Alla sinistra di Lutero
Centro studi Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 85/16 del 28 novembre 2016, Santa Caterina Labouré
Alla sinistra di Lutero
Foto: l’abbraccio tra Jorge M. Bergoglio e l’ “arcivescova” Antje Jackelen, “primate della chiesa luterana svedese”, Lund, 31/10/2016.
“Se Lutero tornasse sulla terra, troverebbe che Bergoglio va troppo in là col progressismo!”
Intervista di don Francesco Ricossa rilasciata al settimanale francese Rivarol (n° 3259 del 24 novembre 2016), effettuata da Jérôme Bourbon il 18/11/2016.
Rivarol: Quali riflessioni Le suggeriscono il recentissimo viaggio in Svezia di Bergoglio, viaggio che ha avuto ufficialmente lo scopo di dare inizio ad un anno di celebrazione dei cinquecento anni della Riforma di Martin Lutero, e le dichiarazioni di Francesco su Lutero e con i luterani, nonché la sua partecipazione in una cattedrale luterana ad una riunione con una donna “vescova” e il capo della chiesa luterana di Svezia. Viaggio nel corso del quale Bergoglio non aveva neanche previsto di dire “Messa” (o più esattamente la sinassi di Paolo VI) mentre la scontenta comunità cattolica locale gli ha forzato la mano, cosa che è inaudita?
Don Francesco Ricossa: Innanzi tutto, questa visita in Svezia è il seguito immediato del pellegrinaggio dei luterani a Roma. Bergoglio li ha ricevuti in Vaticano il 13 ottobre con al fianco la statua di Martin Lutero, e già prima si era recato nel tempio luterano di Roma. La visita in Svezia non è che l’inizio delle iniziative ecumeniche per l’anniversario dei cinquecento anni della Riforma e in fondo, anche se Bergoglio l’ha fatto in maniera più aperta, egli ha solo ripreso la linea di condotta dei suoi predecessori. Infatti, già Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano espresso grandi elogi per Martin Lutero. Questa non è altro che la conferma di quello che si diceva negli anni ’70: «la nuova messa è la messa di Lutero». Si è gridato allo scandalo quanto lo dicevano i tradizionalisti, ma in definitiva è un’evidenza.
D’altronde, la misericordia come la intende Bergoglio è del tutto luterana. Egli parla dell’uomo che può solo peccare, che quasi deve compiacersi nel peccato e che si salva per la misericordia di Cristo anche se non si allontana dal peccato. Ne ha parlato senza posa e in particolare lungo l’anno detto della misericordia che si è chiuso domenica scorsa. Il peccato è nell’uomo, non si può eliminare ed è coperto dal mantello della Passione di Cristo. Nel suo discorso ai missionari della misericordia, Bergoglio ha detto che anche se un penitente non confessa il suo peccato o non vuole abbandonarlo, la misericordia del Signore lo perdona. Questa è un’idea luterana. Nel documento «Dal conflitto alla comunione», del giugno 2013, egli ha scritto (n° 154) che anche teologicamente vi è un accordo con i protestanti, non solo sulla giustificazione, ma anche sulla Presenza Reale, la Transustanziazione essendo considerata come non essenziale. In ogni caso, io penso anche che se Lutero tornasse sulla terra, troverebbe che Bergoglio va troppo in là col progressismo!
Rivarol: Giustamente, ciò che Lei dice va in direzione della incredibile visita fatta da Bergoglio, l’11 novembre, a dei preti spretati e alle loro famiglie, quattro di essi erano “parroci” della diocesi di Roma. In nessun modo egli ha ricordato loro gli obblighi che avevano assunto al momento di abbracciare il sacerdozio. Ecco quello che dice il Vaticano in un comunicato ufficiale: Il Santo Padre ha inteso offrire un segno di vicinanza e di affetto a questi ragazzi che hanno compiuto una scelta spesso non condivisa dai loro confratelli sacerdoti e familiari», «Dopo diversi anni dedicati al ministero sacerdotale svolto nelle parrocchie, è accaduto che la solitudine, l’incomprensione, la stanchezza per il grande impegno di responsabilità pastorale hanno messo in crisi la scelta iniziale del sacerdozio», e il comunicato della “Santa Sede” continua: «Sono quindi subentrati mesi e anni di incertezza e dubbi che hanno portato spesso a ritenere di aver compiuto, con il sacerdozio, la scelta sbagliata (sic!). Da qui, la decisione di lasciare il presbiterato e formare una famiglia.»
