2019 Comunicati  11 / 01 / 2019

Ma mi faccia il piacere

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 4/19 dell’11 gennaio 2019, sant’Igino

Ma mi faccia il piacere

mifacciailpiacere“La Stampa” del 5/1/2019 ha denunciato una presunta “aggressione omofoba” con un articolo dal titolo: “Pestaggio omofobo da parte dei vicini di casa, la vittima ora andrà nell’appartamento per persone Lgbt in difficoltà”. E’ intervenuto l’Assessore alle famiglie (al plurale) Marco Alessandro Giusta, ex presidente dell’Arcigay di Torino, e alla coppia che avrebbe subito l’aggressione è stato assegnato un alloggio nella struttura voluta dal sindaco Chiara Appendino per “persone Lgbt in difficoltà” (cfr: https://www.centrostudifederici.org/torino-le-priorita-arcobaleno-del-m5s/ ). I condomini accusati della violenza sono insorti, definendo il protagonista delle vicenda come un ubriaco con problemi mentali  e ipotizzando che sia stato tutto un teatrino per ricevere l’assegnazione dell’appartamento. 

«Picchiato perché gay». I condomini respingono le accuse: «L’omofobia non c’entra»
Da ieri Leonardo Ranieri, 53 anni, non abita più in via Biglieri. È ospite del To Housing dedicato alla comunità Lgbt inaugurato di recente a Torino

Una nicchia illuminata in fondo al cortile incornicia una Madonna che sorveglia un cumulo di rifiuti: vecchi mobili, sanitari rotti, elettrodomestici arrugginiti. Al fondo di via Biglieri, di fronte all’ingresso del Cto, si stagliano le palazzine fatiscenti dell’Atc: 165 alloggi popolari suddivisi in sedici scale incastrate in un dedalo di passaggi scarsamente illuminati. Eccolo il caseggiato dei veleni in cui viveva Leonardo Ranieri, il 53enne omosessuale che due giorni fa ha denunciato di essere stato aggredito da un gruppo di condomini. «Mi hanno assalito perché sono gay», ha gridato, pubblicando sulla sua pagina Facebook il primo piano del viso segnato da lividi ed escoriazioni.«L’omofobia non c’entra nulla»

La storia del civico 48 di via Biglieri ha molte facce. Ci sono tante sfumature nei racconti di chi era presente il pomeriggio del 2 gennaio, quando è avvenuta l’aggressione. Ma su un punto concorda chi vive in quelle case popolari: l’omofobia non c’entra nulla. Un’accusa che tutti respingono con forza. «Questo luogo è un ghetto, dobbiamo dirlo — chiosa Antonio Benedetto, presidente del comitato inquilini —. Basta affacciarsi in cortile per capire come stanno le cose. Cerchiamo in tutti i modi di creare un clima sereno, ma c’è esasperazione, poca integrazione. Leonardo non è l’unico gay che vive qui. Alcuni si nascondono, preferiscono che non si sappia. Altri, invece, non ne fanno mistero. Ma nessuno ce l’ha con loro. Qui sono altri i problemi, mica l’orientamento sessuale delle persone. Ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma ci sono regole che tutti devono rispettare. Invece, qui, c’è il far west». Il signor Benedetto conosce quelle case come le sue tasche e anche i problemi di tutti: di chi non ha lavoro e stenta ad arrivare a fine mese, delle famiglie che da due mesi non possono neanche vedere la tv perché l’antenna è rotta, degli anziani che si sentono soli e che ogni tanto bisogna andare a trovare per far loro compagnia.

Il racconto dei vicini
«Con Leonardo ci sono problemi da sempre — insiste Benedetto —. Ma nessuno lo tratta male perché è gay. In molti si tengono alla larga da lui: è spesso ubriaco e a volte dà i numeri. I bar della zona lo hanno bandito perché è molesto. La polizia è venuta più volte per le sue sfuriate». I vicini raccontano che anche martedì era in preda ai fumi all’alcol. «È successo un casino — spiega Lucia Santoro —. Erano le sei quando ho sentito urlare in cortile. Mi sono affacciata e Leo stava dando di matto. Gridava di essere stato stuprato e aveva già il viso tumefatto. A un certo punto ha afferrato un bidet dal cumulo di masserizie vicino ai bidoni e lo ha lanciato contro una macchina sfondando il vetro. Ho chiamato la polizia. Ho chiamato 8 volte, hanno impiegato un’ora ad arrivare. C’era confusione e ho avuto paura che succedesse qualcosa di grave». Lucia è lucida nel sua descrizione e non si nasconde. «È vero, lo hanno insultato. Erano tutti arrabbiati perché stava spaccando le macchine in cortile. Sa, qui c’è tanta gente ignorante ed è vero che gli hanno urlato frocio e ricchione. E forse è partito anche qualche spintone. Ma il caos è scoppiato — dice — perché lui era fuori di testa e la gente ha reagito. Io ho raccontato tutto alla polizia. Anche la mia macchina è stata danneggiata».

Ospite del To Housing dedicato alla comunità Lgbt
In molti vogliono buttarsi alle spalle questa storia, ma vorrebbero che venisse fatta chiarezza. «Sto cercando di mettermi in contatto con l’Arcigay per avere un chiarimento pubblico — insiste ancora Benedetto —. Qui nessuno ce l’ha con i gay. I problemi sono altri». E sono tanti. Non sono solamente i rifiuti in mezzo al cortile dove dovrebbero giocare i bambini. Ci sono le cantine che di notte vengono occupate da senzatetto. Ci sono le infiltrazione d’acqua nelle case. I muri che si scrostano, gli impianti che collassano. «La verità è che tutti se ne fregano — conclude Lucia —. A cominciare dall’Atc, che non fa manutenzione e lascia che tutto cada a pezzi». Da ieri Leonardo non abita più in via Biglieri. È ospite del To Housing dedicato alla comunità Lgbt inaugurato di recente. Presto l’Atc gli troverà un nuovo alloggio. «Era quello che voleva. Ha messo su un bel teatrino e c’è riuscito», dice sarcastico un vicino.

https://torino.corriere.it/cronaca/19_gennaio_06/gay-picchiato-accuse-veleni-palazzine-dell-aggressione-f262a218-11bc-11e9-9792-87746038bd2f.shtml