La nuova Siria senza cristiani: Caifa festeggia
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 45/12 del 27 aprile 2012, San Pietro Canisio
La nuova Siria senza cristiani: Caifa festeggia
Lo scenario iracheno si è drammaticamente ripetuto in Siria. Un regime arabo non islamico, dove i cristiani erano rispettati e protetti, è stato aggredito e destabilizzato sotto la regia dell’Occidente. In diverse parti della Siria le comunità cristiane sono già costrette a scegliere la dolorosa via dell’esilio, a causa del clima di terrore provocato da bande armate islamiste. I prelati siriani che da mesi mettevano in guardia da questo pericolo sono stati ignorati o contraddetti dal Vaticano e dai governi occidentali. Si sta così realizzando il sogno dei discendenti di Caifa: cancellare la presenza cristiana nel Vicino Oriente, culla del Cristianesimo, per far posto alla Grande Israele.
Drammatica testimonianza di Madre Agnes Mariam de la Croix
Alla vigilia della Settimana Santa, quando noi contempliamo l’Agnello di Dio vergognosamente tradito dal peccato del mondo accettato per la nostra salvezza, vengo a inviarvi notizie recenti sulla nostra Diocesi. E’ nostro dovere informarvi sui veri sviluppi della conflitto in Siria. Lo facciamo affinchè l’opinione pubblica faccia ogni pressione per risparmiare sofferenze al popolo siriano. (…)
Notizie da Homs
A Homs, città di un milione di abitanti, i due terzi della popolazione sono fuggiti. Più del 90% dei Cristiani sono fuggiti, spesso senza avere il tempo di portare nulla con sé. Centinaia di famiglie cristiane hanno abbandonato Homs e la sua provincia per rifugiarsi nella Valle dei Cristiani, a Damasco o nella sua provincia. I vostri aiuti sono arrivati e sono già stati distribuiti. Tantissime grazie! Quando potremo raggiungere il parroco di Bab Sbah, a Homs, ci darà la lista delle famiglie che ne hanno beneficiato. Questo perchè possiate continuare ad aiutare serenamente, i vostri doni arriveranno tutti a destinazione.
Alcune famiglie sono ritornate per sorvegliare i loro beni. Una di loro racconta questo episodio: “Abbiamo aperto la porta ed ecco!, il salone era pieno di gente. Ci hanno portato i nostri pigiami e hanno mangiato insieme a noi. Gli abbiamo chiesto cosa volessero. Imbarazzato il loro capo ci ha detto: quando volete vi renderemo la vostra casa. Ma la realtà si impone, siamo costretti a lasciarli fare ed arrenderci all’evidenza. La nostra casa non è più nostra.”
Perchè diciamo che la gente è stata “costretta” a partire? Perchè progressivamente, ma efficacemente le fazioni armate dell’opposizione siriana hanno operato quella che può essere definita una “redistribuzione demografica”. Grazie ai franchi tiratori e ad atti di aggressione criminale hanno terrorizzato la popolazione civile non gradita: le minoranze alauita, cristiana, sciita ed anche molti sunniti moderati che non hanno voluto partecipare alle attività dei ribelli. Non è un genocidio massiccio, ma una liquidazione lenta.
A partire da agosto 2011 e più particolarmente da novembre, quando abbiamo potuto verificare la situazione con i nostri occhi, visitando Homs e Kusayr, noi abbiamo informazioni sicure e verificate di atti di barbarie contro la popolazione civile per obbligarla a desistere dalla normale vita civica e paralizzare le Istituzioni e lo Stato.
Dall’inizio dell’anno si sono registrati ripetuti atti di sabotaggio contro gli edifici scolastici, rapimenti di insegnanti e professori, minacce agli studenti e incendi e bombardamenti contro le scuole. Questo ha portato alla progressiva chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado.
