Saggio sulla Massoneria Americana
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 87/14 del 6 novembre 2014, San Severo
Arthur Preuss, Saggio sulla Massoneria Americana, CLS, Verrua Savoia 2014, pagg. 334, euro 18,00. Per richiedere il libro, clicca qui
Prefazione dell’edizione francese del 1998
“Une remarquable étude”: è il giudizio di un esperto, Léon de Poncins (in Christianisme et F∴ M∴) sul libro di Arthur Preuss, A Study in American Freemasonry, che viene ora pubblicato dal Centro Librario Sodalitium.
L’autore
Arthur Preuss nacque a Saint Louis (Missouri, Stati Uniti) il 22 marzo 1871 da Edward e Concordia Schuricht, entrambi di origine tedesca. Fu scrittore, giornalista e editore cattolico. Dopo aver studiato nel Canisius College di Buffalo (New York), Preuss iniziò la carriera giornalistica e letteraria collaborando col padre nel Saint Louis Daily America (1890-1892). Nel 1893 fondò la Chicago Review, che diventò The Review (1894) ed infine The Catholic Fortnightly Review (dal 1905). Come editore, Preuss diffuse soprattutto negli Stati Uniti dei testi di teologia dogmatica e morale. Come autore, egli pubblicò The Fundamental Fallacy of Socialism (1907), A Study in American Freemasonry (1908) e Dictionary of Secret and Other Societies (1924).
Il nostro autore si situa nella corrente di pensiero che può essere definita “cattolica integrale”. Secondo alcuni, Arthur Preuss appartenne al famoso Sodalitium Pianum (più conosciuto in Francia col nome di Sapinière), fondato da mons. Umberto Benigni (1862-1934) e incoraggiato da San Pio X in persona, che se ne serviva nella lotta contro il modernismo. Quel che è certo, è che Preuss e mons. Benigni erano in stretta relazione (cf E. Poulat, Intégrisme et catholicisme intégral, Casterman, 1969, p. 69), anche se le loro strade si divisero dopo la morte di San Pio X, nel mutato clima inaugurato da Benedetto XV. I due campioni del cattolicesimo integrale morirono entrambi nel 1934: mons. Benigni il 27 febbraio, a Roma; Arthur Preuss, il 16 dicembre a Saint Louis. Preuss fu anche in rapporto con Mons. Ernest Jouin (1844-1932), fondatore e direttore della R.I.S.S. (Revue Internationale des Sociétés Secrètes), la più importante e documentata rivista cattolica sulla “giudeo-massoneria” (per utilizzare un vocabolo forgiato da Mons. Jouin) e sull’occultismo, che fu pubblicata tra il 1912 e il 1939. L’opera della R.I.S.S., approvata da Benedetto XV fin dal 1918, non si identifica con quella del cattolicesimo integrale (che termina con la fine del pontificato di San Pio X); a questa rivista, tuttavia, collaborarono i principali esponenti del Sodalitium Pianum, Mons. Benigni e l’abbé Boulin. Fu proprio la R.I.S.S. di Mons. Jouin a tradurre in francese e a diffondere tra i propri lettori l’opera più fortunata di Preuss, che conobbe ben cinque edizioni (l’ultima delle quali nel 1924), ovvero Etude sur la Franc-Maçonnerie américaine, che qui presentiamo nella prima traduzione italiana.
“A Study in American Freemasonry” di Arthur Preuss
In confronto alle obbedienze massoniche di altri paesi, la Massoneria degli Stati Uniti è certamente poco conosciuta. Molti la ritengono innocua e per nulla ostile alla Chiesa, e si chiedono persino se possa essere considerata una Società Segreta, dato che nei paesi anglosassoni, e specialmente negli Stati Uniti, la Massoneria è una istituzione visibilissima e, apparentemente, senza alcunché di misterioso. Anzi, la Massoneria sembra confondersi con la più grande democrazia del mondo: “la nostra democrazia americana, – scrisse Harry L. Baum nel 1950 sulla rivista massonica New Age – con la sua insistenza sui diritti e libertà inalienabili dell’individuo, è la massoneria al governo”.
Conscio di quanto questa mentalità fosse diffusa anche ai suoi tempi, Preuss, nel suo A Study in American Freemasonry vuol dimostrare che la Massoneria, pur divisa in tante obbedienze spesso rivali, è una nella sua dottrina e nei suoi scopi, per cui non vi è una differenza essenziale tra la Massoneria americana e quella europea (cap. XVIII). La Massoneria è infatti una religione (cap. V) inconciliabile con quella cristiana (cap. XII). La Massoneria anglosassone si vanta di imporre ai suoi adepti la credenza in Dio; Preuss dimostra che il “dio” della Massoneria, il Grande Architetto dell’Universo, è in realtà il Geova della Cabala (cap. IX). La forza del libro di Preuss consiste nel fatto che esso si fonda esclusivamente su delle fonti massoniche, quali Pike e Mackey, che ancor oggi fanno autorità nelle logge americane.
