Andreas Hofer e l’insorgenza cattolica in Tirolo
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 18/21 del 23 febbraio 2021, San Pier Damiani
Andreas Hofer e l’insorgenza cattolica in Tirolo
Andreas Hofer, nato il 22 novembre del 1767 nel maso della famiglia Sandhof, era il minore e l’unico di sesso maschile dei sei figli di Josef Hofer e Maria Aigentler. La famiglia Hofer gestiva da tempo l’osteria “alla Corona d’oro” e il maso ad esso annessa. Questa osteria era situata lungo una strada trafficata e di notevole importanza della Val Passiria che portava al passo Giovo. Il padre Josef e altri avi di Andreas erano stati anche funzionari dell’amministrazione giudiziaria locale come avvocati difensori.
Andreas crebbe in una famiglia profondamente cattolica. Un avo di Andreas era andato in pellegrinaggio in Terra Santa e al ritorno aveva fatto erigere nel suo maso una piccola cappella.
La madre Maria morì quando Andreas aveva solo tre anni e il padre, nel 1772, si risposò con Anna Frick. Nel 1774 morì anche il padre, e il maso Sandhof venne gestito da Josef Grüner, il marito della sorella maggiore Anna (che invece si occupò dell’educazione dei fratelli), fin quando Andreas raggiunse la maggiore età. La legge tirolese del “maso chiuso”, infatti, affermava che il maso doveva essere ereditato dal primo figlio maschio.
Frequentò la scuola elementare obbligatoria, introdotta nel 1774 dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria. Nello stesso periodo, aiutò la sua famiglia lavorando.
A questo scopo fu mandato in Trentino per poter imparare la lingua italiana, molto utile per il lavoro che avrebbe dovuto svolgere in seguito. Dapprima lavorò a Cles, il centro più importante della Val di Non, come stalliere, e successivamente, per tre anni, in un albergo a Ballino, un paese situato sulla strada fra Stenico e Riva del Garda.
Raggiunta la maggiore età, Andreas venne in possesso del maso di famiglia. Un suo compaesano, di nome Johann Stafler, così lo descrisse: «profondamente onesto e ragionevole, buono, gentile e sereno, delle volte anche spiritoso, ma sempre guidato da un senso pio e cristiano.»
Si sposò con Anna Ladurner, una giovane contadina di Lagundo, nel 1789. Ebbe sei figlie e un figlio: Maria Geltrude, Maria Crescenzia, Rosa Anna, Anna Geltrude, Geltrude Giulia, Crescenzia Margarita e Johann Stefan.
Nel 1796 in Tirolo si iniziò a temere una probabile invasione da parte delle truppe napoleoniche, cosicché varie compagnie di Schützen si radunarono per decidere sul da farsi. Hofer venne inviato, con gli Schützen della sua terra natìa, la Val Passiria, al passo del Tonale.
Il Tirolo, in seguito alla sconfitta dell’Austria nella guerra della Terza coalizione (1805-1806), fu assegnato alla Baviera con la pace di Presburgo. I bavaresi cominciarono a varare nella provincia tirolese (comprendente le attuali regioni del Tirolo in Austria e Trentino-Alto Adige in Italia) appena acquisita, una serie di riforme di stampo illuministico. Suscitò (come dovunque) resistenza l’introduzione della leva di massa sul modello francese, divenuta necessaria per via delle mutate esigenze belliche (fu introdotta anche dall’Impero austriaco). Suscitarono resistenza anche le riforme per la limitazione del potere ecclesiastico, varate dal bavarese Maximilian von Montgelas.
L’insurrezione cominciò subito dopo la scoppio della guerra della quinta coalizione, che iniziò il 10 aprile 1809 con l’invasione della Baviera, alleata della Francia, da parte dell’esercito austriaco, al comando dell’arciduca Carlo d’Asburgo-Teschen. Andreas Hofer si mise allora a capo del movimento antibavarese. All’insorgenza parteciparono anche 18.000 trentini, dei quali 4.000 morirono.
Già l’11 aprile 1809 Hofer con i suoi insorgenti riusciva ad affermarsi nei confronti dei bavaresi presso Vipiteno, mentre il giorno successivo alcune azioni militari nei dintorni di Innsbruck consentirono agli austriaci di fare il loro ingresso in città il 14 aprile. Alle truppe bavaresi e francesi riuscì però di riportare sotto il loro controllo alcune zone del Tirolo e di riprendere la stessa Innsbruck. Nei giorni 25 e 29 maggio vennero combattute le due Battaglie del Monte Isel, in seguito alle quali le truppe bavaresi, battute infine il 29 maggio, dovettero ritirarsi sul fondovalle dell’Inn. A ciò fece seguito la tregua stipulata a Znojmo, che riconfermava l’occupazione del Tirolo da parte delle truppe napoleoniche. In seguito ad una nuova chiamata alle armi della milizia territoriale, i tirolesi ottennero un’ulteriore vittoria il 13 agosto 1809 (15.000 soldati bavaresi, sassoni e francesi al comando del generale François Joseph Lefebvre affrontarono un di poco inferiore schieramento di Schützen sotto la guida di Hofer), dopo la quale lo stesso Andreas Hofer si insediò alla Hofburg di Innsbruck come comandante supremo del Tirolo.
La pace di Schönbrunn spinse Hofer ad una nuova insurrezione, che portò ad una massiccia chiamata di volontari in tutto il Tirolo nonché in Trentino, sperando nell’appoggio dell’Imperatore d’Austria, che però era stato sconfitto da Napoleone.