I dispacci d’agenzia precisano che quattro dei giovani padri di famiglia incontrati da Bergoglio erano degli ex “parroci” della diocesi di Roma, gli altri venivano da Madrid (Spagna), dall’America Latina e dalla Sicilia. Secondo il Vaticano, l’arrivo di Bergoglio nell’appartamento «è stato segnato da grande entusiasmo: i bambini si sono raccolti intorno al Pontefice per abbracciarlo, mentre i genitori non hanno trattenuto la commozione. La visita del Santo Padre è stata fortemente apprezzata da tutti i presenti che hanno sentito non il giudizio del Papa sulla loro scelta, ma la sua vicinanza e l’affetto della sua presenza», e il Vaticano precisa che Francesco ha ascoltato gli ex preti e si è informato sulle procedure canoniche in corso. «La sua parola paterna ha rassicurato tutti sulla sua amicizia e sulla certezza del suo interessamento personale», conclude il Vaticano, secondo il quale Francesco ha di nuovo «inteso dare un segno di misericordia a chi vive una situazione di disagio spirituale e materiale, evidenziando l’esigenza che nessuno si senta privato dell’amore e della solidarietà dei Pastori.»
Che ne pensa di un tale comportamento?
Don Francesco Ricossa: E’ il punto d’arrivo, per adesso, di un qualcosa che è molto vecchio. Paolo VI, dopo il Vaticano II, cambiò la disciplina della Chiesa che era di non concedere mai delle dispense perché un prete potesse contrarre matrimonio, perfino in articulo mortis, quando tutti gli altri impedimenti potevano essere dispensati. In seguito a tale cambiamento si è avuto un gran numero di defezioni sacerdotali, tristi e scandalose.
Bergoglio, con i gesti più che con la dottrina, manifesta ciò che desidera. Egli ha ricevuto delle coppie che vivevano insieme senza essere sposate, ha ricevuto delle “coppie” di omosessuali, di transessuali come si dice oggi, ha telefonato alla “donna” di un ex “vescovo” spretato… Tutti questi gesti vanno nella stessa direzione. Si potrebbe pensare ad un’opera di misericordia nei confronti di peccatori che hanno bisogno di uscire dal peccato, e questo sarebbe evangelico, ma sfortunatamente nel contesto del lassismo generale, e senza che Bergoglio in alcun momento chieda al peccatore di abbandonare il peccato, questo comportamento è scandaloso, vi è in questi gesti come un incoraggiamento al peccato.
Rivarol: Lei ricorda la venuta a Roma di coppie omosessuali. Ma Bergoglio ha incontrato anche dei rappresentanti della lobby LGBT, quindi egli manifesta una compiacenza per l’omosessualità notoria, rivendicata. Si tratterebbe di una tappa verso l’“ordinazione” di uomini dichiaratamente omosessuali, come accade nella chiesa anglicana o nella chiesa luterana di Svezia?
Don Francesco Ricossa: Vi è un documento, perfino post-conciliare, che proibisce l’accesso nei seminari agli uomini che hanno questa tendenza. Cosa molto saggia e necessaria, ma questo non basta: perché nella pratica questa norma è correntemente trasgredita e l’ex maestro generale dei Domenicani ha perfino preso pubblicamente posizione a favore dell’“ordinazione” sacerdotale di queste persone. Quanto alla politica di Bergoglio, egli ha sostenuto con tutta la sua simpatia dei dirigenti del partito apertamente favorevole all’aborto, al divorzio e anche alla propaganda in favore dell’omosessualità, come Marco Pannella ed Emma Bonino. Li ha trattati come i suoi migliori amici, al pari del fondatore del giornale La Repubblica, Eugenio Scalfari, giornalista di sinistra e ateo. Se questi sono i suoi amici non mi stupisce che i modernisti giungono allo stesso punto dei protestanti.
Rivarol: Bergoglio ha anche manifestato l’idea di creare delle diaconesse. Anche qui, non si tratta di un primo passo verso l’“ordinazione” delle donne, cosa che la dottrina cattolica proibisce formalmente?
Don Francesco Ricossa: Non v’è dubbio. Quando Giovanni Paolo II disse, per una volta con ragione, che si tratta di una questione sulla quale non si può ritornare, il “cardinale” Martini, quello che ha sostenuto l’elezione di Bergoglio e che era favorevole all’“ordinazione” delle donne, disse che quanto meno si poteva studiare la questione del diaconato. Come dire che quando la porta è chiusa si entri dalla finestra… Ora, sull’argomento è stato fatto uno studio e ne è derivato che le antiche “diaconesse” non erano ordinate, non ricevevano il sacramento dell’ordine. Così anche la questione del diaconato era stata chiusa.
