Se vuoi la pace, esporta la guerra
Comunicato n. 3/20 del 9 gennaio 2020, San Giuliano
Se vuoi la pace, esporta la guerra
Il Medio Oriente in cui ci specchiamo
Molti “esperti” spiegano che i metodi muscolari di Trump contro l’Iran provocheranno qualche scossone nell’immediato, ma favoriranno la pace in futuro. Ma quando arriva questo futuro? Quanto dista?
Il giorno in cui sul Medio Oriente si potesse fare un discorso razionale, non inquinato dalle opposte propagande, sarebbe inevitabile prendere atto di un formidabile paradosso. Da decenni, diciamo almeno dal 2003 e dall’invasione anglo-americana dell’Iraq, l’Europa e l’Italia partecipano a politiche, indirizzate soprattutto dagli Usa, che hanno un duplice obiettivo: estirpare i numerosi “ismi” (terrorismo, islamismo, radicalismo, autoritarismo) di cui la regione indubbiamente soffre e garantire la nostra sicurezza.
Il risultato qual è? Il Medio Oriente è più instabile, disastrato, armato e bellicoso che mai. L’invasione dell’Iraq doveva risolvere tutto, e infatti un decennio dopo abbiamo avuto in Siria la guerra tremenda che ben conosciamo. Anche in questi giorni, a proposito dell’eliminazione del generale iraniano Suleimani, molti “esperti” (che peraltro hanno ripetuto pari pari gli argomenti di politici a diverso titolo coinvolti o addirittura protagonisti della crisi) ci hanno spiegato che l’azione degli americani provocherà qualche scossone nell’immediato ma favorirà la pace in futuro. Quante volte ce lo siamo sentiti dire? Quanto futuro è, secondo gli “esperti”, questo futuro? Quando arriva?
Nel frattempo, mentre aspettiamo il sol dell’avvenire, registriamo che tutti gli “ismi” di cui sopra, invece di essere estirpati sono più diffusi, radicati e insidiosi che mai. Anzi: dilagano in Paesi che prima erano un poco più moderati, per esempio in Turchia e in Egitto.
Però ci sentiamo sicuri, più sicuri di prima. No, nemmeno questo è vero. Il terrorismo generato dai gruppi estremistici, dai regimi e dai problemi che agitano il Medio Oriente in questi anni ha colpito l’Europa come mai prima. E oltre al danno c’è pure una beffa atroce. Perché questo terrorismo è ispirato, e in certi casi direttamente finanziato, non dai Paesi che ci sono ostili o ai quali siamo ostili noi ma, al contrario, da quelli con cui siamo amici o almeno partner in affari. Non sono stati l’Iran o la Siria, famosi “Paesi canaglia”, a colpirci. È stato l’estremismo sunnita sollecitato da Arabia Saudita e Qatar. Sono stati gli aspiranti o ex foreign fighters che la Turchia faceva andare e venire dalla Siria attraverso i propri confini. E per chiudere il cerchio, dopo che siamo andati per decenni a caccia dell’estremismo islamista in Medio Oriente, ora ce lo troviamo ben insediato appena al di là del Mediterraneo, in quella Libia dove la Turchia sta mandando i miliziani di Al Nusra e altri gruppi similari che prima usava per cercare di abbattere Bashar al-Assad.
Ma niente paura. Se ci sembra che la strategia non funzioni, è solo perché non la capiamo. In ogni caso, presto ci sarà qualcun altro da eliminare per avvicinare un altro po’ il Medio Oriente alla pace e alla democrazia e noi alla sicurezza.