Assisi 2011: scarpe rosse, stregoni e femministe atee
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 78/19 del 25 ottobre 2019, Santi Crisante e Daria
Comunicato n. 78/19 del 25 ottobre 2019, Santi Crisante e Daria
Assisi 2011: scarpe rosse, stregoni e femministe atee
Il 27 ottobre 2011 Benedetto XVI convocò l’ennesima giornata interreligiosa ad Assisi, sulle orme di Giovanni Poalo II, invitando rappresenti delle sette cristiane, delle religioni non cristiane (tra cui degli stregoni africani) e, novità assoluta ma non sorprendente conoscendo il pensiero filosofico e teologico di Ratzinger, dei rappresentanti dell’ateismo.
I discorsi di alcuni invitati (i testi sono tratti dallo Speciale Assisi dell’Agenzia Zenit del 29 ottobre 2011)
1) Discorso del professor Wande Abimbola, portavoce della religione Ifu e Yoruba nel mondo,
Permettetemi anzitutto di esprimere la mia profonda riconoscenza al Santo Padre, Papa Benedetto XVI, per avermi invitato a partecipare alla Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la giustizia e la pace nel mondo. Sono sicuro di parlare anche a nome dei capi e dei seguaci delle religioni indigene d’Africa, e più in generale del mondo, nel dire che sono molto lieto di essere incluso in un momento così importante e storico. Possa il Santo Padre crescere sempre più in forza, compiere la sua missione e il suo destino verso i popoli del mondo. In secondo luogo, porto l’omaggio e il saluto da parte dei popoli d’Africa e dei membri della religione yoruba nel mondo, di cui sono portavoce.
Ríran le rán mi wá o o ò
Èmi kí mo ránrà mi
Àsé dowó enì tó rán mi wá.
Sono un portavoce di coloro che mi hanno inviato
Non sto parlando da me stesso
L’autorità spirituale con cui parlo appartiene a coloro che mi hanno mandato.
È venuto il tempo per i leaders di tutte le religioni del mondo di avere un nuovo quadro concettuale in cui alle religioni indigene venga dato lo stesso rispetto e considerazione delle altre religioni. Non possiamo avere pace nel mondo quando non rispettiamo, abusiamo, o disprezziamo i nostri vicini. Una condizione fondamentale per la pace, perciò, è che tutte le persone di fede abbiano rispetto e amore le une per le altre. Relazioniamoci alle persone per il carattere che hanno, non sulla base della religione che praticano o della denominazione cui appartengono. Lavoriamo tutti insieme per un maggiore rispetto, amore e giustizia, mentre al tempo stesso ci manteniamo fedeli alle dottrine delle religioni che abbracciamo. Dobbiamo sempre ricordarci che la nostra propria religione, così come le religioni praticate da altra gente, sono valide e preziose agli occhi dell’Onnipotente, che ha creato tutti noi con questa diversità e pluralità di vie di vita e di sistemi di credenza.
Non è sufficiente rispettare il nostro prossimo, uomini e donne. Abbiamo bisogno di sviluppare anche un profondo rispetto per la natura. Sino a quando alla natura, nostra Madre, non verrà dato il giusto rispetto ed onore nei nostri pensieri ed azioni, gli esseri umani non potranno trovare la vera pace e la tranquillità che noi tutti andiamo cercando. Non solo, se continuiamo sullo stesso sentiero di non rispetto e distruzione della natura sul quale abbiamo camminato per secoli, quel sentiero può portarci solo al disastro.
Adéerí lawo Aláràán
Adétutú lawo Ajífòràngbogbolà
A dífá fún Òrúnmìlà
Ifá n lo lèé gbólómí tútú níyàwó
Ayé Ifá tutù jomi lo
Baraà mi Èrìgì Álò
Ifá ló gbólómí tútù níyàwó
Ayé Ifá tutù jomi lo
Adeyeri, Ifa, sacerdote di Alaraan
Adetutu, Ifa, sacerdote di Ajiforangbogbola
Questi sono i sacerdoti che divinano per Orunmila
Il giorno in cui egli stava per sposare Colei-che-si-bagna-nell’acqua-fredda
Come risultato, la vita di Ifa divenne più fredda dell’acqua
Mio grande Signore, Erigi Alo,
Ifa ha sposato Colei-che-si-bagna-con-l’acqua fredda
La vita di Ifa divenne più fredda dell’acqua.