Le minoranze che vivono nei quartieri dove agiscono le bande affiliate all’opposizione siriana sono il bersaglio permanente di ogni vessazione: i loro beni sono saccheggiati, le vetture requisite, molti di loro sono presi in ostaggio solo per il fatto di appartenere ad una minoranza religiosa e non vengono rilasciati se non con il pagamento di un riscatto (fatto che ha provocato il fenomeno dei contro-rapimenti, con trattative per la liberazione degli ostaggi).
In particolare tutti i protagonisti della vita civile sono diventati un bersaglio privilegiato del terrorismo camuffato da resistenza armata: conducenti di taxi, mercanti ambulanti, portalettere, e soprattutto funzionari dell’amministrazione civile sono le vittime innocenti di atti che hanno superato il semplice assassinio per assumere gli aspetti più barbari del crimine gratuito: persone sgozzate, mutilate, sventrate, fatte a pezzi e gettate agli angoli delle strade o nell’immondizia. Non si è esitato a sparare su dei bambini per diffondere la disperazione come è stato nel caso del piccolo Sari, nipote del nostro tagliatore di pietre. Questi atti atroci sono stati sfruttati mediaticamente per attribuirne la responsabilità alle forze del Governo.
Noi stessi abbiamo potuto vedere come funziona questo stratagemma in occasione di una visita a Homs. Quel giorno abbiamo potuto contare almeno cento cadaveri arrivati all’ospedale, vittime dell’accanimento gratuito delle bande armate affiliate all’opposizione. Passando per via Wadi Sayeh abbiamo notato una vettura bruciata. Un uomo era stato appena preso di mira dalle bande armate perchè si era rifiutato di chiudere il suo negozio. La sua autovettura era stata fatta esplodere e lui letteralmente fatto a pezzi e gettato davanti alla saracinesca del suo negozio. Nel momento in cui noi siamo passati si erano radunati dei passanti. Ne abbiamo visti molti riprendere la scena con i loro telefonini. Mentre filmavano ne abbiamo sentito uno registrare queste parole indirizzate ad una catena satellitare: “ecco cosa devono sopportare i cittadini siriani da parte degli squadroni della morte di Bashar Assad”. Abbiamo fotografato tutto l’avvenimento e seguito le povere spoglie della vittima fino all’ospedale.
Con la caduta di Baba Amro i combattenti si sono introdotti a Nazihin e Ashiri ed hanno investito i quartieri cristiani di Warcheh e Salibi. Le case dei Cristani sono state requisite. Da Hamidiyeh e dintorni fino a Wadi Sayeh, e più oltre Bustan Diwan, si è ripetuto il medesimo scenario: le bande armate costringono i Cristiani a partire, spesso con la forza, e saccheggiano le loro case, poi le utilizzano per installarvi delle famiglie sunnite profughe o per scopi militari. Ci hanno raccontato che le bande armate hanno bucato i muri divisori che separano le abitazioni per poter circolare attraverso il quartiere senza uscire nella strada. Dei quartieri interi si sono così trasformati in casematte.
Fonte: Ora Pro Sirila
Siria, cristiani vessati dai ribelli
di Marco Tossati
Da Homs, una delle città più travagliate dei mesi e nelle settimane passate dagli scontri fra l’esercito siriano e i ribelli giungono notizie che non fanno sperare in un futuro meno tragico per i cristiani di quel Paese, il giorno in cui la lunga dittatura del partito Baath, controllato dalla minoranza alawita del clan Assad dovesse finire. “L’esercito dell’opposizione impone la tassa islamica sui cristiani di Homs”; la notizia ha cominciato a circolare una settimana fa, e ha trovato conferma nei giorni scorsi.
(…) Quello che sembrava un costume dei primi secoli dell’islam, e dei tempi medievali, ovviamente non è stato più applicato da molto tempo nei Paesi a maggioranza islamica del Medio Oriente, approdati dopo la fine dell’Impero ottomano prima, e dopo la Seconda Guerra mondiale poi a forme politiche di tipo democratico e rappresentativo. E la gran parte dei portavoce musulmani che vivono in Occidente direbbero che questo versetto non ha una possibile applicazione nel mondo moderno.