Perché ristampare il libro di Preuss?
Il lettore del ventunesimo secolo si chiederà senza dubbio se vale la pena di ristampare un’opera risalente al principio del secolo scorso: non ha forse perso di attualità?
Noi pensiamo, al contrario, che il libro di Preuss sia ben più attuale nel 2014 che nel 1908, quando fu dato alle stampe la prima volta. Da allora, gli Stati Uniti (che, ricordiamolo, sono la “Massoneria al governo”) hanno vinto due guerre mondiali e, dopo il 1989, con il crollo dell’Unione Sovietica, sono diventati la più grande potenza mondiale. L’America governa il mondo. Ma, per utilizzare un’espressione di Henri Coston, “qui gouverne l’Amerique?” Ecco allora che il libro di Preuss diventa indispensabile per conoscere e capire la religione massonica che informa del proprio pensiero le istituzioni e i principi degli Stati Uniti.
Vi è poi un altro motivo che ci ha spinto a pubblicare lo studio fondamentale di Preuss sulla Massoneria americana. Il liberalismo è senza dubbio l’espressione essoterica e politica della Massoneria anglosassone. La statua della Libertà, che accoglie il visitatore che arriva negli Stati Uniti, ricorda a tutti il “culto della Libertà” che vige in quel paese: libertà di pensiero, di coscienza, di religione… Questa mentalità ha finito per influenzare, inevitabilmente, anche una buona parte dei cattolici di quel paese; già nel 1899 Leone XIII condannò, nell’enciclica Testem benevolentiæ, l’americanismo. Eppure questa misura non fu sufficiente, poiché dobbiamo ad un religioso americano, Padre John Courtney Murrey, l’elaborazione della dottrina sulla libertà religiosa, definita dal Concilio Vaticano II nella dichiarazione Dignitatis humanæ.
Stupisce pertanto che dei cattolici che si definiscono “controrivoluzionari”, non esitino, in questi ultimi anni, a propagandare la scuola cattolico-liberale o conservatrice americana (che annovera pensatori quali Kirk, Novak, Neuhaus) come loro modello di pensiero. Secondo questa scuola vi sarebbe una distinzione essenziale tra le rivoluzioni comunista e giacobina da un lato, e le rivoluzioni liberali del 1688 (in Inghilterra) e del 1776 (negli Stati Uniti). Il passaggio ideologico dal cattolicesimo controrivoluzionario e antiliberale al pensiero liberale anglosassone si compie passando da de Maistre a Edmund Burke, entrambi critici della Rivoluzione francese, ma entrambi passati attraverso le logge… Da Burke al pensiero liberal-conservatore anglosassone il passo è breve, anzi non è neppure da fare.
Si sarà stupiti, allora, di vedere elogiati contemporaneamente il Medio Evo e Ronald Reagan, San Tommaso e Locke, Leone XIII (poco) e Adam Smith (molto), la difesa della tradizione, della famiglia e della proprietà, e quella della libertà religiosa e del liberalismo economico. Non mancano infine gli inquietanti contatti tra alcuni di questi cattolici “controrivoluzionari” ed esponenti della massoneria di “destra”. L’opera di Arthur Preuss, che sottolinea come la differenza innegabile che esiste tra la Massoneria anglosassone e quella latina è solo accidentale e non sostanziale, è pertanto estremamente attuale per mettere in guardia, oggi come ieri, dalle infiltrazioni massoniche nella Chiesa e negli ambienti cattolici, anche in quelli più vicini alla difesa della tradizione.