I versi appena citati si riferiscono a Olokun, l’ultima e la più amata moglie di Ifa. Possano le fredde acque di Olokun, dalle profondità degli oceani, portare freschezza, amore, tranquillità e pace a tutti noi e al nostro mondo colpito da lotte, odio, guerra e intolleranza. Lavoriamo insieme per costruire e mantenere un mondo migliore.
(NB – Olokun è considerato dai seguaci della setta un orisha – un semidio – androgino)
2) Discorso del Rappresentante della Religione Hindu, Acharya Shri Shrivatsa Goswami, dello Sri Radharamana Temple, Vrindavan, India,
“O infinito Dio fatto corpo! Io vedo TE in ogni mano e piede, in ogni occhio e testa, in ogni nome ed essere. Mi inchino a TE in ognuno di essi”.
L’induismo è un pellegrinaggio dall’ignoranza alla verità, dalla morte all’immortalità.
Questo pellegrinaggio ha due aspetti. Partendo dall’esterno, noi siamo in cerca della verità che può essere manifesta nel mondo fisico. Cerchiamo di rafforzare i sistemi ecologico, sociale ed economico. L’equa distribuzione di cibo e di altre risorse materiali è una grandissima virtù e pratica religiosa.
Ma poi c’è il secondo aspetto: il pellegrinaggio interiore. Non potremmo sostenere il cammino esteriore se non fossimo in viaggio all’interno del mondo dei valori e dei principi che sostiene il comportamento umano. Verità e Pace sono in cima alla lista di questi valori universalmente applicabili – chiamati dharma. Per il Mahatma Gandhi, la Verità era Dio.
Quanto alla pace, c’è una caratteristica preghiera hindu proprio per questo dono. È una preghiera per la pace nella terra e nel cielo, nella vegetazione e nelle piante, nell’acqua e nell’aria – ma questo non è tutto. La persona che prega questa preghiera, prega per la pace che viene nel processo stesso della pace. La pace non può mai essere raggiunta con mezzi violenti.
Da Krishna a Buddha, dal Mahatma Gandhi a Martin Luther King, al Vescovo Tutu – tutti questi pellegrini di pace affermano che non c’è una via per la pace. La pace stessa è la via. Il nostro comune obiettivo di pace può essere raggiunto mediante il nostro impegno per la verità – satyagraha. Questo impegno, anche se ostacolato e impedito, trova ugualmente la propria via mediante la non-violenta non-cooperazione. La storia rende testimonianza alla sua forza.
25 anni fa, qui in Assisi, il Papa Giovanni Paolo II ci fece iniziare il pellegrinaggio odierno. Adesso pertanto dobbiamo riflettere sul nostro progresso su questa strada. Perché non siamo arrivati più vicini a dove egli voleva essere? Siamo mancanti nella parte interiore del viaggio? Il dialogo sarà un esercizio futile se non lo intraprendiamo con umiltà, pazienza, e il desiderio di rispettare l’“altro” – e ciò senza pretendere lo stesso in cambio.
Questo ci renderà capaci di dire “no” all’ingiustizia di ogni tipo. Ciò richiede molto coraggio, e quel coraggio verrà solo dalla preghiera. Uniamoci perciò alla preghiera di Sri Caitanya Mahaprabhu, grande maestro spirituale del XVI secolo: “Non desidero ricchezza o piaceri mondani; nemmeno cerco fama, o un nome. Prego solo che possa gli altri con amore”. E’ un compito arduo. Esige da noi di vedere nuovamente ciò che l’antico Veda dichiara: che la verità è una – e allo stesso tempo, che è professata in molti modi differenti. Om Shantih, Shantih Shantih.
3) Discorso della filosofa, psicanalista e scrittrice Julia Kristeva, rappresentante dei non credenti o agnostici.
Cos’è l’umanesimo? Un grande punto di domanda sulla questione più seria? È nella tradizione europea, greco-giudaico-cristiana che si produce questa realtà, che continua al tempo stesso a promettere, a deludere, a rifondarsi.
Signore e Signori,
Le parole di Giovanni Paolo II, “Non abbiate paura!”, non sono indirizzate unicamente ai credenti, perché esse incoraggiavano a resistere al totalitarismo. L’appello di quel Papa, apostolo dei diritti umani, ci spinge anche a non temere la cultura europea, ma, al contrario, ad osare l’umanesimo: nel costruire delle complicità tra l’umanesimo cristiano e quello che, scaturito dal Rinascimento e dall’Illuminismo, ha l’ambizione di aprire le strade rischiose della libertà.