Lo scontro si concluse di fatto il 1º novembre con la sconfitta tirolese sul Monte Isel, presso il ponte sull’Inn ad Innsbruck. L’11 novembre vi fu un successivo appello alla resistenza che però ebbe scarso seguito. Hofer dovette fuggire; tradito dal contadino Franz Raffl (soprannominato poi il Giuda del Tirolo), il 28 gennaio 1810 fu preso prigioniero nella baita della malga Pfandler, un pascolo alpino della fattoria di Prantago di fronte a San Martino in Passiria.
Un testimone dell’arresto, Sweth, così racconta: «Appena un quarto d’ora dalla capanna, noi tre, e cioè Hofer, suo figlio e io, lasciammo delle tracce di sangue sul nostro sentiero, perché al nostro arresto non ci fu permesso di metterci le scarpe o gli stivali e gli altri vestiti. Il nobile Hofer, dal volto del quale scendeva il sangue e la cui barba era ridotta a un ghiacciolo sanguinante, ci ispirava coraggio, guardando devotamente verso il cielo stellato: “Pregate, gridava a noi, siate perseveranti, soffrite con pazienza e offrite le vostre sofferenze a Dio, così potete anche espiare una parte dei vostri peccati”. Così parlava ripetute volte l’eroe cristiano che non era adirato contro i suoi nemici, ma che sopportava con pazienza tutte le sofferenze.»
Condotto a Mantova, fu portato dinanzi a un tribunale militare. La popolazione di Mantova fece una colletta di 5.000 scudi per liberare il condannato, ma non riuscendoci il denaro servì per pagare l’avvocato difensore Gioacchino Basevi. Secondo la testimonianza del padre Antonio Bresciani, in una notte di prigionia una stufa esalò gas tossici. Mentre il carceriere dormiva Andreas Hofer si rese conto del pericolo e salvò il carceriere, nonostante l’occasione di fuga che gli si era presentata.
Scrisse nella sua ultima lettera, indirizzata all’amico Puhler: «Carissimo fratello, la volontà di Dio è che io passi qui a Mantova dalla vita all’eternità; che Dio sia benedetto per la sua divina grazia che mi rende la morte così facile come se mi portassero in qualche altro luogo (e non all’esecuzione). Dio mi concederà fino all’ultimo la grazia di poter giungere colà dove la mia anima potrà essere felice in eterno con tutti i santi, dove pregherò Dio per tutti e particolarmente per quelli ai quali sono più debitore, anche per Lei e la sua carissima moglie per il libriccino (di preghiere) e le altre opere buone. Anche tutti i buoni amici che qui ancora vivono devono pregare per me, per togliermi dalle fiamme ardenti se dovessi scontare ancora il Purgatorio. La mia carissima ostessa mi farà dire le messe a San Martino nel Santuario del Preziosissimo Sangue. Alla Messa dovranno essere invitati gli abitanti delle due parrocchie (di San Leonardo e San Martino) e agli amici si dovrà dare durante il banchetto funebre nell’osteria di sotto (del nipote Giovanni Griner) minestra e carne più mezza misura di vino. Il denaro che avevo con me l’ho diviso tra i poveri. Prendi di quel che resta ancora (in Passiria) quanto ti occorre fino a quando potrai parlare con Hans Mayr. Lui parlerà sicuramente alla gente anche del denaro per i poveri. Per il resto fai tu i conti con loro, più onestamente che puoi, affinché io non debba espiare in Purgatorio. Caro signor Phuler, vada per me e esponga la faccenda all’oste di sotto a San Martino, Lui darà certo disposizioni. Non parli però con nessuno di queste cose; si faccia dare 50 fiorini e in più (il rimborso) di tutte le spese. State tutti bene in vita finché ci ritroveremo in cielo e vi loderemo Dio fino alla fine. Tutti gli abitanti della Passiria e i miei conoscenti mi ricordino nelle loro preghiere. Che l’ostessa non si addolori troppo, io pregherò Dio per tutti voi. Addio, mio mondo infame, la morte mi sembra così facile che gli occhi non mi si bagnano. Scritto alle ore cinque di mattina, e alle nove con l’aiuto di tutti i santi farò il mio viaggio verso Dio. Mantova li 20 febbraio 1810. Il tuo in vita amato Andreas Hofer di Sand in Passiria. Nel nome del Signore comincerò il mio viaggio con Dio! Fatelo sapere anche a Morandell.»
Il 20 febbraio 1810 fu condotto davanti al plotone di esecuzione. Nelle mani aveva un crocifisso ornato di fiori. Non si fece bendare e disse: “Io sto davanti a colui che mi ha creato e in piedi io voglio consegnargli la mia anima”.
Le sue ultime parole si ritiene siano state “Franz, Franz, questo lo devo a te!”, con ciò riferendosi a Francesco I, dal 1804 Imperatore d’Austria, che era passato dalla parte di Napoleone. Verrà anche riferito tuttavia che Hofer abbia esclamato, dopo che la prima salva sparata dal plotone d’esecuzione aveva mancato il bersaglio: “Ah, come sparate male!”.
Le esequie furono celebrate nella chiesa mantovana di San Michele, dove Hofer venne sepolto nel cimitero vicino.
La salma di Andreas Hofer giace sepolta dal 1823 nella Hofkirche a Innsbruck.
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