Gorla, 20 ottobre 1944: angeli e demoni
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 85/13 del 18 ottobre 2013, San Luca Evangelista
La strage di Gorla raccontata attraverso le pagine del Liber Chronicus della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù.
20 Ottobre 1944
I bambini della Scuola Elementare “Francesco Crispi”, colti di sorpresa sulla rampa delle scale da una bomba sganciata dai bombardieri alleati mentre cercavano di scendere nei rifugi, furono orrendamente straziati. Quell’episodio – Anno Domini 1944 – scrisse delle pagine tragiche che ancora oggi feriscono il borgo intero colpito nella sua intimità più esposta e innocente. Furono sette giorni di una lunga, interminabile Via Crucis recitata accanto ai corpi straziati delle vittime innocenti, scanditi dai singhiozzi e dal silenzio rispettoso di un borgo, incredulo e sconsolato.
“Una pagina dolorosissima”
“Scrivo una pagina dolorosissima nella storia della parrocchia. Giornata limpidissima serena, d’autunno in brevi istanti fu tramutata in una giornata di lutto e di pianto e di desolazione. Alle 11.15 suonò il piccolo allarme, non se ne fa caso, e pochi minuti dopo il grande allarme. Squadriglie di numerosi quadrimotori inglesi e americani vengono rapidamente da Sesto S. Giovanni, lanciando sul rione bombe a tappeto innumerevoli. In pochi minuti, molti fabbricati della parrocchia son ridotti ad un cumulo di rovine. Davanti alla gradinata della chiesa è caduta una bomba che fortunatamente ha fatto cadere solo i vetri della parte Ovest e squassata la bussola della porta d’entrata nonché i vetri della casa parrocchiale e dell’oratorio maschile. Esco dal recinto dell’oratorio, spettacolo più raccapricciante si presenta al mio sguardo. Mamme che disperate corrono alla vicina scuola dove una bomba caduta sul fabbricato e precisamente nella tromba delle scale seppellisce più di 200 tra bambini ed insegnanti sotto le macerie. Si inizia l’opera di salvataggio ma tranne i primi e non più d’una decina che vengono estratti ancor vivi, tutti escono deformi cadaveri maciullati a cui si amministra dai Sacerdoti della parrocchia e da quelle limitrofe l’Estrema Unzione e l’assoluzione sotto condizione. Alle 15 giunge sua Eminenza l’’Arcivescovo a consolare le mamme e rendersi edotto dell’orribile catastrofe. Il Parroco in quel momento è assente per un funerale in parrocchia. Si rimane sulle macerie fino a tarda ora della sera, mentre i vigili del fuoco lavorano tutta notte ad estrarre i corpi delle vittime.”
L’incursione aerea del 20 ottobre 1944
L’incursione aerea del 20 ottobre 1944 era già stata programmata dal febbraio del 1944 dal Comando della 15° Air Force degli Stati Uniti d’America che individuava negli stabilimenti milanesi del nord est un obiettivo strategico da colpire. “Due gruppi arrivarono sui bersagli assegnati ed eseguirono regolarmente il bombardamento; il gruppo che doveva attaccare la Breda era composto da 35 aerei. Gli aerei procedevano in due ondate, la prima di 18 aerei la seconda di 17. Gli aerei procedevano senza scorta di caccia e, del resto, non ce n’era bisogno: la reazione contraerei era prevista nulla, come in effetti fu; non apparvero aerei nemici. I bombardieri, che procedevano a 160 miglia orarie, portavano ciascuno 10 bombe da 500 libbre”.
L’operato del 451° Group
“Gli aerei si presentarono dopo una navigazione regolare e in formazione stretta e assunsero rotta verso la Breda ma a questo punto tutto cominciò ad andare storto. Le bombe del “group leader”, aereo di testa della prima ondata, vennero sganciate prima per un corto circuito dell’interruttore di lancio. Il “deputy leader” sull’aereo a fianco non sganciò, ma tutti gli altri aerei lo fecero e le bombe caddero sparpagliate sulle campagne circostanti: solo alcuni arrivarono a sganciare le bombe sul bersaglio, o vicino, perché molte caddero sullo stabilimento Pirelli, contiguo a quello della Breda, provocando decine di morti. La seconda ondata d’attacco era rimasta distanziata: assunta la rotta d’attacco, questa risultò soggetta ad una deriva di 15° sulla destra. Quando il “leader” della formazione s’accorse dell’errore era troppo tardi e tutti gli aerei della seconda ondata, vista la situazione e per liberarsi subito del carico, sganciarono le bombe immediatamente a sud est del bersaglio e presero la rotta del ritorno. Il comando criticò ampiamente l’operato del 451° Group, dichiarando che la missione fu un fallimento totale per scarsa capacità di giudizio e scadente lavoro di squadra. Non risulta però nessuna eco da parte degli statunitensi di quanto era successo a terra dove erano avvenute tragedie inimmaginabili.”