1. L’umanesimo del XXI secolo non è un teomorfismo. Né “valore”, né “fine”, l’Uomo con la maiuscola non esiste. Dopo la Shoah il Gulag, l’umanesimo ha il dovere di ricordare a uomini e donne che se, per un verso, noi ci riteniamo gli unici legislatori, è unicamente attraverso la continua messa in questione della nostra situazione personale, storica e sociale che noi possiamo decidere della società e della storia.
2. L’umanesimo è un processo di rifondazione permanente, che si sviluppa unicamente grazie a delle rotture che sono delle innovazioni. La memoria non riguarda il passato: la Bibbia, i Vangeli, il Corano, il Rigveda, il Tao, ci abitano al presente. Affinché l’umanesimo possa svilupparsi e rifondarsi, è giunto il momento di riprendere i codici morali costruiti nel corso della storia: senza indebolirli, per problematizzarli, rinnovandoli di fronte a nuove singolarità.
3. L’umanesimo è un femminismo. La liberazione dei desideri doveva condurre all’emancipazione delle donne. Le battaglie per una parità economica, giuridica e politica necessitano di una nuova riflessione sulla scelta e la responsabilità della maternità. La secolarizzazione è a tutt’oggi la sola civilizzazione che manchi di un discorso sulla realtà della madre. Questo legame passionale tra la madre e il bambino, attraverso il quale la biologia diviene senso, alterità e parola, è una “reliance” che, differente dalla funzione paterna e dalla religiosità, le completa, partecipando a pieno titolo all’etica umanista.
4. Poiché risveglia i desideri di libertà di uomini e donne, l’umanesimo ci insegna a prenderci cura di essi. La cura amorosa per l’altro, la cura della terra, dei giovani, dei malati, degli handicappati, degli anziani non autosufficienti, costituiscono delle esperienze interiori che creano delle nuove prossimità e delle solidarietà inattese. Non abbiamo un altro modo per accompagnare la rivoluzione antropologica, già annunciata dalla corsa in avanti delle scienze, dai procedimenti incontrollabili della tecnica e della finanza, e dall’incapacità del modello democratico piramidale a canalizzare le novità.
5. L’uomo non fa la storia, noi siamo la storia. Per la prima volta, l’homo sapiens è in grado di distruggere la terra e se stesso in nome delle proprie credenze, religioni o ideologie. Ugualmente per la prima volta gli uomini e le donne sono in grado di rivalutare in completa trasparenza la religiosità costitutiva dell’essere umano. L’incontro delle nostre diversità qui, ad Assisi, testimonia che l’ipotesi della distruzione non è l’unica possibile. Nessuno può sapere quali esseri umani succederanno a noi che siamo impegnati in questa transvalutazione antropologica e cosmica senza precedenti. La rifondazione dell’umanesimo non è un dogma provvidenziale né un gioco dello spirito, è una scommessa.
Signore e Signori, l’età del sospetto non è più sufficiente. Di fronte alle crisi e alle minacce che si aggravano, è giunta l’età della scommessa. Osiamo scommettere sul rinnovamento continuo delle capacità di uomini e donne a credere e a conoscere insieme. Affinché, nel “multiverso” bordato di vuoto, l’umanità possa perseguire ancora a lungo il proprio destino creativo.
Il ringraziamento di Benedetto XVI ai partecipanti
CITTA’ DEL VATICANO – (…) Distinti ospiti. Cari amici, (…) Ringrazio i miei fratelli e le mie sorelle cristiani per la loro presenza fraterna. Ringrazio anche i rappresentanti del popolo ebraico, che ci è particolarmente vicino, e tutti voi, distinti rappresentanti delle religioni del mondo. Sono consapevole del fatto che molti di voi sono venuti da lontano e hanno intrapreso un viaggio impegnativo. Esprimo gratitudine anche a quanti rappresentano le persone di buona volontà che non seguono alcuna tradizione religiosa, ma si impegnano nella ricerca della verità. Hanno voluto condividere questo pellegrinaggio con noi come segno del loro desiderio di cooperare all’edificazione di un mondo migliore. Guardando indietro, possiamo apprezzare la lungimiranza del compianto Papa Giovanni Paolo II nell’indire il primo incontro di Assisi e la necessità costante degli uomini e delle donne di differenti religioni di testimoniare che il viaggio dello spirito è sempre un viaggio di pace. (…)
(Agenzia Zenit del 28 ottobre 2011)