Lo scacchiere siriano
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 59/19 del 5 settembre 2019, San Lorenzo Giustiniani
Lo scacchiere siriano
La conquista di Khan Sheikhoun da parte dell’esercito nazionale è di buon auspicio per gli abitanti di due vicini villaggi cristiani di Mhardeh e Skalbiya, da 7 anni nel mirino dei terroristi.
L’esercito siriano avanza su Idlib ed accerchia i turchi a Mork
La riconquista di Khan Sheikhoun segna l’inizio di un attacco che porterà alla liberazione di Idlib. Damasco sembra aver rotto i patti fra Mosca e Ankara e vuole cacciare i turchi dalla Siria. Tutto appare più come una guerra fra Siria e Turchia, e non fra Damasco e i mercenari di Idlib, sostenuti da Ankara e Doha. Accerchiare Mork è una diretta risposta alla decisione turco-americana di creare una zona di sicurezza nel nord della Siria
Damasco (AsiaNews) – Con la presa di Khan Sheikhoun due giorni fa, è passata in mano all’esercito siriano il controllo della strada che collega Idlib a Hama. Nella provincia di Hama, ormai totalmente in mano a Damasco, non resta alcuna presenza dei combattenti di Al Nusra. Secondo molte fonti locali, la riconquista di Khan Sheikhoun segna l’inizio di un attacco che porterà alla liberazione di Idlib, divenuta insieme all’Afghanistan uno dei luoghi con maggior concentrazione di terroristi al mondo. Ciò porterà anche alla liberazione di tutte le terre occupate al nord e al sud del Paese. La zona di Khan Sheikhoun è quella dove negli ultimi anni gli “elmetti bianchi” avevano diffuso le notizie sui famigerati attacchi al gas sarin contro i civili, e che secondo altre fonti erano notizie fabbricate.
La ripresa di Khan Sheikhun segna una svolta storica nei rapporti fra Damasco, Mosca, Ankara e Teheran. Fonti parlamentari siriane spiegano che fino ad ora, Mosca aveva invitato alla calma la Siria, e ciò ha permesso ad Ankara di tergiversare per un anno, evitando di attuare quanto concordato ad Astana. Ora sembra che la pazienza di Damasco sia esaurita. L’esercito siriano ha superato le linee rosse poste da Mosca per non turbare equilibri regionali ed internazionali. Queste linee non hanno più valore per il governo siriano. Sulle colonne del quotidiano Teshreen si legge: “Mosca è un alleato e deve sostenerci e non più obiettare su ciò che va contro agli interessi siriani”.
Per spingere l’esercito siriano a retrocedere e non compiere alcun attacco, 15 giorni fa la Turchia ha inviato truppe di rinforzo. La l’esercito siriano non si è fermato e ieri è riuscito perfino ad accerchiare la base avanzata turca di osservazione militare a Mork, a sud di Idlib. Tutto appare più come una guerra fra Siria e Turchia, e non fra Damasco e i mercenari di Idlib, sostenuti da Ankara e Doha.
Ieri, la Radio siriana ha commentato: “La questione non è se Mork sarà evacuata, ma in quale modo avverrà”. La stessa fonte afferma che sono in corso fitte discussioni segrete fra russi e turchi per garantire una ritirata meno umiliante per Ankara. Altre fonti parlano di fuga di gran parte degli occupanti stranieri e turchi da Mork. In realtà, secondo video apparsi ieri sui social, a Mork vi sono ancora persone e combattenti.
Secondo diversi analisti, la scelta di accerchiare Mork appare come una diretta risposta della Siria alla decisione turco-americana di creare una zona di sicurezza nel nord della Siria. La risposta di Damasco sembra essere: “E’ terra siriana e verrà liberata anch’essa”, invitando Washington e i curdi a non confidare troppo sulla resistenza turca in Siria.
Intanto l’aviazione russa bombarda ogni giorno postazioni e depositi di armi sofisticate giunte di recente ad Idlib. La Siria ha aperto un corridoio umanitario per permettere agli abitanti civili di fuggire dalle zone di combattimento garantendo loro protezione, aiuti logistici e sanitari ed immunità per i non responsabili di crimini d guerra.
Molti civili sono già passati in Siria. Ma una gran parte di essi – soprattutto coloro che sono responsabili di azioni bellicose contro il governo ed i loro familiari – hanno optato di ritirarsi al centro di Idlib, la cui difesa appare ormai sempre più fragile.
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