Il terrorismo e le disattenzioni dei servizi segreti
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 26/16 del 22 marzo 2016, San Benvenuto
«“I fatti di Bruxelles confermano che la lotta al terrorismo non è una guerra, è una questione di polizia, di coordinamento dei servizi. Bisogna fare intelligence, infiltrare uomini, reclutare persone”». Così Edwy Plenel, fondatore di Mediapart, sul Corriere della Sera del 16 marzo.
«“L’Isis è nato dalla follia della guerra in Iraq», prosegue Plenel, «lo stato islamico ha lo stesso motore ideologico di una nazione che però pretendiamo essere nostra alleata, cioè l’Arabia Saudita dell’islam Wahabita”».
Quanto ai governanti, conclude il cronista transalpino, la virata repressiva del governo francese, e cita in particolare il progetto di cambiare la Costituzione deciso dopo le stragi di Parigi, non serve a niente. Come «totalmente inutili» si sono dimostrate le «“oltre tremila perquisizioni» effettuate a Parigi durante il regime di emergenza”.
Sono iniziative prese solo «“per non affrontare le vere questioni, come le evidenti falle nella sicurezza: tutti i terroristi autori delle stragi erano conosciuti ai servizi”».
Nota a margine. Segnalazioni condivisibili che danno spunto per una riflessione generale. A 15 anni dalla manifestazione del mostro del terrore (11 settembre), non si registra alcuna novità nei mezzi di contrasto: si agita oggi lo spettro della guerra in Libia come allora quella in Afghanistan; si vara lo stato d’emergenza come allora fu varato il Patriot act.
Nulla di nuovo sotto il sole. E le intelligence mondiali continuano a palesare tutte la loro goffaggine nel contrastare un fenomeno che ormai è noto da anni. A fronte di tale inefficienza, sembra che invece l’oscuro nemico sia sempre più efficace, sempre un passo avanti in questo tragico gioco di guardie e ladri. Possibile sia solo un clamoroso deficit di intelligenza? Possibile, ma fino a un certo punto.
Torna alla memoria il proclama di George W. Bush all’indomani dell’11 settembre, quando annunciò un’inchiesta sugli oscuri giochi dei mercati che accompagnarono quegli attentati (scommesse pregresse sul crollo del valore delle compagnie aeree e altro). Non se ne fece nulla. E oggi come allora non si indaga, per esempio, su chi specula, e finanzia, le note agenzie del terrore.