2020 Comunicati  24 / 06 / 2020

Inter natos mulierum non surrexit maior

P474_Artista-Lombardo-Nascita-del-Battista1Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 64/20 del 24 giugno 2020, San Giovanni Battista
Inter natos mulierum non surrexit maior 

 

Oggi è la festa di san Giovanni Battista: in suo onore pubblichiamo la voce curata da padre Giovanni Rinaldi tratta dal Dizionario Biblico diretto da mons. Francesco Spadafora (Editrice Studium, 1963, pagg. 295-296).

 
GIOVANNI Battista. — Precursore di Gesù, per mezzo della pubblica predicazione del prossimo avvento del regno messianico, accompagnata dall’amministrazione di un simbolico battesimo, donde il nome “il battezzatore” (Mt. 3, 1). 
I Vangeli riferiscono la sua nascita tra circostanze miracolose (Lc. 1, 5-24.41-44.57-79), la vita nel deserto (Lc. 1, 80), la predicazione, intimamente connessa con l’inizio del ministero di Gesù (Lc. 3 e parall.; lo 1, 3; L. 7, 18-35) e la sua morte (Mc, 6, 14-29 e parall.). 
Figlio di Zaccaria ed Elisabetta, ambedue di stirpe sacerdotale, è concesso da Dio, come annuncia l’angelo Gabriele, ai coniugi già in età avanzata: si chiamerà G., Iehohanan, ossia « Iahweh è propizio »; la sua missione rassomiglierà « nello spirito e nella potenza » (cf. I Reg. 17-20) a quella di Elia, come era predetto in Mal. 3, 23 s. (cf. Lc. 1, 17), per preparare un « popolo perfetto » all’apparizione del Messia. In occasione della “visitazione” di Maria, madre di Gesù, alla parente Elisabetta, a tre mesi dalla nascita di G. B., avvenuta « in una città di Giuda » (variamente identificata: forse ‘Ain Karim, poco a ovest di Gerusalemme), il nascituro manifesta la sua presenza “sobbalzando” di gioia nel seno materno. Secondo una tradizione, ignota ai Vangeli « teneris sub annis » (Inno Ut queant) cominciò ad abitare « nei deserti » (Lc. 1,80) — in realtà la cronologia di questo fatto è ignota —, conducendo la vita austera di nazireo nel vestito e nell’alimentazione (cavallette; miele selvatico, tuttora utilizzato dai beduini). Nell’anno 15° dell’imperatore Tiberio (27-28 d. C.) iniziò la sua missione (Lc. 3), in cui invitava a preparare le vie del Signore (da Is. 40, 3 ss.), alla “conversione” (cambiamento delle disposizioni dell’anima) e all’attesa di uno più forte di lui. 
Si rivolse alle diverse classi sociali, attaccando l’ipocrisia dei Farisei, negando che fosse sufficiente alla salvezza essere figli di Abramo, senza « frutti corrispondenti alla conversione », destando entusiasmo nel popolo, che accorreva sempre più numeroso a sentirlo in un clima di crescente ansia per l’attesa messianica. 
In una inchiesta fatta dalle autorità religiose per mezzo di un’ambasciata di sacerdoti, leviti e Farisei, G. B. negò di essere il Messia (Io. 1, 19.28), affermò invece la superiorità di Gesù, « agnello di Dio » , che toglie il peccato del mondo. Il suo battesimo non era che « di acqua », puro segno simbolico; quello di Gesù era « nello Spirito Santo », un segno operativo di santificazione per grazia divina. 
Al battesimo di G. volle partecipare anche Gesù: la grandiosa manifestazione trinitaria di quella circostanza fu come una solenne investitura di Gesù per la sua prossima missione messianica, che difatti G. B. conobbe ufficialmente in quell’occasione. Da quel momento sempre più G. si ritira (cf. Io. 3,22) di fronte all’affermarsi del « più forte », al cui seguito anzi si mettono alcuni già stati “discepoli” del Precursore: Andrea, Simone, Giovanni, Filippo, Natanaele. 
Però lo spirito di Elia non cessò di animare l’infuocata parola del Battista, il quale rimproverò pubblicamente l’incestuosa e adultera unione di Erode Antipa con la nipote e cognata Erodiade. Arrestato per questo, fu tradotto in carcere a Macheronte sulla sponda orientale del Mar Morto. Di qui ancora sollecitò da Gesù, a conferma dei suoi discepoli, una pubblica dichiarazione del suo vero essere: e Gesù lo fece, soggiungendo un grandioso elogio del suo Precursore (Lc. 7, 18-23). 
Il grande Precursore di Cristo diede la vita per la sua missione: in occasione di un banchetto della corte a Macheronte, la figlia di Erodiade, che con le sue danze aveva destato gli entusiasmi di Erode, istigata dalla madre ne chiese e ottenne in premio la testa. 
Nel piano dello sviluppo storico del Messianismo la personalità di G.B. è tra le più singolari: è l’ultimo profeta e il primo apostolo. Precede il Messia e gli rende testimonianza (cf. l’importanza di questo concetto nel prologo del IV Vangelo), disponendo il popolo ad accoglierlo; quando questi è giunto, entra nell’ombra e si dilegua con l’aureola di martire, illuminata dalla parola d’elogio che poco tempo prima Gesù aveva proferito: « Il più grande tra i nati di donna » (Mt. 11,12).