentimento dell’anima umana, rappresentano solo uno stadio dell’umanità, nel suo perenne evolversi e progredire sotto l’afflato dello spirito di Dio. « Abbiamo sètte, non Chiesa, – egli afferma – filosofie imperfette, contradditorie, non religione, non credenza collettiva che congiunga i fedeli sotto un segno e ponga armonia fra i loro lavori ».
L’idea che il M. s’era formata del cristianesimo rivela figlio inconsapevole di quell’illuminismo contro quale protestava di reagire. Il cristianesimo è da lui considerato una religione individualistica, antisociale; una religione la quale per il fatto stesso di porre « per fine la salvezza dell’individuo, per mezzo la credenza in un essere intermedio tra Dio e l’individuo, per condizione la Grazia, per dogma la caduta e la Redenzione per opera altrui, non può fondare società, che, avendo pure stesso fine, abbia per mezzo la credenza nella vita collettiva dell’umanità, sola intermediaria tra Dio e l’individuo, per condizione le opere proprie compite sulla terra, per dogma il progresso ». È espressa in queste parole, nella forma più esplicita, la profonda antitesi che esiste tra il concetto di società religiosa, quale è insegnato dalla dottrina cattolica, e quello che il M. professa. Questi attinge tuttavia ad una verità teologica, quella del corpo mistico della Chiesa e dell’azione della Grazia sulle anime, pensiero che forma il nocciolo della sua dottrina. Non può sfuggire la stretta analogia che v’ha fra l’idea mazziniana della influenza vivificatrice esercitata da Dio sulla umanità, e l’azione dello Spirito Santo sulla Chiesa; tra la divinizzazione umana quale la concepisce il M., e quella che si opera per mezzo della Grazia; tra l’incarnazione di Dio nell’umanità per la progressiva elevazione e salvezza di essa, e la incarnazione del Divin Verbo per la redenzione e salute degli uomini. Ciò chiaramente dimostra come il M. non si spogliò mai del tutto di quei principi fondamentali che gli erano stati istillati con la educazione cristiana ricevuta in gioventù (né è privo di significato il fascino ch’egli sempre subì dalla figura e dalle dottrine di Gioacchino da Fiore). Dallo scetticismo e dall’ateismo egli confessa non essere stato sfiorato che per breve tempo, durante gli studi universitari.
Il sistema religioso del M. non è che il travestimento del cristianesimo, umanizzato e spoglio del suo carattere positivo, gerarchico e soprannaturale. Tra il popolo e Dio non deve esserci alcun mediatore : « noi abbiamo un solo padrone in cielo, che è Dio; un solo interprete delle leggi sue sulla terra, ch’è il popolo. Liberate il paese da cardinali, primati e da quanti trafficanti di menzogne formano l’aristocrazia del clero!». Come la fede, così il sacerdozio vuole essere umanizzato, laico; « il più saggio e il più virtuoso fra i credenti » deve essere eletto sacerdote dal popolo, « auspice la libertà di coscienza e di elezione ». I dogmi della nuova fede non saranno più idoli e fantasmi, «ma il vero, la virtù, il genio»; la sorgente di questa nuova fede non dovrà cercarsi nel magistero gerarchico, nel Papa e nei concili, bensì nel popolo stesso, che costituisce « la legge viva del mondo » ed è investito di tale autorità che quando « dichiara che tale è la sua credenza, dovete piegare la testa e astenervi da ogni atto di ribellione ». Il trionfo della rivoluzione protestante, nel pensiero di M., segna l’inizio dell’agonia del papato e della Chiesa. Essa oggi non sarebbe che « una istituzione incadaverita e maschera di religione »; e per tre secoli almeno non avrebbe esplicato altra missione fuori di quella d’inceppare la divina missione affidata da Dio all’Umanità. Egli si rappresenta il papato e la monarchia come due spettri brancolanti nelle tenebre, che si danno appoggio a vicenda per non precipitare nel baratro, e occupata Roma, raccomandava agli amici di agire in modo da « rendere impossibile ogni vita al papato fra le sue mura ».
L’entusiamo dei protestanti per Mazzini: https://www.chiesaluterana.it/2011/10/31/la-concezione-religiosa-del-patriota-repubblicano-mazzini/