Rassegna stampa del 19.04.2016 (i titoli sono redazionali)
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n.35/16 del 19 aprile 2016, Sant’Espedito
Lavaggio del cervello/1
(9/3/2016) Dall’obbligo di frequenza scolastico a quello ‘matrimoniale’. A Montevarchi, in provincia di Arezzo, lo scorso sabato gli studenti delle scuole del territorio hanno dovuto obbligatoriamente partecipare alla cerimonia di iscrizione della prima coppia gay nel registro delle unioni civili del Comune. Una decisione ritenuta inaccettabile da Giovanni Donzelli, capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione, che attacca: “la scuola pubblica pagata con i soldi pubblici non deve e non può essere usata per diffondere le idee della lobby gay”. Ma non è tutto. “Con la scusa delle iniziative per la Festa della donna Montevarchi ha deciso di promuovere un’iniziativa provocatoria e senza alcun senso – sottolinea Donzelli – gli studenti hanno dovuto assistere anche alla proiezione del film ‘Lei disse sì’, documentario che racconta la storia di due ragazze e del loro matrimonio celebrato in Svezia”. (…)
Il Giornale
Lavaggio del cervello/2
(10/3/2016) Il Kung Fu Panda Po ora ha due papà. “Quel che conta è sentirsi amati”. Anche i cartoni animati affrontano il tema delle nuove famiglie. I produttori del terzo film: essenziali sono i valori trasmessi. (…)Da Kung Fu Panda 3 alle unioni civili, il passo è breve: «Penso che, almeno per una parte del Paese, il dibattito su questo argomento sia superato dalla realtà, poi c’è un’altra parte che arranca… io credo di appartenere a quella che pensa che una coppia sia una coppia, punto e basta. Sulle adozioni, invece, ritengo sia necessario un po’ più di tempo per riflettere». Il film, continua Volo che ha un figlio di 2 anni e un altro di 2 mesi, «viene da un Paese più contemporaneo del nostro. A New York, dove vivo per 5-6 mesi all’anno, è normale andare al parco e vedere bambini con due papà, nessuno si scandalizza. Lì non stanno a guardare solo il proprio ombelico, noi in Italia arriviamo sempre dopo. E comunque, nella storia di Po, il tema della doppia paternità è inserito con delicatezza». (…)
La Stampa
Attentati in Europa: chi semina vento, raccoglie tempesta
(23/3/2016) Hassakè – Nelle stragi di Bruxelles, dopo quelle di Parigi, “purtroppo la popolazione innocente raccoglie anche quello che circoli e poteri europei hanno seminato in Siria e Iraq negli ultimi anni”. E’ questa l’amara riflessione sui tragici fatti della capitale belga che “l’Arcivescovo cattolico siriano“ Jacques Behnan Hindo consegna all’Agenzia Fides. (…) “Anche diversi leader europei” rimarca l’Arcivescovo siro cattolico “fino a poco tempo fa avevano come principale obiettivo geopolitico la caduta del governo di Assad, puntavano a accreditare anche le milizie jihadiste di al-Nusra come ‘islamici moderati’ e attaccavano la Russia per aver colpito le roccaforti di quelle milizie, sostenendo che le iniziative russe dovevano limitarsi a colpire solo il cosidetto Stato Islamico (Daesh)”. Inoltre, secondo l’Arcivescovo Hindo, molti governi occidentali continuano fino ad ora a non mettere in alcun modo in discussione i rapporti privilegiati che intrattengono proprio con le nazioni e i gruppi di potere finanziario da cui provengono flussi di risorse e ideologie che alimentano la rete del terrore: “I leader europei, e tutto l’Occidente” ricorda mons. Hindo “mantengono da decenni l’asse preferenziale con l’Arabia Saudita e gli emirati della penisola arabica. Negli ultimi decenni, hanno garantito a questi Paesi la possibilità i finanziare in tutta Europa, e anche in Belgio, la nascita di una rete di moschee dove si predicava il wahhabismo, l’ideologia che avvelena l’islam e fa da base ideologica per tutti i gruppi jihadisti. E tutto questo è accaduto perchè su tutto prevalevano le logiche economiche e i contratti miliardari coi padroni del petrolio. Flussi di denaro e risorse che alimentano anche le centrali terroristiche”. (…)
Fides.org
Iraq: i frutti dell’esportazione della democrazia
