L’unità nella verità
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 57/15 dell’11 giugno 2015, San Barnaba
Fervorino di don Francesco Ricossa al sacrario di Castelfidardo, pellegrinaggio Osimo-Loreto dell’Istituto Mater Boni Consilii, 17/5/2015 (è stato conservato lo stile parlato).
Ringrazio Don Ugo per le sue parole e per l’organizzazione (che cura ormai da tanti anni) del pellegrinaggio che ci condurrà alla Santa Casa di Loreto, dove si realizzò il mistero dell’Incarnazione.
Questi i misteri della nostra fede: Trinità, Incarnazione, Redenzione, fanno di noi, credendoli, dei cristiani; ma non bisogna pensare però che questa tappa nel sacrario della battaglia del 18 Settembre 1860, sia trascurabile nel quadro di questo nostro pellegrinaggio. Infatti, per un cattolico conservare, com’è necessario, i dogmi della fede e la vita cristiana, è l’essenziale; tuttavia se si dimentica chi è il nemico, se non ci ricordiamo più del nostro passato, poco a poco anche la nostra fede incomincia a diminuire, a perdersi, a scomparire.
Ragione per cui ripensare a quella battaglia e a tutto ciò che significa non è inutile come alcuni possono dire o pensare, ma è al contrario per noi indispensabile. Venendo qui ho notato una targa stradale… La via che abbiamo percorso era dedicata a Romolo Murri, e saranno stati sicuramente dei democristiani di Castelfidardo ad aver pensato di dedicare a questo prete apostata una strada in suo onore. Egli fu l’autore infatti di quella corrente democratica cristiana che ha infangato il nome cattolico, e che ancora in questi ultimi giorni, con un capo del governo ed un capo dello Stato che si dichiarano eredi di questa tradizione, ci ha dato, per fare un esempio, il “divorzio breve”, che non fa altro che portare fino alle sue estreme e logiche conseguenze la “legge” sul divorzio “lungo”, decretando nella pratica la parola fine per l’istituzione del matrimonio, della famiglia, e conseguentemente della stessa società.
Tutto questo è stato avallato dal silenzio più assoluto di coloro che pretendono rappresentare, senza esserlo, l’Autorità della Chiesa. Questi fatti, vedete, sono solamente il punto d’arrivo di una rivoluzione incominciata molto prima, una rivoluzione della quale la battaglia di Castelfidardo è stata una tappa.
Di tutti coloro che si recano in questo luogo, che rievocano questa battaglia, in tutti questi anni, penso che siamo gli unici ormai a tenere ancora alta la bandiera di quanti lottarono per la Chiesa e per il Papa.
In teoria ci sono tanti altri preti nella zona, eppure Don Ugo è stato l’unico che ha pensato a porre la lapide che si trova davanti a noi, in onore del Generale de Pimodan e dei soldati pontifici che diedero la loro vita per la causa della Chiesa e della regalità sociale di Gesù Cristo, e che sono stati ormai dimenticati anzi rinnegati.
Ma non basta, vedete, aver capito che coloro che nel XIX secolo si batterono per la Verità e per la causa di Cristo Re cioè, come abbiamo detto, della regalità sociale di Gesù Cristo, non basta capire che quei pontifici erano dalla parte giusta. Vi sono alcuni che parlano di zuavi, agitano bandiere, ostentano coccarde…a condizione che si parli di uno o due secoli fa. Ma se si tratta di oggi, da che parte stanno? Di chi si dichiarano i sudditi? Di coloro che rinnegano le battaglie di ieri, e che si alleano con i nemici di sempre: di ieri, di oggi e di domani.
Allora in realtà si tratta solamente di falsità, di una parata storica; non dobbiamo farci ingannare da chi commemora o loda le cose buone del passato, quando poi sono incoerenti nel presente. L’incoerenza è detestabile.
Dobbiamo allora, di fronte alla situazione che vive il nostro Paese, oggi dove la fede è attaccata furiosamente ogni giorno, anche se in apparenza con rispetto, dobbiamo allora forse, come dicono alcuni, unirci tutti in un sacro patto? tutti chi? Anche questo è un inganno: non dobbiamo cadere in questo inganno.
Ciò che fa l’unità, come ho detto questa mattina durante la Santa Messa, è la verità, sono i princìpi. Non solo alcuni principi, ma tutti. C’è chi dice: uniamoci contro Pannella e la Bonino (ormai non è più evidente neanche per un cattolico, che Pannella o la Bonino siano dei nemici!). Ma non basta essere contro Pannella per essere cattolici fino in fondo. Quindi noi unioni sacre in nome di nemici comuni, non le facciamo. Noi facciamo unioni solamente in nome della verità, e allora non è nemmeno esatto parlare di unione, è più esatto parlare di unità: l’unità nella verità. E solo la verità è il fondamento dell’unità. Si combatte assieme se si pensano le stesse cose, non si combatte assieme se non si pensano le stesse cose. Ecco, questo è quello che io vi volevo dire. Naturalmente, non sono parole al vento ma hanno un significato ben chiaro. Il nostro essere qui significa questo: naturalmente rispetto e riconoscenza per chi nel passato ha combattuto la buona battaglia, ma questa buona battaglia non deve essere solo un ricordo del passato, deve essere la battaglia di oggi, del presente, contro i nemici di oggi, e non solo contro uno di essi che ci può trovare tutti d’accordo, ma contro tutti i nemici della verità, la quale non può essere divisa in parti ma che deve essere accettata integralmente, o per nulla. Raccomando quindi la coerenza, la quale ovviamente, (e qui concludo), deve essere coerenza nella vita; perché a poco serve o a nulla serve parlare bene e credere ciò che è giusto e ciò che è retto, se poi nelle azioni della nostra vita noi non siamo amici ma nemici di nostro Signore.
Dobbiamo quindi, se vogliamo militare sotto il suo stendardo, militarvi in grazia di Dio. Dobbiamo amarLo e farLo regnare: nella società, senza dubbio, ma anche e prima di tutto nel nostro cuore e nella nostra anima. E’ quello che abbiamo cercato di fare, pur peccatori quali siamo, durante questi due bellissimi giorni, giorni di grazia e di benedizione di Dio, durante i quali ci siamo accostati al sacramento di Penitenza per ricevere il perdono di nostro Signore e promettergLi di mutare vita.
Che la Santa Vergine di Loreto ci benedica, come benedisse i soldati che si batterono anche per Lei quel 18 settembre 1860. Agli occhi del mondo furono sconfitti; adesso sono invece nella Gloria e nel Regno di Dio, mentre i vincitori di allora, dove si trovino Dio solo lo sa.
Innalziamo quindi al Cielo il nostro canto che ricorda la nostra fedeltà alla Roma immortale di sempre. Fedeltà, pertanto, alla Chiesa, che non deve evidentemente essere confusa con i suoi più terribili, interni nemici, che pur dicendo di rappresentarla, la diffamano davanti al mondo intero.