Oggi, il semplice fatto di dire che serve un’altra commissione per studiare questa questione significa evidentemente muoversi in direzione dell’apertura alle donne del sacramento dell’ordine. Bisogna che la gente si abitui al diaconato femminile. D’altronde, già da dopo il Vaticano II si vedono dei diaconi sposati che continuano la loro vita matrimoniale, cosa che non era mai esistita prima nella Chiesa cattolica latina. Si vedono dei diaconi con delle compagne. Presto si vedranno delle donne diacono. Lo scopo è di dire che non v’è incompatibilità fra il sacramento dell’ordine e il sesso femminile. La tappa successiva sarà l’ordinazione sacerdotale, poi episcopale, per le donne.
Rivarol: Ma mi sembra che già sotto Giovanni Paolo II il Vaticano aveva permesso che le ragazze accedessero al servizio della Messa.
Don Francesco Ricossa: Sì, è del tutto ufficiale, non si tratta di un abuso liturgico. Bergoglio ha messo in atto anche una piccola novità, introducendo delle donne e dei non cristiani nella cerimonia della lavanda dei piedi del Giovedì Santo, atto liturgico durante il quale dodici persone devono rappresentare i dodici Apostoli. D’altronde, questo è del tutto conforme all’idea moderna di uguaglianza e di non discriminazione.
Rivarol: E questo favorisce l’apostasia universale. Negli Stati Uniti, per esempio, nel novembre 2013, l’Illinois ha autorizzato il “matrimonio” omosessuale. Non è che gli atti e le parole pubbliche di Bergoglio hanno provocato un ripensamento dei membri “cattolici” della camera che, appoggiandosi alle famose parole di Francesco: “chi sono io per giudicare?”, hanno rinunciato alla loro opposizione al preteso matrimonio degli invertiti?
Don Francesco Ricossa: In effetti colpisce il fatto che tutti coloro che vogliono demolire la morale cristiana si appoggino su Bergoglio e che questi non li sconfessi mai. Al giornalista di sinistra, Scalfari, egli ha detto che ognuno deve seguire la sua coscienza, l’idea che s’è fatta di bene e di male. Ora, è evidente che si debba seguire la propria coscienza, ma una coscienza illuminata, informata, guidata dalla dottrina cristiana. Si è gridato alla falsificazione, giuocando sul fatto che Scalfari avrebbe forse trascritto male le parole di Francesco. Ma questi non ha mai smentito di aver rilasciato una tale dichiarazione. In seguito agli incontri è stato pubblicato perfino un libro e il nome di Bergoglio appare come coautore. Quindi non v’è alcun dubbio sulla realtà di tali dichiarazioni.
Rivarol: L’accordo tra la FSSPX e i modernisti che occupano il Vaticano, non Le sembra imminente, visto che diverse tappe sono state raggiunte? L’ultima è stata appena attuata: nella lettera Miseticordia et misera, del 21 novembre 2016, alla chiusura dell’“anno della misericordia”, Francesco ha accordato, in maniera permanente e non più per un tempo limitato, ai sacerdoti della FSSPX la possibilità di assolvere validamente e lecitamente. Ecco il testo di un comunicato: «per rispondere al bisogno dei fedeli, il Santo Padre, fidando nella buona volontà dei loro sacerdoti di raggiungere, con l’aiuto di Dio, la piena comunione con la Chiesa cattolica, stabilisce che coloro che frequentano le chiese servite dai sacerdoti della Fraternità San Pio X possono ricevere validamente e lecitamente l’assoluzione sacramentale».
Don Francesco Ricossa: L’astuzia sta nel nascondere che il punto d’arrivo è già stato raggiunto. Il famoso accordo, io penso, è già fatto. La FSSPX ha già ricevuto dai modernisti, il 5 giugno 2015, il potere di giudicare in prima istanza i proprii soggetti, cosa che non può farsi se se non si ha la giurisdizione; la Fraternità è stata riconosciuta, il 17 marzo 2015, dalla diocesi di Buenos Aires come società di diritto ecclesiastico, eretta canonicamente, e il 1 settembre 2015 ha ricevuto il potere di confessare e di assolvere, per l’anno detto della misericordia, ed ecco che il 21 novembre questo potere diventa permanente, cosa che equivale a dare oggettivamente alla FSSPX una giurisdizione ordinaria. Recentemente, il 22 giugno, in occasione delle ordinazioni a Zaitzkofen in Germania, essa è stata autorizzata ufficialmente a fare le ordinazioni sacerdotali, col che la FSSPX è già riconosciuta.
