Rabbini: bruciare le chiese? Si, però
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 35/19 del 29 aprile 2019, San Pietro Martire
Rabbini: bruciare le chiese? Si, però.
Nel comunicato “Non solo Islam” del 19/4/2019 (cfr https://www.centrostudifederici.org/non-solo-islam/) relativo alle affermazioni del rabbino Shlomo Aviner sull’incendio di Notre Dame di Parigi, avevamo annunciato che ci saremmo ancora occupati di questo personaggio.
Lo facciamo ora con la traduzione di un articolo pubblicato negli Usa sulle disquisizioni rabbiniche relative alla liceità di bruciare le chiese cattoliche. A parti inverse (teologi cattolici/templi israeliti) si scatenerebbe il finimondo: invece i media italiani (e vaticani) hanno prudentemente ignorano le affermazioni dei padroni del vapore. Speriamo che non si realizzi l’ipotesi secondo cui “chi di fiamme ferisce, di fiamme (eterne) perisce”.
Dopo l’incendio di Notre Dame, uno dei rabbini capi israeliani dice che “Non ci sono comandamenti di bruciare chiese all’estero. Nella nostra terra santa, tuttavia, la questione è più complicata”
L’autorevole rabbino dei coloni, Shlomo Aviner, ha oggi (martedì 16/47/2019) dichiarato che bruciare le chiese fuori dalla Terra di Israele “non è compito nostro per ora”, ma per quanto riguarda la Terra Santa “la questione è più complicata”. Aviner sembra così aver rispedito al mittente la domanda sulla possibilità di bruciare chiese in Terra Santa.
Aviner, che prende uno stipendio pubblico come rabbino dell’importante colonia di Beit El ed è anche rabbino di una prestigiosa yeshivah (Ateret Yerushaliam, precedentemente Ateret Cohanim), è considerato essere uno dei più importanti rabbini della fazione religiosa nazionalista. È uno scrittore prolifico, avendo pubblicato oltre 200 libri in varie lingue. Aviner è anche considerato un pioniere del fenomeno SHUT-SMS, tramite il quale i suoi seguaci mandano al rabbino una domanda tramite messaggio SMS (e, più recentemente, tramite Facebook Messenger e Whatsapp) ed Aviner risponde brevemente. Aviner è uno dei rabbini più popolari di tutti quelli del fenomeno SHUT-SMS, perché risponde ad ogni domanda, persino a quelle che sono delle palesi prese in giro (e qui parlo per esperienza).
Oggi, dopo l’incendio nella Cattedrale di Notre Dame, ad Aviner è stata posta la seguente domanda:
“La più grande Chiesa Cristiana di Parigi è in fiamme. Dovremmo sentirci dispiaciuti per questo, oppure dovremmo rallegrarci, in quanto la cattedrale è un luogo di idolatria, per cui esiste un precetto che ci comanda di bruciarla?”
L’intervistatore qui si riferisce alla dichiarazione Halachic chetradizione normativa religiosa del Giudaismo, secondo la quale le chiese sono considerate luoghi di idolatria, e devono essere distrutte.
Aviner ha risposto come segue:
“Questo non è compito nostro per ora. Non c’è alcun precetto di andare a cercare chiese all’estero e di incenerirle. Nella nostra terra santa, tuttavia, la questione è più complicata. Infatti, uno degli argomenti contro l’immigrazione verso Israele del rabbino Satmar era proprio che nella terra di Israele c’è davvero il precetto di bruciare le chiese; non facendolo, quelli che immigrano in Israele commettono peccato. Eppure, il rabbino Menachem Mendel Kasher, nel suo libro ‘The Great Period’, respinse le parole del rabbino Satmar, citando un antico commentario, proibendo di bruciare le chiese, poiché se le bruciamo, poi dovremmo ricostruirle, ed è un peccato più grande ricostruire una chiesa che lasciarla in piedi [Qui Aviner cita il suo libro contro il Rabbino Satmar]. Anche quella chiesa a Parigi sarà sicuramente ricostruita.”
(Oh, esatto: lettori ebrei americani, forse è necessario che lo sottolinei – questa non è né una parodia né una satira. Questo è un vero discorso rabbinico nell’Israele del 2019).
Aviner sta affrontando qui con molta cautela un tema caldo (scusate il gioco di parole) nel suo ambito: le chiese dovrebbero essere bruciate? Diverse chiese sono state bruciate in Israele negli ultimi anni e la polizia è stata straordinariamente inutile nel catturare gli incendiari. In diversi casi, l’incendio doloso è stato accompagnato da slogan simili a quelli usati negli atti vandalici dei giovani coloni ebrei fondamentalisti contro la popolazione palestinese in Cisgiordania (per lo più inneggianti alla vendetta ebraica). Quattro anni fa, al leader di Lehava, Benzi Gopstein, fu chiesto se sostenesse i roghi delle chiese, ed egli rispose “certo, che domande…” Le sue parole suscitarono scalpore. Più tardi Gopstein fu portato in tribunale più volte per istigazione alla violenza, ma mai per qualcosa che riguardasse i roghi delle chiese.
Aviner, e altri rabbini ortodossi, sono in un vicolo cieco. Diversi capi rabbinici di enorme importanza, tra cui spicca Mosè Maimònide, hanno stabilito che le chiese sono luoghi di idolatria e dovrebbero essere distrutti. I loro pronunciamenti sono molto chiari. Tuttavia, sostenere oggi quelle sentenze porterebbe alla violenza, probabilmente a un aumento dell’antisemitismo, e metterebbe a repentaglio l’alleanza tra il movimento dei coloni e il movimento evangelico. C’è anche la possibilità di essere processati per incitamento all’odio, che è un crimine in Israele – ma poi di nuovo la legge ha una speciale scusante per “studi religiosi”, e la pubblica accusa è stata molto cauta nel perseguire i rabbini per incitamento all’odio. Le “discussioni religiose” sono il modo principale di incitamento all’odio protetto dalla legge.
Si noti che Aviner sta camminando sul filo del rasoio qui. Smorza gli incendi delle chiese all’estero, ma quando si tratta di dar fuoco alle chiese in Israele, cita due fonti, non pronunciandosi. Il fatto che debba camminare su questa corda tesa la dice lunga sull’importanza che riveste questo discorso tra i suoi seguaci e studenti.
Nostra traduzione, fonte: https://mondoweiss.net/2019/04/mitzvah-churches-complicated/