“Quella mattina”
“Quella mattina il piccolo allarme, come risulta dai documenti della Prefettura, suonò alle 11.14, quando i bombardieri erano arrivati da poco nel cielo della Lombardia, e quello grande alle 11.24; le bombe vennero sganciate alle 11.27 e cominciarono a cadere al suolo alle 11.29. Già da questi tempi risulta, in ogni caso, una certa ristrettezza per porsi in salvo: solo 15 minuti quando avrebbero dovuto essere circa il doppio; sono pochi per lasciare tutto quello che si sta facendo e correre in rifugio, soprattutto se ci sono difficoltà logistiche, per una scuola con centinaia di alunni, poi, è un’impresa praticamente impossibile.”
Una bomba s’infilò nella tromba delle scale
A Gorla la Scuola Elementare “Francesco Crispi” aveva due turni per la presenza di molti bambini del quartiere; in quella mattina tersa e luminosa erano presenti in poco più di 200. Gli alunni che abitavano nelle case del quartiere Crespi-Morbio andavano a scuola nel pomeriggio per cui all’ora dell’attacco non erano a scuola. Pochi gli assenti o perché malati o perché, vista la bella giornata, avevano deciso di marinare la scuola. Al momento del piccolo allarme quasi tutte le maestre cominciarono a preparare gli scolari perché scendessero nel rifugio; altre cercarono di informarsi prima per sapere se si trattava del grande o del piccolo allarme. Quando alle 11.24 suonò la sirena per la seconda volta i primi bambini avevano cominciato a raggiungere il rifugio, altri si trovavano ancora sulle scale; in quel momento gli aerei erano già in vista. A questo punto alcuni bambini più svelti di altri decisero di fuggire dalla scuola per raggiungere casa. Una quinta elementare, quella del maestro Modena, riuscì a scappare al completo perché si trovava al piano terreno. Per tutti gli altri il destino fu diverso: una bomba s’infilò nella tromba delle scale e scoppiò provocando il crollo dell’edificio, delle scale e anche del rifugio facendo precipitare tutti i bambini con le maestre nel cumulo di macerie. Anche parecchi genitori che al momento del piccolo allarme erano corsi alla scuola per riprendere i propri figli perirono nel crollo.
La dimensione della tragedia
Appena finito il bombardamento e sollevatosi il polverone grigio e soffocante provocato dagli scoppi, i cittadini che erano più vicini alla scuola si accorsero subito della tragedia e diedero l’allarme. Benché i danni in città riguardassero anche altre zone lo sforzo maggiore dei soccorsi fu concentrato sulla scuola elementare dove incominciarono ad accorrere i padri e le madri dei ragazzi. La Prefettura di Milano fu informata quasi subito dell’avvenimento e provvide a dare gli ordini necessari: arrivarono i militi dell’Unpa (Unione Nazionale Protezione Antiaerea), quelli della Gnr (Guardia Nazionale Repubblicana), i vigili del fuoco, gli operai delle fabbriche circostanti (molti erano i padri dei bambini), ma quasi subito fu chiara a tutti la dimensione della tragedia. Dalle macerie venivano estratti quasi soltanto dei morti; molto attivo in quei momenti fu un giovane sacerdote, Don Ferdinando Frattino che con il suo deciso intervento negli scavi contribuì a salvare molti bambini: gli scolari morti furono 194 più tutte le maestre, la direttrice e il personale ausiliario. Di quello che avvenne nella scuola nei suoi ultimi momenti restano le testimonianze spesso drammatiche e commoventi dei bambini, ora divenuti adulti, che a qualsiasi titolo riuscirono a sopravvivere.
