Senza categoria  11 / 03 / 2025

Le ipocrisie vecchie e nuove della politica internazionale

 Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 19/25 dell’11 marzo 2025, San Costantino

Le ipocrisie vecchie e nuove della politica internazionale

Segnaliamo un disincantato articolo di Fulvio Scaglione sulle vicende internazionali, dove non si dimentica la responsabilità che molti hanno nelle drammatiche vicende palestinesi (principalmente gli Usa, ma anche l’Unione Europea e la Federazione Russa).    

 Trumpology. Qualche considerazione per (e sui) i nuovi antiamericani da salotto

I have a dream. Eh sì, anch’io ne ho uno. Sogno di vedere i direttori, gli editorialisti, i politici e i professori universitari che per tanti anni ci hanno gonfiato gli zebedei con l’idea che nulla salus extra Usa, che a manifestare un minimo di autonomia europea si faceva peccato, che bisognava essere lì, appiccicati al lupo cattivo per non essere mangiati nel bosco… Ecco, sogno di vederli manifestare davanti a Sigonella, chiedere la chiusura di Aviano, innalzare striscioni e bandiere agli ingressi di Camp Darby, ostacolare con le derive che i figli usano a Capalbio i movimenti delle navi americane presso il comando della Sesta Flotta a Napoli. Come facevano un tempo gli extraparlamentari di sinistra e in qualche caso pure quelli di destra.

Lo sogno perché questo improvviso antiamericanismo dei salotti buoni, cioè degli stessi nostri intellettuali che per essere fedeli alla linea avrebbero festeggiato Halloween anche tre volte l’anno, fa rivoltare lo stomaco, per una lunga serie di ragioni. A cominciare dallo slogan che si fa circolare, quello che dice: “Questa non è la nostra America”. Be’, intanto (particolare non secondario) è quella degli americani, che hanno fatto trionfare Trump. E poi che cosa vuol dire ‘sta scemenza? Che l’America che mette un piede sul collo a Zelensky non è la vostra, mentre lo è quella che partecipa con soldi e armi e appoggio politico allo sterminio di 120 mila civili palestinesi a Gaza, dopo aver aiutato per decenni Israele a depredare i Territori palestinesi? Se è così ditelo. Anzi, non ditelo perché lo sappiamo già, siete sempre gli stessi. Siete quelli che vent’anni fa, quando gli Usa (con la Gran Bretagna) invadevano l’Iraq adducendo false prove sulle armi di distruzione di massa (cfr il borotalco del generale Powell) e provocando solo qualche centinaio di migliaia di morti, se la prendevano non con la Casa Bianca ma con Francia e Germania che non volevano partecipare.

Siete quelli, insomma, che hanno sempre approvato tutto purché venisse da Washington, compreso il famoso “fuck the Eu” di Victoria Nuland a Kiev nel 2014. E che adesso, sculacciati da papà Trump, fanno gné gné e manifestano per l’Europa. Come se aveste di colpo scoperto che gli Usa, come ogni altra potenza, fa prima di tutto i suoi interessi. E se ne frega di quei “valori” che avete così spesso usato per coprire qualunque nefandezza. Non è certo un caso se gli ultimi sondaggi dicono che oggi più del 50% degli americani vuole una rapida fine della guerra in Ucraina (anche a costo di lasciare ai russi parte dei territori da loro occupati), quando nel 2022 la quota era appena sopra il 30%.

Tra i famosi “valori” cui eravate tanto attaccati c’è stato, giusto per fare un altro esempio, il decennio di sanzioni con cui è stato affamato l’incolpevole popolo siriano. Raccontandovi che era tutto per il loro bene, che in quel modo si faceva cadere Assad e li si liberava dalla dittatura.. Ma lui non è caduto, è stato buttato giù dieci anni dopo dalla Turchia di Erdogan, e adesso sta a pensione all’ombra del Cremlino. Mentre intanto per dieci anni i bambini siriani sono morti per mancanza di medicine e attrezzature mediche.

Se non foste così palesemente in cattiva fede ci verrebbe il dubbio che non abbiate capito la vecchia regole per cui le potenze non hanno valori ma solo interessi. E dall’osservatorio di Donald Trump sembra di capire che si ragioni più o meno così. Quanto mi importa dell’Europa? Poco. Non solo perché penso (l’ha detto davvero, n.d.r.) che “è nata per fregare gli Stati Uniti” ma anche perché è politicamente debole, priva di una qualunque linea unitaria, spinta dalla guerra in Ucraina a nascondersi dietro le nostre spalle. Che cosa devo temere da un continente che riceveva gas a buon prezzo dalla Russia e se è fatto distruggere il gasdotto senza neanche protestare? L’Ucraina? È andata com’è andata, cioè non bene. Aveva ragione Kissinger a proposito del Vietnam: dì che hai vinto e vattene. E, soprattutto, lascia che a pagare il conto siano gli europei.

E la Russia? La Russia mi interessa. Non di per sé, prima di tornare a relazioni normali passerà una vita. Mi interessa perché può favorire i contatti con l’Iran che cerca la bomba atomica. E se risolvo in qualche modo la questione iraniana, le relazioni con le petromonarchie del Golfo Persico si rilassano e vedi mai che gli Accordi di Abramo tirino dentro anche l’Arabia Saudita, sancendo così la definitiva supremazia di Israele (cioè degli Usa) nel Levante? In più, la Russia mi può servire anche in Siria. Vladimir Putin sta trattando con Al-Jolani/Al-Sharaa, pare che con la miseria di 400 miliardi il Cremlino riesca a tenersi le basi navali e aeree, il che potrebbe servire per tenere a bada Erdogan con le sue ambizioni e anche per garantire Israele. Mosca e Gerusalemme hanno da sempre buoni rapporti, e anche nel pieno della crisi di Gaza i russi si sono ben guardati dall’ostacolare i bombardamenti dello Stato ebraico, pur tenendo in Siria il micidiale sistema antiaereo S-400.

Ah, già, dimenticavo. Via Mosca forse è possibile far discretamente passare qualche utile messaggio a Pechino. Sì, vanno bene i dazi, ma davvero vogliamo andare allo scontro con la Cina? Forse anche qui conviene mettersi d’accordo, come abbiamo appena fatto a Panama, dove BlackRock si è ricomprata a suon di dollari due porti controllati dai cinesi, che hanno volentieri incassato e alla fin fine si sono liberati di quella che stava diventando una grana.

Ecco, pensiamo a tutto questo e chiediamoci perché la Casa Bianca dovrebbe privilegiare la Ue e la Von der Leyen. Per i “valori”? Quei valori che abbiamo simpaticamente provato a trasmettere a cannonate via via a iracheni, libici, siriani e palestinesi? Valori a cui noi, come gli Usa, per non parlare di Cina e Russia, siamo tanto interessati quando ci convengono, e basta? Forse andiamo davvero incontro a una “nuova Yalta”, col cipputiano ombrello di Altan pronto a entrare in azione su noi europei. Brutto e sgradevole. Ma per onestà diciamolo: ce la siamo cercata.

Fonte: https://it.insideover.com/politica/trumpology-qualche-considerazione-per-e-sui-i-nuovi-antiamericani-da-salotto.html