Sodalitium
Prefazione alla prima edizione italiana
Lo Studio di Arthur Preuss sulla Massoneria Americana, che il lettore italiano potrà leggere per la prima volta nella propria lingua, non ha perso nulla, abbiamo scritto, della propria attualità. Questo perché l’Autore non tratta delle vicende storiche della Massoneria in genere, e di quella Americana in particolare, ma della dottrina della medesima, dottrina in sé stessa immutabile o almeno di fatto immutata ancora ai nostri giorni. È la prefazione del 1998, piuttosto, che subisce le ingiurie del tempo, e necessita di un breve aggiornamento. Il tentativo di conciliare la Tradizione della Chiesa cattolica con il pensiero illuminista anglosassone non è più, come allora, espressione di qualche autore del laicato cattolico. Questo, almeno, dopo il discorso alla Curia Romana di Benedetto XVI (Joseph Ratzinger) del 22 dicembre 2005, sull’ermeneutica del Vaticano II. In quel discorso, giustamente famoso, Benedetto XVI cercava di risolvere l’innegabile e non negata “discontinuità” che si può facilmente riscontrare tra la condanna del diritto alla libertà religiosa quale si trova nel magistero di Gregorio XVI e di Pio IX, e l’affermazione del medesimo diritto nella dichiarazione Dignitatis humanæ personæ del Vaticano II. Nel suo discorso, Benedetto XVI storicizza il problema dottrinale, collocandolo all’interno del conflitto tra la Chiesa e il mondo moderno. Il conflitto – secondo Ratzinger – tra Chiesa e mondo, nacque a causa della “fase radicale della rivoluzione francese”, successiva alla sua fase iniziale dell’89, che provocò “da parte della Chiesa aspre e radicali condanne”. Ma oggi capiamo – secondo Ratzinger – che “la rivoluzione americana aveva offerto un modello di Stato moderno diverso da quello teorizzato dalle tendenze radicali emerse nella seconda fase della rivoluzione francese”. Gli Stati Uniti avrebbero realizzato uno “Stato moderno laico” che “non è neutro riguardo ai valori, ma vive attingendo alle grandi fonti etiche aperte dal cristianesimo”. Al laicismo anticristiano, Ratzinger oppone pertanto una “laicità positiva” riconosciuta dal Vaticano II. L’idea ratzingeriana è stata ampiamente sviluppata dal cardinale Camillo Ruini nel discorso da lui tenuto il 6 maggio 2013 in occasione del decennale della Fondazione Magna Carta. Secondo Ruini, con l’Editto di Teodosio del 380, il cristianesimo “è divenuto, contro la sua origine e la sua natura più profonda, religione di stato”. Alla base di questa posizione vi sarebbe “l’oggettivismo medioevale, cioè il primato unilaterale dell’istanza della verità su quello della libertà”. Un primato che, per Ruini, ha portato alle guerre di religione, dalle quali si è potuto uscire solo con la secolarizzazione della politica e la laicità. La ‘laicità’ alla francese implica però la “chiusura a ogni ruolo pubblico delle religioni”. Non così negli Stati Uniti d’America, dove la laicità e la separazione tra Stato e Chiesa fu promossa dalle “chiese libere protestanti”. “In questa America, con la sua specifica identità, i cattolici si sono integrati bene, riconoscendo ben presto il carattere positivo della separazione tra stato e chiesa legata a motivazioni religiose e l’importanza della libertà religiosa così garantita”. Restava un ostacolo, però: la condanna del principio di separazione e della libertà religiosa da parte della Chiesa. “Il Vaticano II ha superato questa difficoltà con la Dichiarazione sulla libertà religiosa, documento decisivo per il rapporto tra Chiesa e modernità (…). Non per caso la Dichiarazione sulla libertà religiosa è stata redatta con il forte contributo dei vescovi e dei teologi nordamericani. (…) Il Vaticano II ha rappresentato il superamento, almeno in linea di principio, di quel ritardo storico del cattolicesimo nell’epoca moderna… Quindi anche sulla laicità, come sulla libertà religiosa e sulla centralità del soggetto umano, si poteva sperare che dopo il Concilio il contenzioso tra ‘cattolici’ e ‘laici’ (…) fosse ormai alle nostre spalle. In particolare per l’Italia anche l’ostacolo del Concordato sembrava sostanzialmente rimosso, dopo che l’Accordo di revisione del 1984 aveva espressamente riconosciuto che ‘Si considera non più in vigore il principio, originariamente richiamato nei Patti lateranensi della religione cattolica come sola religione dello stato italiano’”. Se delle difficoltà permangono, spiega Ruini, ciò è dovuto alla preferenza del modello francese su quello americano di laicità. Ruini ammette dunque che l’attuale dottrina sulla libertà religiosa trova la sua origine nel pensiero delle “chiese libere” protestanti che diedero origine agli Stati Uniti d’America. Dovrebbe ricordare che si tratta delle stesse “chiese libere” che contribuirono alla nascita della Massoneria, in Inghilterra e poi nelle colonie americane, delle quali in questo saggio Preuss studia il pensiero e la dottrina. Pensiero e dottrina comune a tutte le obbedienze massoniche, siano esse francesi o americane, latine o anglosassoni. La lettura del saggio di Arthur Preuss è pertanto un sicuro antidoto contro un errore sempre più diffuso e pericoloso.
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