Liber Chronicus della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 21 ottobre 1944
“Il Prevosto celebra alle ore 6 in Chiesa una S. Messa di suffragio tra le lacrime e i singhiozzi; raccomanda a tutti di pregare per le vittime dell’incursione. Si reca poi alla scuola dove allineati si trovano altri bambini estratti nelle prime ore del mattino. Alle ore 9 si reca in Episcopio a rendere edotto l’Arcivescovo del lavoro fatto dai vigili durante la notte del 20 e il mattino del 21. Chiede di celebrare un ufficio solenne alla domenica e ne ottiene il permesso. Intanto chiede l’aiuto dei muratori per riparare il tetto della casa, dell’oratorio e della chiesa perché dal mattino piove incessantemente. I cadaveri vengono portati per mancanza di locali nella vecchia chiesina in modo da poter essere riconosciuti. I militi dell’Unpa li portano poi ai diversi obitori. Si lavora così per tutta la giornata”.
Liber Chronicus della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 22 ottobre 1944
“Le campane a lenti rintocchi suonano l’Ave Maria annunciando alla popolazione l’Ufficio solenne che si celebrerà alla S. Messa delle 7.30. Alle 6 la 1° Mesa è celebrata dal Coadiutore. Il Prevosto sale sul pulpito ma incapace di parlare per la viva commozione che lo opprime si accontenta di dare solo alcuni avvisi che interessano la popolazione ed annuncia l’Ufficio solenne che si celebrerà alle ore 7.30 a suffragio delle vittime. Al Vangelo sale sul pulpito ma il pianto gli stronca la parola. La Chiesa è gremita di fedeli oppressi della più viva costernazione, non si sentono che singhiozzi e pianti. Il Prevosto intanto dispone per i primi funerali le cui salme devono arrivare in parrocchia alle ore 16. Dopo le esequie in Chiesa vengono accompagnate dal Clero fino al termine della Via Finzi ed il Coadiutore le accompagna al Cimitero di Greco. Di ritorno la casa parrocchiale è invasa di gente che chiedono i funerali delle vittime in parrocchia.”
Liber Chronicus della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 23 ottobre 1944
“Alle ore 9.30 una macchina del Podestà si reca a Gorla a prendere il Prevosto per recarsi in Podesteria. E’ presente anche il Vicario Generale Monsignor Bernareggi. Domenico, in rappresentanza di S. Eminenza. Dopo una lunga discussione si decide di trasportare dagli obitori le salme a scaglioni di 25 per turno in modo che per il mercoledì sera tutte le salme siano sepolte. Intanto continuano i funerali in forma privata delle salme di quelle famiglie che ne hanno ottenuto il permesso. Dalla domenica 22 fino alla domenica 5 novembre nei locali dell’oratorio maschile viene allestita una mensa comunale per la distribuzione dei cibi cotti a tutta la popolazione priva di acqua e luce.”
Liber Chronicus della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 24 ottobre 1944
“Martedì tra la commozione generale arrivano sopra tre camions con rimorchio addobbati a lutto e con mazzi di fiori del Comune di Milano le prime trenta salme di bambini e di adulti. Vengono collocate in chiesa sopra le panche allineate attorno alle quali si stringono addolorati i parenti delle vittime. Il Prevosto circondato dal Clero inizia la funzione liturgica e ad una ad una benedice le salme. Terminata la cerimonia nel cortile dell’oratorio si ordina il corteo preceduto da un picchetto armato. Il Prevosto accompagnato dal vice Podestà recitando preghiere percorre il tratto di strada da Gorla al cimitero di Greco e benedice le salme mentre scendono nella fossa. E così per tutti i turni, l’ultimo turno è al mercoledì alle ore 14 continuano poi i funerali in forma privata fino al sabato delle ultime estratte dalle macerie. Si da sepoltura a circa 300 vittime.”
Liber Chronicus della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 26 ottobre 1944
“Il Prevosto prende parte all’ufficiatura solenne di suffragio indetto dal Comune in Duomo e quivi prende accordi per l’ufficiatura del giorno successivo a Gorla.”
Liber Chronicus della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 27 ottobre1944
“Alle ore 8 incominciano a giungere corone di fiori mandati dal comune che vengono collocate ai piedi della balaustra. Arrivano le autorità civili. Il Podestà Signor Giuseppe Spinelli ed il vice Podestà Marzetti e Gamba. Il Commissario Federale Sig. Costa. Il Vice Prefetto ed altre autorità. Celebra Monsignor Dotta della Metropolitana rappresenta S. Eminenza Monsignor Giuseppe Pecore. La chiesa è gremita di fedeli che assistono e seguono il rito con profondo raccoglimento e colla viva commozione. Terminata la cerimonia si raccolgono in casa parrocchiale ed il Podestà ed il Federale consegnano al Prevosto lire 10.000 ciascuno per i primi bisognosi sinistrati.”