2013 Comunicati  24 / 05 / 2013

Amare la Chiesa, combattere l’errore

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 51/13 del 23 maggio 2013, San Giovanni Battista de’ Rossi

Amare la Chiesa, combattere l’errore

07_cacciata_dei_mercanti_dal_tempio Segnaliamo l’editoriale del n. 66 della rivista Sodalitium.

Dopo più di un anno, ritorna Sodalitium nelle vostre case. Nel frattempo, la situazione, nella Chiesa come nella società, si è ulteriormente aggravata. Joseph Ratzinger, come sapete, ha annunciato la sua rinuncia all’elezione l’11 febbraio 2013: troverete in questo numero un comunicato che esprime il pensiero di questa rivista e dell’Istituto Mater Boni Consilii al proposito. La successiva elezione di Jorge Mario Bergoglio, il 14 marzo, ha aggravato ancor più, se mai fosse possibile, la situazione. Già candidato dell’ala “martiniana” durante il conclave del 2005, il nuovo “vescovo di Roma” che non ha voluto denominarsi Papa, è stato entusiasticamente acclamato dall’esponente della Teologia della Liberazione, Leonardo Boff, dal teologo eretico Hans Küng, dal Grand’Oriente d’Italia e, soprattutto, da quella speciale massoneria ebraica nota come B’nai B’rith (Figli dell’Alleanza) con la quale Bergoglio ha collaborato strettamente in Argentina, fino al punto di realizzare, assieme ai suddetti, delle cerimonie liturgiche ebraiche o interreligiose nelle chiese cattoliche e finanche nella cattedrale di Buenos Aires, e questo fino allo scorso anno. Anche il movimento ecumenico è stato favorito da Bergoglio con iniziative spettacolari, come quando, in ginocchio, ha voluto farsi imporre le mani e benedire dai pastori protestanti da lui appositamente convocati a Buenos Aires, il 19 giugno 2006. Amico dei nemici di Cristo e della Chiesa, si è dimostrato decisamente ostile ai suoi diocesani che chiedevano, ingenuamente, l’applicazione del motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI. È facile prevedere che il disprezzo di Jorge Bergoglio per la tradizione e la liturgia della Chiesa si manifesterà anche a Roma e nella Chiesa universale, a vantaggio della chiarezza, a fine dell’ambiguità, e a delusione di chi voleva conciliare (è il caso di dirlo) il Vaticano II e la liturgia tradizionale. Naturalmente, non conosciamo il futuro, ma se il buongiorno si vede dal mattino, i primi atti del nuovo eletto manifestano che egli, come i suoi predecessori, non intende affatto accettare il Pontificato Romano ed il compito di Vicario di Cristo, per la gloria di Dio, la salvezza delle anime, la salvaguardia della fede, del Sacrificio della Messa e dei sacramenti, la condanna dell’eresia, ma intenda il suo nuovo ufficio come ordinato alla diffusione di una nuova dottrina, di un nuovo vangelo, di una nuova liturgia, primus inter pares con gli altri fratelli “vescovi” (Bergoglio è stato “ordinato” e “consacrato” con il nuovo rito riformato); egli intende essere, vuole essere quello che è: un esponente del modernismo agnostico.
L’articolo annunciato nello scorso numero di Sodalitium sull’agnosticismo nel pensiero di Joseph Ratzinger e che potrete leggere in questo numero, pertanto, non ha perso la sua attualità: giacché l’agnosticismo è parte essenziale del Modernismo e non solo del pensiero di Ratzinger.
Di fronte ad un male così profondo, la Fraternità San Pio X sembra ripetere in piccolo quello che accadde in tutta la Chiesa negli anni ’60. La lettera di Mons. Fellay, inviata il 15 aprile 2012, alla Congregazione per la Dottrina della Fede (diffusa solo a marzo di quest’anno da dissidenti interni alla Fraternità) contiene gravissimi cedimenti dottrinali: accettazione della dottrina della collegialità episcopale insegnata da Lumen Gentium, accettazione della legittimità della riforma liturgica (Messa e Sacramenti) e del nuovo codice di diritto canonico, accettazione del Concilio (e dell’insegnamento successivo) come magistero della Chiesa che può esplicitare e dirimere il magistero precedente, accettazione anche per i testi “difficilmente” conciliabili con la dottrina tradizionale di una possibile interpretazione cattolica. È vero, tutte queste affermazioni sono implicitamente contenute nel riconoscere, anche da parte di Mons. Lefebvre, la legittimità dei Pontefici che hanno promulgato il Vaticano II e le riforme successive; ma implicano anche il rinnegamento di quella condanna (in contraddizione, è vero, col riconoscimento dell’autorità di Paolo VI e successori) che Mons. Lefebvre e Mons. de Castro Mayer fecero pubblicamente degli errori conciliari. Si capisce meglio ancora quindi il tenore della lettera inviata da Mons. Felley e dai suoi assistenti agli altri tre vescovi della Fraternità, il giorno precedente, 14 aprile, che ha portato, per ora, all’espulsione di uno dei tre suddetti Vescovi. Il dialogo “ecumenico” tra la Fraternità San Pio X ed i Modernisti, presente fin dalla fondazione, ma che riprese vigore nel 2000, preparato però nell’ombra dalle riunioni del GREC (cf Père Michel Lelong, Pour la nécessaire réconciliation. Le Groupe de Réflexion Entre Catholiques (GREC), NEL, Paris, 2011) e da chissà quali altre entità, ha portato i suoi frutti di divisione e distruzione di ogni resistenza all’eresia.
Ai battezzati ancora legati, nell’intimo della loro coscienza, alla fede cattolica e alla tradizione della Chiesa, specialmente a chi occupa dei posti di responsabilità (uomini che Dio solo conosce o può suscitare), chiediamo di aprire gli occhi prima che sia troppo tardi, di rinnegare gli errori modernisti, di professare la fede cattolica anche se ciò dovesse costare loro la persecuzione del mondo e persino la morte; stessa cosa chiediamo ai quei “tradizionalisti”, vescovi, sacerdoti, fedeli, che seguendo Mons. Lefebvre hanno trovato gli argomenti per opporsi agli errori conciliari, ma non quelli per giustificare questa salutare opposizione: la Provvidenza ci fornisce – nella tesi teologica di Mons. Guérard des Lauriers o. p. – le armi intellettuali per opporci al modernismo senza cadere nella disperazione o nel falso misticismo. Oggi, più che mai, è il momento di confessare integralmente la Fede, di condannare radicalmente l’errore.

Sodalitium