(26/3/2016) Iskandariyah (Iraq) – Il villaggio di al Asriya, a sud di Baghdad, si prepara a seppellire le sue vittime, uccise ieri da un kamikaze che si è fatto esplodere subito dopo un torneo di calcio.L’attentatore, che sembrava un ragazzo dalle foto distribuite dallo Stato Islamico che ha rivendicato l’azione suicida, si è fatto largo tra le folla durante la cerimonia di consegna dei trofei. “Ci sono stati 32 morti e 84 feriti, 12 dei quali sono in condizioni gravi”, ha spiegato un responsabile sanitario della provincia di Babil. “Diciassette delle vittime sono ragazzi tra i 10 e i 16 anni”, ha aggiunto. Il villaggio di al Asriya si trova vicino a Iskandariyah, una città circa 40 chilometri a sud della capitale. L’attentatore ha azionato la sua cintura esplosiva venerdì nel tardo pomeriggio, mentre i responsabili del posto consegnavano le coppe ai calciatori dopo il torneo locale. Un video pubblicato sui social network mostra un funzionario locale parlare di fronte a un tavolo occupato da trofei, intento a chiamare un giocatore prima di una potente esplosione. La ripresa si interrompe dopo un grande bagliore di luce gialla. Tra le vittime il sindaco Ahmed Shaker, che stava effettuando la premiazione, una delle sue guardie del corpo e almeno cinque membri delle forze di sicurezza.
Fides.org
I goim elogiano il Talmud
(30/3/2016) Dai roghi al nostro chinarsi sulla sapienza d’Israele! È l’invito, più… caldo…, che si possa offrire ed auspicare al progetto lanciato dall’Editrice Giuntina: la prima traduzione in italiano del Talmud. Il progetto è siglato in un protocollo di intesa fra Presidenza del Consiglio dei Ministri, Miur, Cnr e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, fin dal 20 gennaio del 2011, il «Trattato Rosh ha-Shanà» verrà distribuito dal 1 aprile. L’immenso compito è stato coordinato da Riccardo Di Segni, rabbino capo della comunità di Roma e presidente del consiglio di Amministrazione. (…) Il Talmud è un mare in cui bisogna imparare a nuotare, tramandato e redatto di anello in anello, in una catena lunga quanto i secoli della nostra civiltà: significa imparare e insegnare, da maestro ad allievo, ininterrottamente da millecinquecento anni. (…) Ritrovarsi nella piazza con in mano il Talmud tradotto in italiano e leggerne una pagina non sarebbe una fiamma di fuoco salutare per l’intelligenza d’amore della Torah, per ringraziare il coraggio del popolo ebraico nel conservare la fonte della saggezza, per rinsaldare i legami, finalmente liberi, fra Chiesa cattolica e popolo d’Israele?
Agensir
Farmacie multietniche
(2/4/2016) Acqui Terme – Si parte dal classico: «Ha dei dolori? Mi indichi dove le fa male». Si passa al professionale: «Misuriamo la pressione del sangue?» Per arrivare agli allarmanti: «Si sente svenire? Deve andare in ospedale, chiamo un’ambulanza». Frasi normali in una farmacia, ma provate a farvi capire da un interlocutore che parla russo, cinese, arabo e, magari, solo un pessimo inglese. Sì, va bene, esistono traduttori sugli smartphone, ma può capitare che vadano in tilt proprio nel momento del bisogno. E ci sono situazioni in cui un errore di traduzione, un equivoco, può risultare fatale. Di qui l’iniziativa del Rotary di Acqui Terme (presieduto fra l’altro da una farmacista, Elisabetta Fratelli Franchiolo) e dell’Ordine dei Farmacisti provinciale. Stampato in 10 mila copie. Avvalendosi della collaborazione rotariana con il club Roma Nord Ovest, la dottoressa Franchiolo ha potuto utilizzare un file in cui le principali frasi e la nomenclatura delle sindromi e delle medicine più comuni era tradotta in sette lingue: inglese, tedesco, spagnolo e francese, ok, ma anche russo, arabo e cinese. È stato così realizzato un manualetto tascabile, stampato in diecimila copie grazie alla sponsorizzazione della Mylan (azienda leader sul mercato dei farmaci equivalenti) e della Banca Passadore. Ogni termine è definito in italiano e subito sotto in tutte le sette lingue: basta indicarlo all’interlocutore per capire e farsi capire. «Sarà distribuito a tutte le 180 farmacie delle provincia di Alessandria, ma non è escluso che l’estendiamo all’intero territorio del nostro Distretto Rotary che comprende parte del Piemonte e della Liguria» dice la Franchiolo.