Resta solo che le si dia la veste ufficiale di prelatura personale e lo si annunci pubblicamente a quelli che non l’hanno ancora capito. Si è proceduto in questo modo allo scopo di evitare le difficoltà che si sono verificate nel passato: evitare che contro l’accordo si manifestino delle forti opposizioni pubbliche, a destra da parte delle frange antiaccordiste della FSSPX e a sinistra da parte dei modernisti ostili ad un accordo con i lefebvriani. Questa strategia si è rivelata molto efficace, in tutto conforme allo stile di Bergoglio: lasciare che i teologi disputino mentre l’uomo di Chiesa (o chi ne ha le vesti) nella praxis va avanti.
Rivarol: Ma allora siamo completamente nel quadro di un “accordo pratico”, cosa che la Fraternità ha respinto per anni e che ha pubblicamente rimproverato a Le Barroux, all’Istituto del Buon Pastore, a Campos?
Don Francesco Ricossa: Nei fatti, non v’è alcuna differenza tra questi gruppi e la FSSPX.
Rivarol: Ma la Fraternità ha detto sempre che non riconosceva ancora il Vaticano II.
Don Francesco Ricossa: Sì, ma tra i modernisti si pensa qualsiasi cosa. Lo stesso Mons. Fellay si è dichiarato d’accordo al 99% col Vaticano II, in un’intervista del giugno 2001 al giornale vallese La Liberté. Il tono è cambiato da tempo e cambierà ancora di più. Già adesso in Italia, la FSSPX non benedice più i matrimoni, è il prete diocesano che deve farlo; non dà più le Cresime sotto condizione a coloro che l’hanno ricevuta col nuovo rito, né ordina sotto condizione coloro che sono stati ordinati col nuovo rito. Nella rivista italiana Sì Sì No No, è stato scritto che la riforma liturgica per i sacramenti è valida e legittima. Di fatto, le cose cambiano molto presto.
Rivarol: Ma la rivista Sì Sì No No non è piuttosto su una linea favorevole alla “Resistenza” di Mons. Williamson?
Don Francesco Ricossa: Sì, e questo è ancora più notevole. Quelli che pretendono resistere riconoscono la nuova liturgia come legittima. Mons. Williamson dice che si può assistere alla nuova Messa [in una conferenza del 28 giugno 2015 negli Stati Uniti – NDR], cosa che non si diceva negli anni ’70. Un aneddoto: Mons. Williamson terrà una conferenza sul modernismo a Roma, il 30 novembre, e tra tutte le sale disponibili ha scelto la sala della chiesa americana, episcopaliana, di Roma. E’ stupefacente.
Rivarol: Lei terrà una conferenza a Parigi il 27 novembre sulle guerre di religione. E’ un richiamo a quello che accade con Bergoglio nel suo riavvicinamento con i luterani?
Don Francesco Ricossa: Sì e no. Vi è certo l’attualità di questo anniversario della riforma, o piuttosto della rivoluzione protestante. Ma c’è di più. Noi teniamo delle conferenze in Italia e in Francia che vogliono essere dei seminari di formazione dottrinale, non necessariamente della più stretta attualità, per i battezzati, i militanti cattolici, nel dominio della regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo. Le guerre di religione non attengono solo alla storia, esse permettono di affrontare la questione della relazione fra la Chiesa e lo Stato. Vi saranno tre conferenze. Una prima parte storica, una seconda parte più dottrinale, relativa alla liceità dell’uso della forza in difesa della Fede, negata dai “politici” del XVI secolo e dai filosofi del XVIII, e una terza conferenza che riguarda gli errori modernisti sull’argomento. Uno dei temi ripresi più sovente dai modernisti, in particolare nelle riunioni di Assisi, è che tutte le religioni sono delle religioni di pace, e che l’idea che possano esserci dei motivi religiosi per una guerra sarebbe satanica. Noi cerchiamo di distinguere ciò che è vero da ciò che è falso in questa affermazione, coscienti di andare così contro corrente rispetto ai discorsi abituali.
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