Verrà la morte, con gli occhi di Fornero
Centro studi Federici – Per una nuova insorgenza
Sulle prime pagine dei quotidiani si discetta delle battute contro l’afroministro. Ma spariscono le notizie sui continui suicidi per disperazione economica. Il centinaio di morti è stato ampiamente superato, ma non se ne parla. Poche righe nelle cronache locali. Censura e ancora censura. Perché, a parlarne, verrebbero fuori le responsabilità del governo Monti e del suo ministro del Lavoro e, soprattutto, della Disoccupazione. Elsa Fornero. Ma, nonostante la censura dei quotidiani, se ne può scrivere. Magari in un libro, un ebook come “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Storia semiseria della Signora degli esodati”, pubblicato dal Borghese nella nuova collana degli Apoti e recuperabile su Amazon. Quella che segue è la prefazione di Andrea Marcigliano.
Dicono che Torino, dietro l’apparenza algida e cortese, sia una città di misteri. Misteri esoterici, perché costituirebbe uno dei vertici del leggendario «Triangolo Nero» della magia, e lì si favoleggia risieda, o risiedesse in passato addirittura una sorta di Vescovo di Satana; ma anche misteri politici ed economici, città di salotti umbratili e ovattati dove dominano consorterie finanziarie che, di fatto, hanno sempre esercitato un ruolo fondamentale, ancorché poco palese, nelle vicende dell’Italia. Circoli chiusi, autoreferenziali, poco conosciuti al grande pubblico che, per lo più, identifica la città della Mole con la FIAT, la Casa Agnelli, la Juventus. Tuttavia ambienti influenti, che hanno segnato il bello ed il cattivo tempo della storia economica e politica italiana, per lo più, però, restando sempre nell’ombra, che ha loro garantito di poter agire indisturbati e, soprattutto, senza pagare gli scotti, sovente pesanti, che la luce della ribalta ha chiesto ad altri, meno influenti e meno fortunati, prota-gonisti della scena politico-economica. Di rado, questa Torino riservata e silenziosa è uscita allo scoperto, assumendosi direttamente, con persone «sue», l’onore e l’onere della gestione diretta del potere, preferendo sempre far ricorso ad altri modi, agendo dietro le quinte, come i burattinai nel teatro dei pupi. Eccezione, notevole, è stata quella rappresentata dal Governo Monti, nel quale, oltre al Presidente del Consiglio – lombardo di origine, certo, ma torinese di formazione ed elezione – erano presenti altri personaggi di provenienza piemontese, legati a certi ambienti, adusi a muoversi più fra le ville della collina torinese, che fra i palazzi dei Sette Colli romani. In particolare Elsa Fornero, «Nostra Signora degli Esodati» come l’appella Augusto Grandi in quest’agile biografia critica. O meglio in questo pamphlet che ne segue e disegna vita e carriera, amicizie e rapporti di sodalità, protezioni e legami al di là, molto al di là, di una certa vulgata agiografica che ne ha accompagnato la, resistibile, ascesa e contrappuntato il percorso al governo. Percorso breve, certo, tuttavia pesantemente incidente, nel presente ed ancor più nella prospettiva futura, sul corpo vivo della società italiana.
Sulle vite, sulla carne ed il sangue di tutti, o quasi, noi italiani.
Chi è il Ministro Fornero, chi era, da dove proviene, da dove traeva e trae protezioni e a chi ha risposto con la sua azione di governo. Tutto questo ci racconta Augusto Grandi, giornalista economico e torinese schietto, poco incline a concedere qualcosa al bon ton ed al politicamente corretto tanto in voga in questi mesi. Anzi, da sempre portato a cercare, dietro le parvenze, verità scomode. Non una biografia della Fornero soltanto, però, bensì un tassello del complesso mosaico del «potere occulto» di certi ambienti, si può dire così, tecnico finanziari torinesi connessi, strettamente, con ben più ampi – ed ancor più riservati ed oscuri – potentati interna-zionali. Un altro tassello di un mosaico che Grandi va, da tempo, ricostruendo con acribia e puntiglio, da giornalista (e scrittore) di razza. Razza d’altri tempi, però, quella che faceva giornalismo d’indagine senza guardare in faccia a nessuno, e della quale, purtroppo, oggi sembra essersi perduto lo stampo. Per altro, con questo «viaggio intorno alla Fornero», integra e completa un’altra recente fatica, la biografia non autorizzata di Mario Monti, Il Grigiocrate, una ribalderia nella quale ho avuto la fortuna, con Daniele Lazzeri, di essere compare di Augusto Grandi. Ed anche per tale,
personalissima, ragione, sono particolarmente felice di inaugurare proprio con questo lepido libello di Augusto, una nuova collana che, non a caso, prende il nome di «Biblioteca degli Apoti». Rievocazione di quel «Manifesto degli Apoti» che Giuseppe Prezzolini vagheggiò, a suo tempo, di lanciar come sasso in mezzo agli opposti manifesti del fascismo e dell’antifascismo. Gli Apoti, prezzolinianamente, sono coloro che «non se la bevono». Una razza d’uomini, di Italiani della quale, in questo momento, c’è un gran bisogno di ritrovare le tracce.