Forse. Ma il sito arabo “Al Haqiqah”, nei giorni scorsi ha pubblicato un reportage da Homs, confermato da fonti locali che vogliono mantenere l’anonimato nel timore di rappresaglie, secondo cui il battaglione Al-Faruq, affiliato al Free Syrian Army, braccio militare dell’opposizione al regime di Bashar al-Assad ha imposto la Jizya ai cristiani che vivono nel governatorato di Homs, nelle zone che si trovano sotto il loro controllo. Il report aggiunge che “centinaia di pakistani armati” sono arrivati a Homs per combattere contro l’esercito regolare. Una notizia che è stata confermata in maniera indipendente da fonti dirette dell’agenzia “AsiaNews”, che non parlano di una nazionalità precisa, ma affermano che uomini stranieri armati sono giunti a dar man forte ai musulmani fondamentalisti che combattono in città.
Secondo il reportage di Al-Haqiqah, e altre fonti, “uomini armati del battaglione Wahabi Al-Faruq attivo a Homs e nei suoi dintorni hanno cominciato a chiedere il pagamento della Jizya e del Kharaj (una forma di tassa di proprietà islamica) ai residenti di un certo numero di villaggi cristiani dei dintorni di Homs. “E’ la prima azione di questo genere da quando ha avuto inizio oltre un anno fa la rivolta siriana”, affermano alcuni osservatori siriani dalla Francia, e questo può testimoniare del progressivo mutamento genetico della rivolta: da democratica e progressista verso “una rivoluzione armata islamica”, dominata da fondamentalisti.
La forma in cui queste vessazioni avvengono è analoga a quella che vivono cittadini cristiani in Iraq. Uomini del battagliano obbligano i cittadini a pagare le tasse islamiche, e li minacciano, se non acconsentono, di ucciderli, o di rapire membri della loro famiglia. Al Haqiqah riporta la testimonianza di un abitante dei dintorni di Homas. “La campagna intorno a Tal Khalakh è nelle mani dei membri del battaglione Al-Faruq che si spostano liberamente nella regione come se appartenessero alle forze di sicurezza o a un ente amministrativo statale”.
Il reportage riporta la testimonianza di un abitante della zona, secondo cui “la campagna intorno alla città di Tal Khalakh è in mano ai membri del battaglione Al-Faruq, che si spostano liberamente come se fossero membri delle forze di sicurezza dello Stato o di un ente amministrativo”. Il testimone anonimo afferma che i figli di chi si rifiuta di pagare la Jizya sono uccisi o rapiti. In totale al momento più di venti cristiani della regione avrebbero incontrato questa sorte. Di alcuni non si sa più nulla; altri sono certamente rinchiusi in campi di detenzione creati nel villaggio di Ammar al-Husn, quartier generale del battaglione.
Secondo fonti locali nella zona di Dayr B’albah e di Tir M’allah, vicine a Homs, ci sarebbero numerosi combattenti pakistani. E’ una presenza inedita nel Medio Oriente, che pure – in Iraq, in Libano – ha conosciuti una forte corrente di jihadisti provenienti dall’estero. La maggior parte di questi pakistani provengono dall’Europa e dalla Turchia; in particolare dalla Gran Bretagna, che ospita una comunità pakistana di vari milioni, e in cui il fondamentalismo islamico serpeggia vigorosamente. E questo crea un problema, sia per gli abitanti dele due città, sia per gli “alleati” arabi di questa “Legione straniera” pakistana; perché questi mujihaidin non parlano arabo. Le due città sono fra le più radicalmente islamiche: nella crisi degli anni ’80 erano una fonte importante di combattenti per i Fratelli musulmani, prima che Assad schiacciasse la rivolta a Hama.
Fonte: Vatican Insider