Sanzioni contro la Siria: un intero popolo muore soffocato
Comunicato n. 58/20 del 12 giugno 2020, San Giovanni da San Facondo
Sanzioni contro la Siria: un intero popolo muore soffocato
Le sanzioni degli Usa contro la Siria, volute dall’unica democrazia del M.O., stanno condannando alla fame un intero popolo, nell’indifferenza delle nazioni occidentali. Afferma un siriano: “Non è ora che i popoli occidentali si sveglino e si liberino da queste menzogne americano-sioniste e tornino a essere liberi di praticare la loro umanità?”
L’impiego arbitrario delle sanzioni contro un popolo innocente e fiero
Il popolo siriano, che patisce indicibili tormenti da oltre nove anni a causa di una guerra iniqua ed efferata, è anche vittima di una vile e crudele coercizione morale e fisica. Utilizzando il ricatto delle sanzioni, disonorevole arma di una Civiltà incivilissima, l’Occidente ne oltraggia la dignità e la fierezza e lo condanna all’annientamento con la deprivazione del soddisfacimento dei bisogni essenziali: salute, istruzione, e nutrimento.
Dopo l’usurpazione dei campi petroliferi, gli incendi di campi di grano, il furto dei raccolti e dei tesori archeologici a opera dei complici turchi, ecco in arrivo, per completare l’opera, il cinico ”Caesar Syria Civilian Protection Act”, sadicamente elaborato e inflitto dai nostri governanti criminali alla Siria.
Maen, commentando queste mie parole in un post contro le sanzioni alla Siria, mi ha offerto la sua preziosa testimonianza. Egli vive e patisce in una zona che i terroristi occupano devastandola, saccheggiandola, esercitando ogni genere di abusi, ma soprattutto distruggendo l’armonia e l’unicità del tessuto sociale frutto di una preziosa cultura plurimillenaria. Tutto ciò per le mire neocolonialiste ed espansionistiche di un Occidente cinico, avido, prepotente al guinzaglio del Sionismo. Un Occidente che pretende ipocritamente di voler offrire ai Siriani libertà e democrazia mentre li condanna a morte con le bombe e con sanzioni inique e illegali. Il “Caos costruttivo”!
Maen scrive: ”Per pochi mesi di chiusura [a causa del COVID19] il mondo intero ha sofferto. Noi, in Siria, oltre alla distruzione della guerra da dieci lunghi anni, dobbiamo affrontare l’odio occidentale che sta accrescendo la miseria, le malattie, la fame. Tutti ci domandiamo: Quando questo Occidente sarà finalmente sazio del nostro sangue? Perché tanto odio? Cosa abbiamo fatto di male all’Occidente per essere ripagati con tutta questa brutalità? Popoli cosiddetti civili, che parlano di libertà, democrazia e diritti umani, impongono al mondo intero di applicare le più severe sanzioni contro pochi milioni di pacifici abitanti. Feriti, ammalati, affamati, sfollati in nome dei ‘diritti umani’ e ‘per aiutare il popolo siriano’! Ci chiediamo anche: Non è ora che i popoli occidentali si sveglino e si liberino da queste menzogne americano-sioniste e tornino a essere liberi di praticare la loro umanità?”.
Nel 2011, Nibal era un ragazzo gentile con tanti sogni da realizzare, ma da anni fa il soldato e non vede crescere le sue due splendide bambine che adora e che anche quando giocano o ridono hanno gli occhi tremendamente tristi per l’assenza del loro papà e per il timore di perderlo. Sono stata insieme a loro l’estate scorsa e con l’emozione per il dono della loro tenerezza affettuosa, perché mi hanno adottata come nonna, conservo il ricordo lancinante dell’angustia profonda celata dietro i loro sorrisi.
Nibal in un commento allo stesso post scrive: ”La guerra economica è più crudele della guerra militare. La gente muore di fame e di miseria. Cosa vogliono da noi? Noi non ci arrenderemo mai.”
Due giorni dopo, in un altro messaggio mi confida: ‘’Pensavo che questa guerra fosse quasi finita, ma adesso ho capito che sta ricominciando. Questa guerra tocca il popolo direttamente’’.
Certo, caro Nibal. Questa guerra è contro l’anima della Siria, e l’anima della Siria che resiste è il suo popolo. Se ha resistito tanto, si deve molto alla vostra forza di carattere. Coloro che intendono distruggerla e frammentarla temono ormai la vostra resilienza civile e morale forse più della resistenza armata. Ecco perché sono disposti a immolarvi.
La situazione è oggi più tragica che mai. Mentre sto terminando questo articolo, ricevo una telefonata da Latakia. È una cara amica: ‘’ Maria, non ho avuto mai paura e poche speranze quanto ora – mi dice – In alcune zone sono riprese le proteste pilotate, come nel 2011, in altre la popolazione è davvero ridotta alla fame, i prezzi continuano a salire follemente e in pochi giorni si sono moltiplicati anche per cinque. Molti negozi ormai restano chiusi. Sono tutti coalizzati contro di noi. Non vogliono che la Siria continui a esistere’’.
In Europa, si crede che la Siria sia lontana, invece è vicinissima. La sua immane tragedia colpisce anche noi (pensiamo per esempio al blocco degli scambi commerciali) e ci colpirà sempre più, anche se ci illudiamo di esserne immuni. Non possiamo permetterci di essere indifferenti.