Il Secolo XIX
Sono risorse
(8/4/2016) Per i carabinieri di Alessandria (e le commesse) non ci sono dubbi: è lui, un marocchino di 35 anni, il ladro in bicicletta che da gennaio ha svaligiato una serie di negozi in corso Roma. Accusato di 17 colpi, è già fuori. Anzi, in carcere, per l’ultimo furto, non c’è neppure andato: arrestato dai carabinieri, poi subito liberato in tribunale. Un curriculum formato lenzuolo, il suo: il 28 febbraio da Tally Weijl si è portato via 100 euro di camicie, il 9 marzo si è impossessato di 10 paia di pantaloni per un valore di 300 euro, il 15 marzo è tornato da Terranova, negozio di moda per ragazzi che aveva «visitato» già 11 volte da gennaio per un danno complessivo di 1400 euro, il 25 marzo da Pimkie ha rubato giubbotti da donna (90 euro), il 4 aprile altro furto da Tally Weijl: 7 paia di jeans per 210 euro. I militari della compagnia di Alessandria hanno organizzato anche servizi in borghese tra i negozi per riuscire a smascherarlo: era difficile bloccarlo, perché fuggiva sempre in bicicletta, che lasciava parcheggiata nelle traverse di corso Roma. Ma alla fine ce l’hanno fatta e l’hanno sorpreso all’uscita di un supermercato, lontano dal centro. Era appena stato al Penny Market: un addetto alla vigilanza si è accorto del furto e l’ha bloccato nella zona delle barriere che si aprono in automatico quando entra qualche cliente. Stava cercando di superare il dispositivo antitaccheggio con tre paia di scarpe appena rubate (90 euro il valore). I militati l’hanno arrestato per tentato furto aggravato. Ma il pm ha deciso di liberarlo ritenendo che non ci fossero gli estremi per una misura cautelare, nonostante gli accertamenti dei militari e il riconoscimento da parte delle commesse di corso Roma, per le quali era diventato un incubo.
La Stampa
I fioretti del Mossad
(10/4/2016) Quando la piccola Nada, chiamiamola così, è arrivata al Rambam Medical Center di Haifa, era ferita e sotto choc ma non sembrava in condizioni critiche. I medici israeliani le hanno prestato le prime cure, come ad altre centinaia di vittime siriane di una guerra che dura da cinque anni. Nada era stata ferita in uno scontro fra fazioni ribelli rivali nel Sud della Siria. Con discrezione, gli insorti l’avevano fatta filtrare in Israele, il posto più vicino dove poteva trovare cure adeguate. Dopo due settimane le ferite erano guarite ma la bambina non si riprendeva. I medici hanno scoperto che aveva un cancro al sangue. Curabile solo con trapianto di midollo da un parente stretto. Operazione ormai di routine nei Paesi sviluppati. Ma molto complicata nel Medio Oriente in guerra permanente. Tutti i parenti stretti di Nada vivevano in Paesi ufficialmente “nemici di Israele” (Siria o Libano). Farli entrare legalmente nella Stato ebraico era impossibile. I servizi di sicurezza hanno suggerito ai medici di dimettere la bambina, perché non c’era chance di salvarla in quelle condizioni. Ma i medici si sono rifiutati e hanno ribattuto che non l’avrebbero mai lasciata andare senza prima tentare una cura. Allora, secondo la ricostruzione in un’esclusiva della tv israeliana Channel 10, i servizi hanno lanciato un’operazione segreta per “rapire” i famigliari di Nada e permettere il trapianto di midollo. Un parente stretto di Nada è stato prelevato in “territorio nemico” ed è stato condotto ad Haifa lunedì scorso. Il primo trapianto di midollo ha avuto successo qualche giorno dopo. Il donatore e la piccola Nada sono ora in quarantena e la bambina riceverà un primo ciclo di cure il prossimo mese. I veri nomi e i dettagli dell’operazione sono tenuti segreti per ragioni di sicurezza.
La Stampa
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